John McLaughlin - Live at Montreux Jazz Festival 2022

Uno dei 100 migliori chitarristi di tutti i tempi secondo Rolling Stone, John McLaughlin torna in piena forma con "Live at Montreux Jazz Festival 2022", una performance straordinaria catturata su uno dei palchi musicali più iconici al mondo. 

Pioniere che ha rimodellato il jazz fusion grazie al suo lavoro con Miles Davis, la Mahavishnu Orchestra e Shakti, McLaughlin porta oltre cinque decenni di innovazione in questo elettrizzante set di 90 minuti. Accompagnato dalla sua band di lunga data The 4th Dimension e con la pluripremiata pianista cubana Jany McPherson come ospite speciale, questo album è un capolavoro di musicalità che sfida i generi.

La scaletta attinge a ogni angolo del vasto percorso musicale di McLaughlin, inclusi brani amati dai fan come "New Blues Old Bruise" e "El Hombre Que Sabia", un sentito omaggio all'amico e leggenda del flamenco Paco De Lucia. 

Craft Records ristampa il capolavoro di Bill Evans Interplay

La recente ristampa di "Interplay" di Bill Evans, pubblicata da Craft Recordings nella serie Original Jazz Classics, non è solo un'occasione per riscoprire un classico, ma anche per riflettere su uno dei momenti più inusuali e rivelatori della carriera del grande pianista americano. 

Questa edizione 2025, rimasterizzata in alta qualità da Kevin Gray presso Cohearent Audio, presenta il lavoro su vinile a 180 grammi con un processo completamente analogico (AAA) che rispetta l'integrità delle registrazioni originali.

Nel panorama discografico di Bill Evans, "Interplay" rappresenta una sorprendente deviazione dal formato che lo aveva reso celebre. Registrato nel luglio 1962 con un giovanissimo Freddie Hubbard dai Jazz Messengers, il chitarrista Jim Hall, il bassista Percy Heath e il batterista Philly Joe Jones, l'album sfida le convenzioni del trio di Evans per esplorare le possibilità espressive del quintetto.

La formazione in sé racconta una storia di incontri improbabili. Nonostante Hubbard non conoscesse standard come "You And The Night And The Music", "I'll Never Smile Again" e "Wrap Your Troubles In Dreams", li imparò rapidamente in studio. Questa spontaneità, lungi dall'essere un limite, diventa uno dei punti di forza dell'album, conferendo alle esecuzioni una freschezza e un'immediatezza che spesso mancano nelle registrazioni troppo preparate.

Il titolo dell'album è eloquente: Evans era famoso per il modo in cui sapeva alimentare l'interplay tra gli strumenti dei suoi compagni di band, e qui, con un repertorio prevalentemente di standard, portò questa capacità a nuove vette in un quintetto. L'interplay, letteralmente "gioco reciproco", diventa qui più che una semplice interazione musicale: è una filosofia dell'esecuzione che mette al centro la conversazione tra le voci strumentali.

La chitarra di Jim Hall, sottile e riflessiva, dialoga con la tromba di Hubbard, mentre la sezione ritmica formata da Heath e Jones fornisce un tappeto elastico che permette a Evans di esplorare sonorità diverse dal suo consueto approccio cameristico. Evans adotta un approccio più blues-based al suono: più duro, più spigoloso, in pieno flusso, dimostrando una versatilità che spesso viene sottovalutata nella sua discografia.

Marilena Paradisi/Bob Nieske - Here And Now

Losen Records è lieta di presentare Here And Now, il nuovo album di Marilena Paradisi e Bob Nieske, un eccezionale duo per la prima volta insieme. La magnifica voce di una delle più creative vocalist del jazz italiano, il contrabbasso di un grande compositore e uno dei più esperti e autorevoli uomini del jazz americano, una sequenza di brani caratterizzati da un approccio libero, un senso di positività e grande intesa artistica. 

A sette anni da Some Place Called Where, il capolavoro condiviso con il grande Kirk Lightsey, Marilena Paradisi torna con un album diverso ma affine, partito da una scoperta. Come ricorda la cantante, «Nel 2019 feci un concerto con Bob Nieske in Cambridge: era la prima volta che suonavo con lui, trovammo una inaspettata intesa musicale, fu davvero come se avessimo suonato insieme chissà da quanti anni. È una cosa davvero rara, soprattutto quando si tratta di un duo voce e contrabbasso. 

Dena Derose – Mellow Tones

La pianista e cantante Dena DeRose torna con un nuovo straordinario lavoro che ne consolida la posizione tra le artiste più comunicative e raffinate del jazz odierno. 

Dopo aver conquistato il pubblico con album come “Ode to the Road” e “United”, DeRose presenta un progetto che vede la partecipazione dei suoi alleati musicali preferiti, il bassista Martin Wind e il batterista Matt Wilson. In due brani è presente come ospite speciale anche il notevole trombonista Ed Neumeister.

In questa nuova uscita ritroviamo il caratteristico mix di swing e ballate intense che è valso a Dena DeRose la reputazione di "pianista e cantante estremamente elegante e dall’innata sensibilità swing" (DownBeat). 

Walter Gaeta - Duke Ellington e Alvin Ailey

Un affresco delle inedite interconnessione e influenze reciproche tra la musica jazz e la danza attraverso due giganti della cultura afroamericana: Duke Ellington, compositore, arrangiatore, pianista, autore di brani celebri manifesto di un’epoca come It Don’t Mean A Thing (If It Ain’t Got That Swing) (1932) e Sophisticated Lady (1932), e Alvin Ailey, inventore della modern dance e coreografo di alcuni lavori di grande rilevanza come Revelations (1960), The River (1970) e Cry (1971).

Un ampio excursus storico sulle origini della musica jazz e della danza jazz introduce alla vita e alle opere più significative dei due artisti nei loro rispettivi campi.

Ma con la dettagliata l’analisi, minuto per minuto, della coreografia Night Creature di Alvin Ailey a confronto con l’omonima partitura per orchestra jazz di Duke Ellington, Walter Gaeta ci restituisce un entusiasmante esempio della strettissima relazione tra danza e musica. 

Venezia Jazz Festival

Suoni che si fondono, culture che dialogano e grandi nomi della scena internazionale: la 17ª edizione del Venezia Jazz Festival è pronta a invadere la laguna con oltre due mesi di appuntamenti musicali, dal 31 maggio al 2 agosto, tra luoghi iconici, atmosfere raffinate e una proposta artistica che mescola tradizione, avanguardia ed energia giovane.

Ad aprire la rassegna sarà, sabato 31 maggio all’Auditorium Lo Squero dell’Isola di San Giorgio Maggiore, il duo franco-brasiliano Kevin Seddiki e Matheus Donato. Un viaggio musicale tra chitarra e cavaquinho che intreccia lirismo europeo e ritmiche sudamericane, in un’esibizione intima e luminosa.

Tra i momenti più attesi c’è senz’altro l’esclusivo live di Jean-Michel Jarre, in scena il 3 luglio in Piazza San Marco, per una delle sue uniche due date italiane. Un evento multimediale monumentale, pensato appositamente per Venezia, dove suono, luci e architettura si fonderanno in uno spettacolo irripetibile.
Il 25 giugno, al Teatro Goldoni, sarà la volta del duo inedito formato da Stefano Bollani e Trilok Gurtu: un dialogo tra il pianismo geniale dell’artista italiano e la potenza percussiva del maestro indiano. Il risultato. Un concerto fuori dagli schemi, all’insegna dell’improvvisazione pura.

