Craft Records ristampa il capolavoro di Bill Evans Interplay

La recente ristampa di "Interplay" di Bill Evans, pubblicata da Craft Recordings nella serie Original Jazz Classics, non è solo un'occasione per riscoprire un classico, ma anche per riflettere su uno dei momenti più inusuali e rivelatori della carriera del grande pianista americano. 

Questa edizione 2025, rimasterizzata in alta qualità da Kevin Gray presso Cohearent Audio, presenta il lavoro su vinile a 180 grammi con un processo completamente analogico (AAA) che rispetta l'integrità delle registrazioni originali.

Nel panorama discografico di Bill Evans, "Interplay" rappresenta una sorprendente deviazione dal formato che lo aveva reso celebre. Registrato nel luglio 1962 con un giovanissimo Freddie Hubbard dai Jazz Messengers, il chitarrista Jim Hall, il bassista Percy Heath e il batterista Philly Joe Jones, l'album sfida le convenzioni del trio di Evans per esplorare le possibilità espressive del quintetto.

La formazione in sé racconta una storia di incontri improbabili. Nonostante Hubbard non conoscesse standard come "You And The Night And The Music", "I'll Never Smile Again" e "Wrap Your Troubles In Dreams", li imparò rapidamente in studio. Questa spontaneità, lungi dall'essere un limite, diventa uno dei punti di forza dell'album, conferendo alle esecuzioni una freschezza e un'immediatezza che spesso mancano nelle registrazioni troppo preparate.

Il titolo dell'album è eloquente: Evans era famoso per il modo in cui sapeva alimentare l'interplay tra gli strumenti dei suoi compagni di band, e qui, con un repertorio prevalentemente di standard, portò questa capacità a nuove vette in un quintetto. L'interplay, letteralmente "gioco reciproco", diventa qui più che una semplice interazione musicale: è una filosofia dell'esecuzione che mette al centro la conversazione tra le voci strumentali.

La chitarra di Jim Hall, sottile e riflessiva, dialoga con la tromba di Hubbard, mentre la sezione ritmica formata da Heath e Jones fornisce un tappeto elastico che permette a Evans di esplorare sonorità diverse dal suo consueto approccio cameristico. Evans adotta un approccio più blues-based al suono: più duro, più spigoloso, in pieno flusso, dimostrando una versatilità che spesso viene sottovalutata nella sua discografia.

Craft Recordings ha svelato una ristampa di qualità senza precedenti di questo capolavoro post-bop del 1962, e la differenza si sente fin dalle prime note. La rimasterizzazione del 2025 restituisce profondità e dettaglio alle registrazioni originali, permettendo di apprezzare sfumature che nelle edizioni precedenti rischiavano di perdersi.

L'album si apre con "You and the Night and the Music", e immediatamente si percepisce lo spirito dell'ensemble. La produzione di Orrin Keepnews, figura chiave della Riverside Records, aveva già colto l'unicità di queste sessioni, ma è solo con questa ristampa che possiamo apprezzare pienamente la ricchezza timbrica e dinamica delle esecuzioni.

"Interplay" rimane una delle testimonianze più affascinanti della capacità di Bill Evans di reinventarsi senza perdere la propria identità. Freddie Hubbard usa la sordina sulla sua tromba, suonando come Miles Davis, da cui probabilmente era ispirato, mentre Bill Evans suona come se stesso, dimostrando di saper swingare tanto quanto essere lento e malinconico.

L'album rappresenta un ponte tra il cool jazz e il post-bop, un momento in cui le convenzioni stilistiche si dissolvono per lasciare spazio a un linguaggio musicale più libero e spontaneo. La presenza di musicisti come Hubbard e Jones, più legati al hard bop, contamina positivamente l'approccio più cerebrale di Evans, creando un equilibrio che raramente si ritrova nella sua discografia.

In un'epoca in cui il jazz contemporaneo spesso si rifugia in formule consolidate, "Interplay" ci ricorda l'importanza del rischio artistico e dell'apertura al dialogo. L'album non è solo una curiosità nella discografia di Evans, ma un esempio di come la musica jazz possa continuamente reinventarsi attraverso l'incontro di sensibilità diverse.

La nuova ristampa di Craft Recordings non è solo un tributo a un classico, ma un invito a riscoprire un momento in cui il jazz era ancora in grado di sorprendere, di uscire dagli schemi prestabiliti per creare qualcosa di nuovo e inaspettato. "Interplay" rappresenta alcune delle musiche più enigmatiche e inusuali di Bill Evans, sia nella composizione che nell'esecuzione, e forse è proprio in questa sua natura sfuggente che risiede la sua bellezza più autentica.

In definitiva, questa ristampa ci offre l'opportunità di ascoltare Bill Evans in una veste diversa, più aperta al dialogo e al confronto, meno introspettiva ma non per questo meno profonda. È il ritratto di un artista che, anche quando si allontana dalla sua zona di comfort, riesce a mantenere quella poetica unica che lo ha reso immortale nella storia del jazz.


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