La rappresentazione di Interplay al Teatro di Documenti si concentra sulla vita movimentata di Charlie Parker, un artista il cui genio musicale è stato spesso visto come incommensurabile e sfuggente. Parker, inventore del genere be-bop, ha trasformato il sassofono contralto da strumento di accompagnamento a protagonista della scena musicale. La sua abilità nel creare melodie complesse e nuove sonorità ha reso il jazz un’esperienza d’ascolto profonda, esprimendo temi di dolore, ricerca e umanità. In Interplay, il personaggio di Parker interagisce con un giornalista che cerca di svelare il suo segreto artistico, mettendo in luce il conflitto tra il desiderio di spiegare e la natura ineffabile dell’arte.
Significativo è l’approccio scelto da Alma Daddario, che si ispira non solo alla bravura tecnica di Parker, ma al suo stile di vita tumultuoso e autodistruttivo. La drammatizzazione porta lo spettatore a riflettere su come l’immenso talento possa essere minacciato dalle debolezze personali, un tema ricorrente tra i grandi artisti di ogni epoca.
La produzione artistica di Interplay non è solo un omaggio alle gesta musicali di Parker, ma esplora anche le dinamiche del rapporto tra l’artista e il suo biografo. La regia di Ennio Coltorti rappresenta l’incontro-scontro tra Parker, rappresentante dell’emozione pura, e Bruno Werner, il giornalista che incarna la razionalità. Questo dualismo richiama il confronto filosofico tra Dioniso e Apollo, emozione contro raziocinio, dove entrambi i protagonisti imparano una preziosa lezione l’uno dall’altro.
Attraverso questa interazione, lo spettacolo svela come il tentativo di Werner di codificare la genialità di Parker in un libro si scontra con la disarmante complessità dell’animo dell’artista. Mentre Werner cerca di carpire i segreti della tecnica di Parker, il musicista sprofonda in allucinazioni di sogni e ricordi perduti, senza mai rivelare la vera essenza della sua musica. Questo dialogo interno allo spettacolo sottolinea l’impossibilità di ingabbiare in rigidi schemi razionali l’arte autentica e spontanea.
Dalla narrazione di Interplay emerge il ritratto di un uomo e di un artista il cui spirito ha trasceso le convenzioni della sua epoca, influenzando profondamente la cultura musicale e non solo. Charlie Parker è stato un innovatore che ha dato voce a una generazione, rappresentando le aspirazioni e le sofferenze delle comunità afroamericane attraverso la musica. Il suo stile, caratterizzato da una struttura intricata, tempistiche irregolari e un fraseggio interrotto, non era solo un espressione artistica ma un vero e proprio atto politico e culturale.
La presenza del Museo del Saxofono di Fiumicino nella produzione di Interplay aggiunge ulteriore profondità al progetto. Con la sua vasta collezione di saxofoni appartenuti a grandi musicisti, il museo offre una finestra sulla storia di uno strumento che Parker ha reso leggendario. È un legame tra passato e presente, un ponte tra la storia musicale e l’innovazione contemporanea.

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