Herbie Hancock premiato al Polar Music Prize 2025

L'icona del jazz Herbie Hancock è stato insignito di uno dei più alti riconoscimenti musicali al Polar Music Prize 2025. È stato uno dei quattro premiati durante la cerimonia di gala di premiazione tenutasi martedì sera a Stoccolma. Insieme ad Hancock, hanno condiviso il premio anche Roger Taylor e Brian May dei Queen, nonché il soprano e direttore d'orchestra canadese Barbara Hannigan. 

Fondato nel 1989 dal manager degli ABBA Stig "Stikkan" Anderson, il Polar Music Prize è considerato uno dei premi musicali più prestigiosi e unici al mondo, che trascende i confini musicali ed è assegnato a individui, gruppi e istituzioni in riconoscimento di risultati eccezionali. Tra i vincitori delle precedenti edizioni figurano Joni Mitchell, Angelique Kidjo, Wayne Shorter, Sting, Stevie Wonder, Bob Dylan e molti altri. Il premio inaugurale fu assegnato a Paul McCartney nel 1992.

Nel suo tributo online, il Polar Music Prize ha descritto Hancock come "uno scienziato del jazz che ha influenzato lo sviluppo dell'R&B, del funk e dell'hip-hop con album visionari come "Head Hunters" e la hit di MTV "Rockit", che si è sempre concentrato sullo sviluppo musicale e sulla ricerca di nuovi modi di progredire".

Interplay: il genio jazz di Charlie Parker a Roma

Il 9 giugno 2025, il Teatro di Documenti di Roma ospiterà Interplay, un lavoro teatrale dedicato a una delle figure più iconiche della musica jazz: Charlie Parker. Questo evento unico in anteprima nazionale racconta, attraverso la drammaturgia di Alma Daddario e la regia di Ennio Coltorti, la complessità della vita e dell’arte di un uomo che ha rivoluzionato il jazz. Parker, conosciuto come “the Bird”, ha lasciato un’eredità musicale indelebile, che è stata fonte di ispirazione per generazioni di musicisti.

La rappresentazione di Interplay al Teatro di Documenti si concentra sulla vita movimentata di Charlie Parker, un artista il cui genio musicale è stato spesso visto come incommensurabile e sfuggente. Parker, inventore del genere be-bop, ha trasformato il sassofono contralto da strumento di accompagnamento a protagonista della scena musicale. La sua abilità nel creare melodie complesse e nuove sonorità ha reso il jazz un’esperienza d’ascolto profonda, esprimendo temi di dolore, ricerca e umanità. In Interplay, il personaggio di Parker interagisce con un giornalista che cerca di svelare il suo segreto artistico, mettendo in luce il conflitto tra il desiderio di spiegare e la natura ineffabile dell’arte.

Significativo è l’approccio scelto da Alma Daddario, che si ispira non solo alla bravura tecnica di Parker, ma al suo stile di vita tumultuoso e autodistruttivo. La drammatizzazione porta lo spettatore a riflettere su come l’immenso talento possa essere minacciato dalle debolezze personali, un tema ricorrente tra i grandi artisti di ogni epoca.

Benny Goodman Septet at the North Sea Jazz Festival 1982

Oggi si celebra l'anniversario della nascita di Benny Goodman, che avrebbe compiuto 116 anni.

Nato il 30 maggio 1909 a Chicago, Illinois, è stato spesso definito il Re dello Swing e ricordato soprattutto come uno dei più grandi clarinettisti di tutti i tempi, raggiungendo l'apice della sua popolarità negli anni '30, quando lo swing era di gran moda. Goodman morì di infarto il 13 giugno 1986 a New York.

Questo concerto fu il primo dei due concerti che Benny Goodman ha registrato al Prins Willem Alexander Hall, L'Aia, Paesi Bassi, il 18 luglio 1982, nell'ambito del North Sea Jazz Festival con un settetto che comprendeva: Scott Hamilton, sassofono tenore, John Bunch, pianoforte, Phil Flanigan, violino basso, Mel Lewis, batteria, Warren Vaché, tromba, Chris Flory, chitarra

Jimmy Greene - As We Are Now

Il sassofonista e compositore nominato ai GRAMMY e vincitore del sondaggio della critica di DownBeat Magazine, Jimmy Greene, è orgoglioso di annunciare l'uscita del suo ultimo album, "As We Are Now". In uscita il 25 luglio con la sua etichetta Greene Music Works, "As We Are Now" è una toccante dichiarazione musicale che affronta il suo benessere personale - e, in una certa misura, il benessere collettivo della sua famiglia e della sua comunità - a più di dodici anni dalla morte violenta della figlia Ana alla Sandy Hook School di Newtown, in Connecticut.

"As We Are Now" è la prima pubblicazione di Greene da "While Looking Up" del 2020, e la sua prima per Greene Music Works. Il cuore dell'album è una suite di brani potente, emotivamente coinvolgente e profondamente personale, commissionata da Chamber Music America dopo che Greene ha vinto il programma di borse di studio New Jazz Works, finanziato dalla Doris Duke Charitable Foundation, nel 2023. 

Come afferma Greene, "Il mio percorso emotivo negli ultimi 12 anni non è stato lineare: nella mia esperienza, non esiste una linea retta che va dalla tragedia al trionfo. Al contrario, ho costantemente sperimentato una gamma di emozioni, nel tempo, che occupano lo spettro tra grande gioia e profondo dolore. Ho cercato di riflettere questo spettro di emozioni nella composizione dei vari brani che compongono la suite". 

Dexter Gordon - Clubhouse - (LP Tone Poet Series)

In questi giorni, 60 anni fa, il grande sassofonista tenore Dexter Gordon era al Van Gelder Studio a registrare "Clubhouse". 

Uno dei misteri più irrisolti della storia della Blue Note è che sessioni superbe come "Clubhouse" di Dexter Gordon (registrata nel 1965) siano rimaste inedite negli archivi fino alla fine degli anni '70.

Registrata a metà del "periodo d'oro" della rinascita professionale di Gordon, dopo aver firmato con la Blue Note nel 1961, la leggenda del sassofonista tenore è affiancata da Freddie Hubbard alla tromba e dalla straordinaria sezione ritmica composta da Barry Harris al pianoforte, Bob Cranshaw al basso e il grande Billy Higgins alla batteria. 

L'interpretazione di Long Tall Dexter dell'evergreen di Sinatra "I'm a Fool To Want You" è considerata una delle sue migliori performance di ballad di tutti i tempi.

Naïssam Jalal - Souffles

Naïssam Jalal sorprende con il suo nuovo album "Souffles", un dialogo intimo e ispirato tra una varietà di "strumenti a fiato". Il decimo album di Jalal segna una nuova fase nella carriera della flautista e conferma il suo talento di compositrice, narratrice e improvvisatrice. Combina il suo stile con quello di otto strumentisti d'eccezione per creare altrettanti vivaci duetti. Ogni sua composizione eleva e ravviva la sensibilità e la tecnica dei suoi collaboratori.

