Paul Bley - Floater & Syndrome The Upright Piano

C'è una famosa osservazione su Paul Bley che diceva di lui che era l'unico pianista capace di far suonare un pianoforte a coda come un pianoforte verticale. 

Sebbene non sia letteralmente vero, o solo parzialmente, questa affermazione coglie un aspetto fondamentale dell'arte del pianista canadese: la capacità di trasformare qualsiasi strumento in una voce intima e diretta, spogliata di ogni virtuosismo superfluo.

La recente ristampa di "Floater & Syndrome - The Upright Piano Sessions, Revisited" pubblicata da ezz-thetics/Hat Hut Records ci offre l'opportunità di riscoprire uno dei momenti più puri e essenziali della carriera di Paul Bley, catturando le sessioni registrate a Newark, New Jersey, tra il 1962 e il 1963 ma rimaste inedite fino agli anni '80.

Queste registrazioni documentano Paul Bley in un momento cruciale della sua carriera, accompagnato da Steve Swallow al contrabbasso e Pete LaRoca Sims alla batteria. Si tratta di sessioni che rivisitano e rimasterizzano due album degli anni formativi del trio di Bley, un periodo in cui il pianista stava definendo quel linguaggio unico che lo avrebbe reso una figura cardine del jazz contemporaneo.

Il trio rappresentava un equilibrio perfetto: Swallow, con la sua sensibilità melodica e armonica che lo avrebbe portato anni dopo a essere uno dei pionieri del basso elettrico nel jazz, e LaRoca Sims, batterista di straordinaria sottigliezza e intelligenza ritmica. Insieme crearono un suono che oscillava tra l'astrazione e la melodia, caratteristico dell'approccio bleyano.

Uno degli aspetti più interessanti di queste sessioni è l'esplorazione che Paul Bley fa delle composizioni di Carla Bley, allora sua moglie, accanto ai suoi pezzi originali. Il repertorio include brani come "Floater", "Around Again", "King Korn" e "Syndrome", composizioni che mostrano già la straordinaria inventiva melodica e armonica di Carla Bley.

Questi brani diventano il terreno di gioco perfetto per l'approccio di Paul Bley, che li trasforma attraverso la sua sensibilità unique, caratterizzata da una libertà formale che non rinuncia mai alla coerenza strutturale. Le composizioni di Carla Bley vengono "risaggiate" attraverso il filtro dell'improvvisazione controllata e dell'introspezione tipiche del pianista canadese.

Paul Bley era maestro nell'arte dell'understatement. Le sue esecuzioni non cercavano mai l'effetto eclatante, ma scavavano in profondità nell'essenza emotiva della musica. In queste registrazioni, questa qualità emerge con particolare evidenza. Ogni nota sembra pesata, ogni pausa carica di significato, ogni frase costruita con la precisione di un architetto dell'anima.

Il suono del trio in queste sessioni ha qualcosa di cameristico, di intimo, che giustifica pienamente l'osservazione sul "pianoforte verticale". Non è questione di volume o di timbro, ma di approccio: Bley e i suoi compagni creano un'atmosfera domestica, quasi privata, dove l'ascoltatore diventa testimone di una conversazione musicale sussurrata.

La nuova edizione di ezz-thetics/Hat Hut Records non è solo una semplice ristampa, ma un vero e proprio recupero filologico. La rimasterizzazione permette di apprezzare dettagli che nelle edizioni precedenti rischiavano di perdersi: la risonanza del pianoforte, la precisione degli attacchi di Swallow, la delicatezza del lavoro di LaRoca Sims.

Questa attenzione al suono originale è fondamentale per comprendere l'estetica di Paul Bley, che si basava proprio sui dettagli, sui micro-gesti, sulle sfumature che solo un ascolto attento può cogliere. La qualità tecnica di questa ristampa rende giustizia a registrazioni che meritavano una presentazione all'altezza della loro importanza storica e artistica.

"Floater & Syndrome" documenta un momento particolare nella storia del jazz, quando il bebop stava evolvendo verso forme più libere e sperimentali. Paul Bley, insieme a musicisti come Ornette Coleman (alcune cui composizioni sono incluse in queste sessioni), stava esplorando nuove possibilità espressive che avrebbero influenzato generazioni di musicisti.

Il trio di Bley rappresentava un'alternativa più introspettiva e meditativa rispetto al free jazz più aggressivo che si stava sviluppando nello stesso periodo. La loro musica non rinunciava alla libertà espressiva, ma la coniugava con un senso della forma e della bellezza che rimaneva sempre accessibile all'ascoltatore.

Paul Bley, scomparso nel 2016, ha lasciato un'eredità immensa nel jazz contemporaneo. La sua capacità di coniugare libertà e controllo, astrazione e melodia, innovazione e tradizione, ha influenzato musicisti di ogni generazione. "Floater & Syndrome" rappresenta uno dei documenti più puri di questa estetica, un'opera che mostra il pianista canadese in tutta la sua essenzialità.

Ascoltare queste registrazioni oggi significa immergersi in un mondo sonoro che privilegia l'ascolto attento, la concentrazione, l'attenzione ai dettagli. È un invito a riscoprire un modo di fare musica che mette al centro l'espressione autentica piuttosto che l'esibizione virtuosistica.

"Floater & Syndrome - The Upright Piano Sessions, Revisited" non è solo una ristampa di valore storico, ma un'opera che parla ancora oggi con straordinaria attualità. In un'epoca in cui la musica è spesso dominata dalla ricerca dell'effetto immediato, Paul Bley ci ricorda che la vera profondità artistica nasce dall'interiorità, dalla capacità di trasformare il silenzio in musica e la musica in poesia.

Questa pubblicazione di ezz-thetics/Hat Hut Records rappresenta un servizio fondamentale per tutti gli amanti del jazz, offrendo la possibilità di riscoprire o scoprire per la prima volta uno dei momenti più puri e essenziali della musica di Paul Bley. Un'opera che, come tutte le grandi creazioni artistiche, continua a rivelare nuovi significati a ogni ascolto.

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