L'album riunisce figure di spicco del jazz e della musica improvvisata, tra cui Archie Shepp, Yom, Sylvain Rifflet, Thomas de Pourquery, Louis Sclavis ed Émile Parisien. Il progetto è arricchito anche dalla partecipazione di Robinson Khoury e Irving Acao, che hanno ampliato e rinnovato l'impulso originale. "Qualche anno fa", racconta Naïssam, "mi sono resa conto che probabilmente non avrei mai suonato con questi colleghi fiati, colleghi che mi toccano profondamente nella loro rispettiva espressione musicale e con i quali partecipo da anni a festival jazz".

Così "Souffles" è diventato un luogo d'incontro, un luogo che interroga il rapporto dei musicisti con il loro strumento e con il suonare insieme, ma li invita anche ad ascoltare in modo diverso e a percepire la musica nella sua essenza più intima. "Questo album nasce dal desiderio di creare un suono comune con i miei colleghi, perché come fiati condividiamo temi a cui tutti reagiamo più o meno consapevolmente, con la nostra sensibilità e la nostra unicità.

Andrea Abbadia Quartet – Change

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD International Record Distribution e nei principali store online da Believe Digital, mercoledì 4 giugno 2025 esce “Change“, il nuovo, secondo CD del sassofonista baritono e compositore campano Andrea Abbadia qui alla guida di un eccellente stabile quartetto stabile con Lello Petrarca al pianoforte, Luca Varavallo al contrabbasso e Alex Perrone alla batteria e la partecipazione del violoncellista Antonio Merici nel brano di chiusura del disco.

“Change”, che arriva dopo numerosi concerti in Italia e all’estero – molto apprezzati anche grazie all’originale sound del gruppo dove il sax baritono veste l’insolito ruolo di strumento leader solista – nasce dall’esigenza di raccontare in musica l’esperienza di un importante cambiamento interiore e spirituale: “spostare il proprio baricentro all’interno, abitare il proprio deserto e scoprire che solo morendo a se stessi, abbandonando certezze e idoli effimeri si può iniziare una nuova vita spirituale.” Il progetto, che contiene brani originali firmati dallo stesso leader e in parte anche dal gruppo, oltre ad un omaggio ad una composizione di Lucio Dalla, è impreziosito dalle liner notes del celebre sassofonista argentino Javier Girotto. 

Val Wilmer - La musica importante quanto la tua stessa vita

Finalmente in lingua italiana il classico sul free jazz degli anni Sessanta e Settanta della grandissima fotografa e storica del jazz Val Wilmer. Questo però non è un libro fotografico, ma la narrazione dell’avventura della generazione di rivoluzionari che è riuscita a fare della propria arte la vera avanguardia della cultura americana.

John Coltrane, Ornette Coleman, Albert Ayler, McCoy Tyner, Sun Ra, Archie Shepp, Cecil Taylor e molti altri nel loro vero contesto politico, sociale ed esistenziale. Un’epoca di straordinaria innovazione e sperimentazione che continua a ispirare anche i musicisti di oggi.

Il free jazz è sempre stata una musica scomoda. Quando Coltrane trasformò My Favorite Things – una canzone da musical di Broadway – in un urlo di trenta minuti che lacerava ossessivamente le strutture della struttura musicale convenzionale, o quando Albert Ayler ribaltò Summertime di Gershwin alla ricerca di qualcosa di più profondo e con una risonanza emotiva più oscura, la risposta generale fu l’indignazione. A differenza dei molti critici che espressero il loro disgusto e quasi con risentimento, Val Wilmer capì da subito che quei musicisti non erano apostati o eretici, ma gli straordinari innovatori di una importante, nuova fase della black music. 

Ancona Jazz Summer Festival

L’Ancona Jazz Summer Festival approda per la prima volta all’Arena del Mare, ad Ancona, e lo fa con un appuntamento di quelli che non si possono perdere. 

Sarà infatti il pianista e compositore Stefano Bollani, protagonista assoluto della scena italiana ed europea, nonché conduttore del programma Rai Via dei Matti n. 0, a chiudere, il 26 luglio, la rassegna organizzata come ogni anno dall’associazione Spazio Musica. Rassegna che si aprirà il primo luglio e che, tenendo fede al titolo Here, There, Everywhere, si volgerà in alcuni dei luoghi più suggestivi della città (la Mole Vanvitelliana, piazza del Papa, l’anfiteatro romano, la terrazza delle Cantine Moroder), proponendo a un pubblico eterogeneo 13 esperienze musicali uniche, attraverso stili diversi e momenti insoliti, rendez-vous di grande prestigio e novità legate a giovani di belle speranze.

Si comincia il primo luglio, alle 21.30, alla Mole, con un concerto in esclusiva italiana di Roberto Magris, pianista e compositore eclettico dal repertorio vastissimo, insieme all’Europlane for Jazz, orchestra composta da sei musicisti di caratura internazionali provenienti dall’Europa centro-orientale. Sempre alla Mole sono previsti altri tre appuntamenti. 

Stanley Jordan a Fortunago (Pavia)

Domenica primo giugno 2025 alle ore 21.00 l'Auditorium Giovanni Azzaretti, in via Roma 8 a Fortunago (Pavia), ospita il concerto di Stanley Jordan, mago della chitarra e innovatore senza pari che ha rivoluzionato il modo di suonare grazie alla sua touch technique, una tecnica avanzata di tapping a due mani che gli permette di eseguire contemporaneamente melodia e armonia con incredibile fluidità.

Acclamato dalla critica e nominato quattro volte ai Grammy, Stanley Jordan ha conquistato il pubblico con interpretazioni mozzafiato che spaziano dal jazz al rock, dalla classica alle sperimentazioni più audaci. 

Con una carriera che lo ha visto suonare in oltre 60 paesi, collaborando con leggende come Quincy Jones, Dizzy Gillespie e Les Paul, Stanley Jordan offre al pubblico di Fortunago l'opportunità di compiere un viaggio musicale emozionante e imprevedibile, dove la tecnica sublime si unisce alla pura espressività.

Rhythms of Freedom

Questo documentario esplora la ricca e trasformativa storia del jazz, un genere musicale innovativo nato dall'esperienza afroamericana. 

Sottolineando le radici del jazz nelle comunità emarginate d'America, evidenzia come questa musica abbia rappresentato una profonda forma di autoespressione e liberazione. 

Il viaggio del jazz da New Orleans alla ribalta globale racchiude la fusione di diverse influenze e la libertà dell'improvvisazione. Figure chiave come Jelly Roll Morton e Louis Armstrong hanno avuto un ruolo fondamentale nel plasmare il jazz, che continua a simboleggiare libertà e creatività in tutto il mondo.

Addio al batterista Al Foster

By Schorle - Own work
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Il mondo del jazz ha perso una delle sue voci più essenziali. Al Foster, batterista riconosciuto per la sua fluidità attraverso le linee bebop, post-bop e funk/fusion del jazz, è morto ieri a New York City. Aveva 82 anni. 

La sua morte è stata annunciata dalla figlia, Kierra Denise Foster Ba, in un post su Facebook.

Con la scomparsa di Al Foster, si chiude un capitolo fondamentale della storia del jazz contemporaneo. Il batterista dalle capacità straordinariamente acute e flessibili ha formato una corrente vorticosa nel jazz moderno per più di 60 anni, lasciando un'impronta indelebile su generazioni di musicisti e ascoltatori.

Al Foster (Aloysius Tyrone Foster) nacque a Richmond il 18 gennaio 1943, ma è nella sua lunga collaborazione con Miles Davis che trovò la sua dimensione artistica più compiuta. Foster fu noto soprattutto per la sua lunga collaborazione con Miles Davis tra la metà degli anni settanta e quella degli anni ottanta, un periodo che coincise con alcune delle trasformazioni più radicali nella musica del trombettista di Alton.

Tredici album risultarono dalla loro collaborazione 1972-1985, che incluse anche il ritiro auto-imposto di Miles dal 1975-1980. Foster non fu solo un musicista per Davis, ma anche un amico fidato. Foster fu anche uno dei pochi amici che Davis continuò a frequentare dopo il suo ritiro alla fine degli anni 70, testimoniando un legame che andava ben oltre la dimensione professionale.

Foster è stato anche notato per essere uno dei pochi musicisti a registrare regolarmente con Miles prima della sua pausa alla fine degli anni '70, e dopo il suo ritorno nel 1981. Questa continuità attraverso le diverse fasi della carriera di Davis dimostra la fiducia e la stima che il grande trombettista nutriva per il batterista di Richmond.

La carriera di Foster, un polistrumentista capace di suonare anche il sassofono, il pianoforte e il basso, cominciò precocemente a New York nei gruppi del trombettista Blue Mitchell, e Hugh Masekela nel 1960. Questa versatilità strumentale si rifletteva nella sua concezione della batteria, che non era mai fine a se stessa ma sempre al servizio del discorso musicale collettivo.

Walter Davis Jr. - A Being Such As You

Nel 1979 Walter era in tournée in Italia con il suo gruppo, Walter Davis Company, quando venne invitato a registrare per l’etichetta Red Records. 

Il 22 novembre 1979 fu fissata una registrazione presso lo Studio Barigozzi di Milano – con Roy Burrowes alla tromba, il bassista sudafricano Johnny Dyani (membro di lunga data dei Blue Notes di Chris McGregor) e Clifford Jarvis alla batteria – pubblicata con il titolo Blues Walk. A cena, la stessa sera, Veschi e Davis parlarono di pianisti e la conversazione cadde sulle registrazioni di piano solo. 

Davis espresse il suo desiderio di realizzare un piano solo e Veschi immediatamente prenotò lo stesso studio in cui avevano registrato Blues Walk per la mattina seguente, il 23 novembre. Davis si presentò in studio con una lista di brani originali e standard jazz e insieme a Veschi scelse nove titoli. In tutti i brani sono evidenti le sue radici bebop — «non credo di poterle cancellare da me stesso»…(Stuart Nicholson, liner notes)

Brad Mehldau - Ride into the Sun

Ride Into the Sun del pianista e compositore Brad Mehldau, un album di canzoni del compianto cantautore e chitarrista Elliott Smith, uscirà il 29 agosto 2025 per Nonesuch Records. 

Tra i musicisti presenti figurano il cantante/chitarrista Daniel Rossen (Grizzly Bear); il cantante/mandolinista Chris Thile (Punch Brothers, Nickel Creek); i bassisti Felix Moseholm (Brad Mehldau Trio, Samara Joy) e John Davis (che ha anche curato la progettazione e il mixaggio dell'album); il batterista Matt Chamberlain (Fiona Apple, Tori Amos, Randy Newman); e un'orchestra da camera guidata da Dan Coleman, che ha anche diretto l'album Highway Rider di Mehldau del 2010. 

Le dieci canzoni di Elliott Smith dei Ride Into the Sun sono completate da quattro composizioni di Mehldau che, a suo dire, "si ispirano e riflettono l'opera di Smith". Sono incluse anche interpretazioni di "Thirteen" dei Big Star, di cui Smith ha anche fatto una cover, e di "Sunday" di Nick Drake, che Mehldau definisce "in un certo senso come una sorta di padrino visionario di Smith". 

Donald Byrd - Stepping Into Tomorrow LP

Il capolavoro fusion del 1974 di Donald Byrd, Stepping Into Tomorrow, fu un punto di riferimento degli ultimi, vibranti anni del leggendario trombettista alla Blue Note. 

Byrd aveva iniziato a registrare per la Blue Note nel 1958 e, nel corso del suo mandato, si era evoluto da un trombettista hard bop di prim'ordine a un pioniere della fusion R&B/Funk, guidando la direzione creativa dell'etichetta lungo un percorso simile. Byrd iniziò a introdurre elementi di fusion nella sua musica con il suo album del 1969 Fancy Free e aveva seguito le mosse di Miles Davis dei primi anni '70 con sessioni sperimentali come Electric Byrd ed Ethiopian Knights. 

Roberto Tola - Jazz Junction

Sarà disponibile dal 29 maggio 2025 su tutte le principali piattaforme digitali “Jazz Junction”, il nuovo album del chitarrista e compositore sassarese Roberto Tola. Il disco, pubblicato da EBM Records e in uscita successivamente anche in formato CD, rappresenta il quinto lavoro in studio dell’artista.

Registrato in diversi Paesi – tra cui Italia, Stati Uniti, Argentina e Polonia – e prodotto presso l’Eden Beach Studio in Sardegna, Jazz Junction si propone come un progetto di sintesi tra jazz e una pluralità di linguaggi sonori: latin jazz, soul, funk, bossa nova e perfino influenze celtiche. Il titolo richiama proprio l’idea del jazz come “crocevia” tra culture e stili.

Sile Jazz 2025

Dal 6 giugno al 26 luglio 2025, ogni fine settimana – il venerdì, il sabato e la domenica – la rassegna Sile Jazz porterà la musica dove non c’era: nella natura, in luoghi poco noti del Veneto, lungo il corso del fiume di risorgiva più lungo d’Europa. Il festival propone produzioni originali, attenzione alla composizione e all’improvvisazione, una forte vocazione ambientalista e un dialogo costante tra suono e paesaggio.

Organizzato da nusica.org con la direzione artistica di Alessandro Fedrigo, il festival propone un cartellone che unisce grandi nomi della scena contemporanea, giovani talenti e progetti trasversali. Un viaggio sonoro tra jazz, elettronica, avanguardia e tradizione, che accompagna il pubblico in un’esperienza musicale e sensoriale.

Come le anse del fiume Sile, che scorrono tra paesaggi in continua trasformazione, anche la musica segue traiettorie imprevedibili: si piega, si espande, si ritrae. Entrambe si muovono libere, capaci di sorprendere, adattarsi e riflettere la complessità del presente. In questo dialogo fluido tra suono e ambiente, Sile Jazz trova la sua identità più profonda: una rassegna che attraversa natura, emozione e libertà creativa, portando il pubblico alla scoperta di territori sempre diversi e distinguendosi per il suo impegno nella sostenibilità ambientale, riconosciuto dal circuito nazionale Jazz Takes The Green.

Sicilia jazz festival 2025

Ideato dal Maestro Ignazio Garsia, il Sicilia Jazz Festival annuncia le date che vedranno l’Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group protagonista dell’unico festival che esista al mondo dedicato al jazz orchestrale.

I primi grandi interpreti : Victor Wooten il 26 giugno, Cécile McLorin Salvant il 30 giugno ed ancora Piero Pelù il 4 luglio per continuare con Eliane Elias che chiude il Festival il 6 luglio. Gli altri big in programma nei giorni 22, 24, 28 giugno e 2 luglio.

Paquito D'Rivera - La Fleur de Cayenne

Il magico mondo del grande maestro cubano-americano di fiati Paquito D’Rivera continua ad espandersi. Nel corso dei suoi sette decenni di carriera musicale, D’Rivera ha collaborato con musicisti provenienti da tutto il mondo. 

Il suo ultimo lavoro, La Fleur de Cayenne, mette in luce il suo lavoro con un ensemble di espatriati cubani e un vibrafonista colombiano che vivono a Madrid, in Spagna, con un gruppo chiamato Madrid-New York Connection Band.

D’Rivera ha vissuto negli Stati Uniti fin dai primi anni '80, e il suo arrivo ha acceso una scintilla nelle comunità jazz e latine di New York. Il suo interesse per la musica e le collaborazioni con musicisti di diverse origini hanno reso D’Rivera una personalità magnetica, che attrae continuamente persone interessate a incorporare le sue brillanti sonorità al clarinetto e al sassofono nella propria musica.

Lo Spiritual Jazz: musica come elevazione, lotta e consapevolezza

C’è una corrente del jazz che non cerca solo di intrattenere, stupire o sperimentare. Una corrente che nasce dal bisogno di connessione, meditazione, trascendenza, ma che non smette mai di essere anche politica, terrena, identitaria. 

Questa corrente si chiama Spiritual Jazz: una delle espressioni più profonde, viscerali e potenti della musica afroamericana del secondo Novecento.

Non è un genere in senso stretto, né una scuola codificata. Piuttosto, è una visione del mondo, un modo di concepire il suono come ponte tra l’umano e il divino, tra la storia e il futuro, tra il dolore e la speranza. 

Nato all’incrocio tra free jazz, cosmologia africana, religione, filosofia orientale e lotta per i diritti civili, lo Spiritual Jazz è un linguaggio dell’anima.

Le radici dello Spiritual Jazz si possono rintracciare tra la fine degli anni ’50 e i primi ’60, in un’America attraversata da tensioni razziali, cambiamenti sociali, guerre e movimenti rivoluzionari. In quel contesto, il jazz cominciava a staccarsi dai club e dalle convenzioni per diventare strumento di ricerca interiore, ma anche voce collettiva di liberazione.

Non era più sufficiente "suonare bene": molti musicisti volevano trasmettere un messaggio più grande, aprire una dimensione altra, evocare il sacro attraverso il suono. La musica diventava rito, preghiera, affermazione di identità.

A inaugurare questo cammino spirituale è senza dubbio John Coltrane, figura centrale e ispiratrice per generazioni di musicisti.

Stefon Harris - Live at Jazz & Heritage Center 2018

Uno strepitoso concerto di una delle mie formazioni preferite, Stefon Harris + Blackout, registrato al Jazz & Heritage Center a New Orleans il 17 settembre 2018. In formazione: Stefon Harris - vibrafono, Casey Benjamin - sassofono, Marc Cary - pianoforte, Ben Williams - basso, Toran Gully - batteria

Per anni, Stefon Harris si è affermato come parte integrante della grande stirpe del vibrafonista jazz. Originario di Albany, New York, Harris aveva in mente di avventurarsi nella musica classica, finché non ascoltò la musica di Charlie Parker. Da allora ha collaborato con un nutrito cast di illustri musicisti jazz, vantando nove album e suonando in locali come l'apprezzato Village Vanguard. Oltre alla sua carriera concertistica, Harris vanta un'esperienza impressionante come educatore jazz. Ha sviluppato una propria app che aiuta i musicisti a praticare l'ear training avanzato e la teoria musicale.




Ivo Perelman - Armageddon Flower

Armageddon Flower è un album che si è fatto attendere a lungo. I musicisti, il sassofonista tenore Ivo Perelman, il pianista Matthew Shipp, il violista Mat Maneri e il bassista William Parker, hanno lavorato insieme in diverse formazioni per quasi 30 anni (e anche di più per Shipp e Parker). Tutti e quattro i musicisti hanno lavorato in formazioni cameristiche senza batterista, così come in formazioni con i più significativi batteristi della nostra epoca. 

Ognuno di loro è un ricercatore instancabile che esplora nuovi modi di esemplificare tradizione, linguaggio, fisica, materia ed energia in questa forma d'arte, sia come solisti che all'interno di un più ampio percorso creativo collettivo. Armageddon Flower prende come punto di partenza l'asse Perelman-Shipp: dal gennaio 1996 la coppia ha registrato 46 album insieme in duo e in piccoli gruppi. Molti dei gruppi Perelman-Shipp hanno rinunciato alle percussioni, e uno, A Violent Dose of Anything, arricchisce il duo principale con la viola di Maneri, un passo avanti verso l'attuale formazione. 

Ma come Shipp tiene a sottolineare, "esiste un solo Matthew Shipp String Trio". Le numerose date in studio di Ivo Perelman – a partire dal 1989 con il suo omonimo Ivo – sono un continuo perfezionamento e studio in corso, indipendentemente dal fatto che condividano o meno l'organico, e innumerevoli gemme risiedono nella sua vasta opera. I duetti Perelman-Shipp sono un filo ancora più distillato di quella tela, tacche e progressioni che danno vita a costellazioni di suono e movimento, perfezionando costantemente il dialogo. 

Gloria Coleman - Soul Sisters

Il chitarrista Grant Green si unisce all'organista Gloria Coleman e alla batterista Pola Roberts in questo album appagante e pieno di soul, unico nel catalogo Impulse. 

Prodotto da Bob Thiele, registrato da Rudy Van Gelder e pubblicato originariamente nel 1963, la serie Verve By Request presenta un vinile da 180 grammi, stampato presso la Third Man di Detroit.

Una meravigliosa sessione di soul jazz, e totalmente sconosciuta! L'album è uno dei pochi incisi dall'organista Gloria Coleman, un'oscura musicista della costa orientale che era anche moglie del tenorista George Coleman e che si inserisce splendidamente in una solida tradizione di organiste donne che include Trudy Pitts e Shirley Scott. 

Ancora più alla moda è il fatto che il quartetto di Gloria abbia una batterista donna, la focosa Pola Roberts, il cui tocco leggero alla batteria rende i brani piacevolmente danzanti. E ancora più trendy è il fatto che il gruppo sia completato da Grant Green alla chitarra e Leo Wright al sax contralto, entrambi con un groove soul jazz assolutamente serrato, che ricorda i loro migliori lavori dei primi anni '60. 

La sessione è un'esperienza meravigliosa, del tipo che si potrebbe orgogliosamente esibire in una raccolta di soul jazz anni '60, ed è ricca di eccellenti brani originali come "Quee Baby", "Hey Sonny Red", "Melba's Minor" e "Funky Bob".


Patto Armonico - Giovanni Scasciamacchia

Giovanni Scasciamacchia, maestro indiscusso delle arti percussive e richiestissimo drummer italiano, propone per Abeat Records un nuovo lavoro, un concept album, dove ciascun brano si ispira al mondo del design, raccogliendo una suggestione dall’amico produttore Paolo Insalata. 

La connessione tra Jazz e Design, richiamata nel titolo Patto Armonico, ha origini remote e si manifestò nell’America degli anni Venti e Trenta, quando l’estetica dell’Art Déco e la sua associazione con il lusso e il glamour si fondevano perfettamente con il dilagare dell’onda del Jazz, tanto da far coincidere alla definizione Art Déco, quella di Jazz Style. 

Per sostenere questo immaginifico progetto il cast si avvale di alcuni pesi massimi della scena mondiale contemporanea: il sassofonista Perico Sambeat, il nostro portacolori del pianoforte jazz Dado Moroni ed il richiestissimo Tommaso Scannapieco al contrabbasso. 

Un disco italiano che celebra l’arte dello swing targato ventunesimo secolo, moderno stilisticamente ma dalle solide radici nella cultura tradizionale afroamericana, ed una originale impostazione creativa. 

Da non perdere.

Yonathan Avishai Trio alla Casa del Jazz

Sabato 31 Maggio 2025 alle ore 21:00, la Casa del Jazz di Roma ospita il Yonathan Avishai Trio “Shapes and Sounds” (Yonathan Avishai  pianoforte, Yoni Zelnik  contrabbasso, Donald Kontomanou  batteria)

Il pianista Yonathan Avishai è senza dubbio una delle voci più singolari della sua generazione e un partner artistico abituale del trombettista Avishai Cohen. Un vero narratore, Yonathan dà l’impressione di comporre silenzi e scolpire melodie. 

Dopo aver pubblicato una serie di album per ECM Records, sia con il quartetto di Avishai Cohen che con il suo trio, Yonathan presenta oggi “Shapes and Sounds”, un nuovo album con il suo trio parigino. 

Taufic, Abbracciante, Balducci a Corato

Giovedì 29 maggio 2025 alle ore 20:30, il Chiostro Palazzo di Città di Corato ospita l’ultimo appuntamento della rassegna "Jazz in Trio" con il chitarrista brasiliano Roberto Taufic, il fisarmonicista Vincenzo Abbracciante e il bassista Pierluigi Balducci, che porteranno in scena “My Favorite Wings”, un omaggio alla bellezza e all’armonia universale, con suoni che spaziano dallo choro al tango e al jazz samba, in un equilibrio perfetto tra individualità e coralità. 

La combinazione di fisarmonica e chitarra, con il groove fluido di Balducci al basso, crea una musica ricca di colore e poesia, alla ricerca di un senso profondo nell’armonia dell’universo.

Di Roberto Taufic, grande chitarrista brasiliano, Guinga dice: “Un chitarrista raro, totalmente posseduto dall’arte; suona la “musica delle note”, comunica con l’invisibile; in un evento profondamente toccante in cui tutto dipende dalla chitarra come interprete di parole che sembrerebbero impossibili da pronunciare da uno strumento”.

Per il Dizionario del Jazz Italiano, Vincenzo Abbracciante è invece “la stella nascente della fisarmonica in Italia, dotato di una tecnica notevole, un senso profondo del blues e dello swing” e “padroneggia la fisarmonica come pochi e suona con talento qualsiasi genere musicale”. In questo trio i due si ritrovano assieme al bassista e compositore Pierluigi Balducci a formare un trio che voli alto, con le ali della musica: la Musica come un filo che ci tiene legati al cielo, come colore e poesia, come ricerca di senso nell’armonia dell’universo.

Balducci è “un leader di quelli che non invadono mai: la sua musica è suonata in modo corale, seppur la sua prosodia si ascolta con chiarezza, per il suono pastoso ed il groove sempre in vista…” (A. Ayroldi, Musica Jazz). “Balducci, bassista elettrico, è un musicista che sul suo strumento, “inventato” da Pastorius e Steve Swallow, ha pochi rivali: tocco mobile e flessuoso, intelligenza nelle composizioni…” (G. Festinese, Il manifesto)

Joshua Redman - So It Goes (video)

Joshua Redman ha pubblicato "So It Goes", il secondo singolo ad essere svelato dal suo prossimo album per la Blue Note, Words Fall Short, una raccolta di composizioni originali in uscita il 20 giugno che funge da introduzione al suo nuovo quartetto con il pianista Paul Cornish, il bassista Philip Norris e il batterista Nazir Ebo. 

Con la partecipazione della compagna di etichetta di Redman, Melissa Aldana, "So It Goes" è un'energica conversazione musicale tra due maestri moderni del sassofono tenore. 

"Ero un po' in difficoltà con la melodia di 'So It Goes', e ho subito pensato a Melissa, che ha un grande dono per l'espressione lirica... il modo in cui usa il respiro, l'aria e il contorno per dare davvero forma alle melodie e renderle vive", dice Redman. "Le ho mandato il brano... e una volta capito che era pronta, ho iniziato a riconsiderare l'approccio generale, rendendolo più colloquiale." 

Quanto al presupposto che qualsiasi incontro tra due tenori sia una "battaglia", aggiunge: "Non sono mai stato un fan di questo genere di cose. Mi rendo conto, ovviamente, che fa parte della cosiddetta 'tradizione'. Quindi, sì, porterò la mia ascia se proprio devo, ma preferisco venire in pace! Ho davvero la sensazione che quello che io e Melissa abbiamo creato qui sia l'antitesi del conflitto".



Marshall Allen’s Ghost Horizons - Live in Philadelphia

A 101 anni suonati, Marshall Allen continua a ridefinire i confini del possibile. "Live in Philadelphia", l'ultimo album del suo progetto Ghost Horizons, pubblicato il 23 maggio 2025 da Otherly Love e Ars Nova Workshop, non è solo un documento musicale straordinario, ma la testimonianza vivente di come l'arte vera trascenda ogni limite anagrafico.

Marshall Allen, NEA Jazz Master 2025 e leader della Sun Ra Arkestra dal 1995, ha celebrato il suo centesimo compleanno nel 2024 con una creatività che smentisce ogni stereotipo sull'età. Dopo aver pubblicato il suo primo album da solista "New Dawn" e aver ricevuto il prestigioso riconoscimento NEA, Allen presenta ora questo doppio LP live che cattura l'essenza del suo progetto più ambizioso.

Ghost Horizons, fondato nel 2022, rappresenta l'evoluzione naturale della visione cosmica di Sun Ra attraverso la sensibilità contemporanea di Allen. Il progetto vede il chitarrista dell'Arkestra DMHOTEP affiancato da un cast stellare di musicisti che spaziano dal jazz d'avanguardia all'indie rock, creando un ponte generazionale che sfida ogni categorizzazione.

L'album, registrato al Solar Myth di Philadelphia, presenta nove tracce che documentano diverse formazioni ad hoc. Tra i protagonisti troviamo giganti del jazz contemporaneo come William Parker, James Brandon Lewis, Eric Revis, Immanuel Wilkins e Chad Taylor, ma anche musicisti provenienti da altri mondi sonori come James McNew dei Yo La Tengo e Charlie Hall dei The War on Drugs.

Questa mescolanza di generazioni e stili non è casuale, ma riflette la filosofia di Allen di creare "orizzonti fantasma" dove passato e futuro si incontrano in un presente perpetuo. La presenza di McNew, bassista di una band che da sempre ha dimostrato la sua devozione a Sun Ra, testimonia come l'eredità arkestrale continui a influenzare musicisti di ogni genere.

Paul Bley - Floater & Syndrome The Upright Piano

C'è una famosa osservazione su Paul Bley che diceva di lui che era l'unico pianista capace di far suonare un pianoforte a coda come un pianoforte verticale. 

Sebbene non sia letteralmente vero, o solo parzialmente, questa affermazione coglie un aspetto fondamentale dell'arte del pianista canadese: la capacità di trasformare qualsiasi strumento in una voce intima e diretta, spogliata di ogni virtuosismo superfluo.

La recente ristampa di "Floater & Syndrome - The Upright Piano Sessions, Revisited" pubblicata da ezz-thetics/Hat Hut Records ci offre l'opportunità di riscoprire uno dei momenti più puri e essenziali della carriera di Paul Bley, catturando le sessioni registrate a Newark, New Jersey, tra il 1962 e il 1963 ma rimaste inedite fino agli anni '80.

Queste registrazioni documentano Paul Bley in un momento cruciale della sua carriera, accompagnato da Steve Swallow al contrabbasso e Pete LaRoca Sims alla batteria. Si tratta di sessioni che rivisitano e rimasterizzano due album degli anni formativi del trio di Bley, un periodo in cui il pianista stava definendo quel linguaggio unico che lo avrebbe reso una figura cardine del jazz contemporaneo.

Il trio rappresentava un equilibrio perfetto: Swallow, con la sua sensibilità melodica e armonica che lo avrebbe portato anni dopo a essere uno dei pionieri del basso elettrico nel jazz, e LaRoca Sims, batterista di straordinaria sottigliezza e intelligenza ritmica. Insieme crearono un suono che oscillava tra l'astrazione e la melodia, caratteristico dell'approccio bleyano.

Uno degli aspetti più interessanti di queste sessioni è l'esplorazione che Paul Bley fa delle composizioni di Carla Bley, allora sua moglie, accanto ai suoi pezzi originali. Il repertorio include brani come "Floater", "Around Again", "King Korn" e "Syndrome", composizioni che mostrano già la straordinaria inventiva melodica e armonica di Carla Bley.

Hank Mobley - Roll Call (Blue Note Classic Vinyl)

Il sassofonista tenore Hank Mobley era in piena attività nel 1960 quando registrò Roll Call, l'album centrale di una trilogia di capolavori hard bop che include gli album altrettanto fondamentali del sassofonista tenore Soul Station e Workout. 

Per Roll Call, Mobley riunì la sezione ritmica dei Soul Station composta dal pianista Wynton Kelly, dal bassista Paul Chambers e dal batterista Art Blakey, con l'aggiunta di Freddie Hubbard alla tromba. Il quintetto offre esecuzioni rinvigorenti di brani originali di Mobley, tra cui la vivace title track, la spavalda "My Groove Your Move" e la "Baptist Beat" intrisa di musica religiosa. 

12 Note: Sulla Vita e la Creatività - Quincy Jones

Per Quincy Jones, il leggendario musicista, produttore e scopritore di grandi talenti, la creatività è una vocazione alla quale si può e si deve rispondere, indipendentemente dall’età e dall’esperienza. 

In un libro che è per metà un’autobiografia e per metà una guida allo sviluppo delle proprie potenzialità, Jones presenta in modo accessibile le molte lezioni che ha imparato durante la sua inimitabile carriera e vuole trasmettere ai giovani artisti. 

Delta - Ujig

Luminol Records, la più importante post-progressive label italiana, è lieta di pubblicare Delta, il nuovo album degli Ujig. Fiore all'occhiello dell'etichetta per la personalità carismatica e le loro sonorità dal respiro internazionale, gli Ujig sono tornati a tre anni di distanza da Ujigami con Delta, il quarto album impreziosito dalla partecipazione straordinaria di tre giganti della musica italiana come Fabrizio Bosso, Paola Folli e Lorenzo Cimino. 

Ancora una volta a cavallo tra jazz contemporaneo, eclettismo fusion e ricercatezza progressive, il quartetto milanese ha realizzato Delta in due session in luglio, agosto e novembre 2024 ma i sette brani che lo compongono hanno una storia significativa nel percorso del gruppo, poiché risalgono all'indomani della registrazione di Ujigami, nel 2021. 

Animato da una insopprimibile urgenza espressiva, Delta rappresenta un’evoluzione artistica e concettuale per la band, sempre alla ricerca di nuove sperimentazioni sonore e significati profondi, umanistici. 

Guido di Leone Trio al Teatro Forma di Bari

Mercoledì 28 maggio, per la stagione "Music Loves" di Nel Gioco del Jazz, il Guido Di Leone Trio si esibirà al Teatro Forma di Bari. Il trio, composto dal chitarrista Guido Di Leone, dal bassista Dario Deidda e dal batterista Joey Baron, offrirà un concerto imperdibile per gli amanti del jazz. 

Guido Di Leone, noto chitarrista e didatta barese, e Dario Deidda, rinomato bassista salernitano, sono noti per il loro connubio artistico espresso nell'album live "In Duo" (Abeat Records). 

Con l'integrazione di Joey Baron, famoso per le sue collaborazioni con leggende del jazz, come Carmen MacRae e Dizzy Gillespie, il trio si propone di esplorare reinterpretazioni di standard jazz e composizioni originali con un sound "smooth". 

Il concerto è previsto per il 28 maggio alle ore 21 presso il Teatro Forma. 

Per maggiori dettagli sui biglietti e gli abbonamenti, è possibile visitare il sito: https://www.nelgiocodeljazz.com/.

Netflix pubblicherà il documentario Coltrane: A Love Supreme

Netflix ha annunciato ufficialmente un nuovo documentario in onore di una delle figure più influenti della storia del jazz, John Coltrane. Intitolato "Coltrane: A Love Supreme", il film uscirà in tutto il mondo il 20 settembre 2025. Questo documentario ricco di emozioni mira a celebrare la vita, la musica e lo spirito del leggendario sassofonista jazz americano, gettando nuova luce sul suo percorso e sul suo impatto.

John Coltrane era più di un musicista: era un movimento. Nato nella Carolina del Nord nel 1926, il suo amore precoce per la musica fu ispirato da suo padre, che lavorava come sarto ma suonava diversi strumenti nel tempo libero. Questa precoce esperienza gettò i semi di una carriera che avrebbe ridefinito il jazz moderno e ispirato generazioni. Attraverso il suo sassofono, Coltrane raccontava storie di lotta, spiritualità e speranza.

"Coltrane: A Love Supreme" approfondirà il percorso personale e professionale di Coltrane, dai suoi esordi con Dizzy Gillespie e Miles Davis ai suoi lavori solisti più significativi come Giant Steps e A Love Supreme. Il documentario combina rari filmati d'archivio, lettere personali, interviste con grandi del jazz e riflessioni di artisti moderni che riconoscono a Coltrane una delle sue maggiori influenze.

La colonna sonora del documentario è avvincente quanto la storia stessa. Oltre alle versioni rimasterizzate digitalmente di brani intramontabili di Coltrane come My Favorite Things, Naima e Alabama, Netflix conferma uno speciale brano tributo intitolato "Spirit Reborn", eseguito da artisti jazz e neo-soul contemporanei tra cui Kamasi Washington e Robert Glasper. Si prevede che questo brano rifletta la profonda energia spirituale che Coltrane ha portato al genere.

Sasha Berliner - Fantome

Il contesto della scena musicale contemporanea può sembrare simile all'apparente divisività della cultura più ampia che la circonda, con diverse visioni che cercano di definire cosa sia, cosa dovrebbe essere o cosa fosse la musica. La sottocultura del jazz apparentemente non fa eccezione allo status quo, con fazioni di ideologie su improvvisazione, composizione e canonizzazione che competono per la propria definizione e prospettiva, affinché sia quella autorevole. Entra in scena la vibrafonista e compositrice Sasha Berliner, una voce già acclamata sulla scena contemporanea, acclamata come "nel firmamento del qui e ora del jazz moderno, e sembra destinata a occupare quella stratosfera superiore per un bel po' di tempo a venire" (All About Jazz). 

In mezzo al conflitto musicale, l'arte di Berliner richiede un cessate il fuoco nel dibattito che contrappone tradizione e modernità, come se le due fossero in opposizione tra loro. Sulla scia dei suoi acclamati album Azalea (2019) e Onyx (2022), Berliner presenta Fantôme, una dichiarazione forte che invita a prendere la musica per quello che è e ad abbandonare la forza bruta delle categorizzazioni del jazz, uscito il 28 marzo 2025 per Outside In Music.

Il titolo dell'album, Fantôme, è la chiave attraverso cui si può interpretare il cuore dell'album. Fantôme, che letteralmente significa "fantasma", è una petizione per annullare la guerra delle convenzioni di genere e l'approccio al jazz e all'ascolto basato su criteri ristretti. Mentre Berliner cercava di immergersi nel processo creativo che attinge equamente da ogni angolazione del jazz passato e di quello futuro, si è ritrovata circondata – sia di persona che attraverso i dischi – da un vasto mare di persone con idee simili. Sia attraverso dichiarazioni verbali dirette che tramite concordanze musicali implicite, Berliner trovò affinità con la musica di artisti come Vijay Iyer, Ambrose Akinmusire, Taylor Eigsti (presente in Fantôme), Stefon Harris, Arooj Aftab, Ganavya e Jason Moran.

I 60 anni dell'album Song of My Father

Nel 1965 la Blue Note pubblicava un album destinato a lasciare un segno profondo nella storia del jazz: 

Song for My Father, capolavoro di Horace Silver, pianista, compositore e bandleader tra i fondatori dell’hard bop. Sessant’anni dopo la sua registrazione, quell’album continua a vibrare con forza e autenticità, mescolando eleganza compositiva, radici culturali e una sensibilità melodica capace di parlare a chiunque, anche a chi si avvicina al jazz per la prima volta.

Ma Song for My Father è molto più di un disco bello o ben suonato: è un’opera d’arte carica di affetti, influenze e visioni, nata in un momento in cui il jazz stava cercando nuovi linguaggi senza dimenticare le proprie origini.

Il titolo dice già molto: Song for My Father è una dedica affettuosa e musicale al padre di Horace Silver, John Tavares Silva, immigrato capoverdiano, sbarcato negli Stati Uniti all’inizio del Novecento. Horace, figlio di madre afroamericana e padre capoverdiano, crebbe in Connecticut immerso in una miscela di musiche: la musica da chiesa, il blues, lo swing e le melodie popolari portoghesi e africane che il padre canticchiava a casa. Quegli echi si sarebbero fusi, anni dopo, nella composizione che dà il titolo al disco: una melodia cantabile, malinconica ma ritmicamente accattivante, costruita su un ostinato al pianoforte che sembra una carezza.

Il brano fu scritto dopo un viaggio in Brasile, dove Silver fu colpito dal calore delle persone, dai ritmi della samba e della bossa nova, ma anche da un sentimento profondo di spiritualità, nostalgia e appartenenza che sentiva vicino alla propria identità. Questa fusione tra jazz, ritmo afro-latino e cantabilità popolare divenne il cuore del suo stile, e Song for My Father ne è l’esempio perfetto.

Registrato in due diverse sessioni (ottobre 1963 e ottobre 1964), l’album riunisce due quintetti differenti ma ugualmente coesi. Nella title track troviamo una delle versioni più brillanti del gruppo di Silver, con Joe Henderson al sax tenore e Carmell Jones alla tromba, accompagnati da Teddy Smith al contrabbasso e Roger Humphries alla batteria. Nell’altra metà dell’album, spiccano Blue Mitchell alla tromba, Junior Cook al sax, Gene Taylor al contrabbasso e Roy Brooks alla batteria.

Anouar Brahem - After the Last Sky

Otto anni dopo Blue Maqams, Anouar Brahem torna con un progetto toccante, intitolato a un verso del poeta Mahmoud Darwish, che si chiede "Dove dovrebbero volare gli uccelli, dopo l'ultimo cielo?". 

Graziosi brani da camera per oud, violoncello, pianoforte e contrabbasso affrontano con sottigliezza la questione metafisica e le sue ampie risonanze in un'epoca travagliata. 

Pur attingendo ai modi tradizionali della musica araba, Brahem ha costantemente cercato di confrontarsi anche con il mondo esterno, trovando ispirazione in numerose fonti provenienti da culture diverse. Il bassista Dave Holland e il pianista Django Bates fanno nuovamente parte del quartetto internazionale del maestro tunisino dell'oud, a cui si aggiunge ora la violoncellista Anja Lechner. 

Il rapporto tra Brahem e Holland, instauratosi per la prima volta nell'album Thimar del 1998, è ormai leggendario. "Il modo di suonare di Dave mi mette le ali", ha detto Anouar, un'osservazione che si materializza ripetutamente in tutto il disco. 

Miles at 99 (video)

Oggi si celebra l'anniversario della nascita di Miles Davis, che avrebbe compiuto 99 anni (Alton, 26 maggio 1926)

Eccolo in uno straordinario concerto (trasmesso nella sua interezza) con il cosiddetto Quintetto Perduto (poiché non hanno mai registrato in studio) – Wayne Shorter, sassofono tenore; Chick Corea, pianoforte elettrico; Dave Holland, basso; Jack DeJohnette, batteria – alla Philharmonie di Berlino Ovest, Germania Ovest. Registrato e trasmesso da Sender Freies.

Dopo un anno di intensa attività che aveva dato vita a due album fondamentali come In a Silent Way e Bitches Brew, Miles Davis decise di intraprendere un tour europeo con quattro dei musicisti che avevano preso parte a queste registrazioni e cioè il sassofonista Wayne Shorter, il pianista Chick Corea, il bassista Dave Holland, e il batterista Jack Dejohnette. 

Farias/Nappi/Scannapieco/Iodice - Worlds

A poco meno di due anni dall’uscita di “Open Quartet” Aldo Farias e i suoi sodali presentano “Worlds”, nuovo capitolo di “jazz mediterraneo” edito per Barly Records. La pubblicazione appare singolare per chi conosce la storia del chitarrista napoletano, la cui discografia è ben centellinata nell’arco della lunga carriera a delinearne le tappe fondamentali. Dunque tale “urgenza” non può che indicare la conoscenza, l’affiatamento, il feeling sbocciato e cresciuto tra i quattro “sul luogo di lavoro”.

“Worlds”, come il precedente, nasce, infatti, dalla collaborazione tra Farias e i suoi colleghi del Dipartimento di Musica Jazz del Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino: il pianista Mario Nappi, il contrabbassista Tommaso Scannapieco e, in questo nuovo progetto, il batterista Pietro Iodice. Registrato dal vivo nell’Auditorium del Conservatorio, l’album cattura l’intesa e la maturità stilistica raggiunte dal quartetto grazie alle numerose esibizioni svolte sia in ambito accademico che in altri contesti.

Un disco di co-leaders, dunque, in cui l’interplay dà vita ad un suono da club, grazie al sound unico, caldo e avvolgente di Farias, al lirismo “dinamico” di Mario Nappi e a una sezione ritmica che segue e impreziosisce lo sviluppo melodico e armonico con interventi sempre pertinenti.