A raccontarlo con precisione e passione è il documentario “1959: The Year that Changed Jazz”, una produzione della BBC andata in onda nel 2009, diretta da Paul Bernays.
In meno di un’ora, il film ricostruisce un anno cruciale, in cui quattro dischi fondamentali vennero pubblicati a distanza di pochi mesi, cambiando per sempre la direzione del jazz moderno.
Il documentario si concentra infatti su quattro album cardine:
Miles Davis – Kind of Blue, manifesto del jazz modale, che con la sua essenzialità lirica aprì nuove possibilità di improvvisazione.
Dave Brubeck – Time Out, con i suoi tempi dispari che rivoluzionarono il rapporto tra melodia e ritmo.
Charles Mingus – Mingus Ah Um, un lavoro che fonde blues, gospel e denuncia sociale, trasformando la musica in racconto.
Ornette Coleman – The Shape of Jazz to Come, il disco che spalancò le porte al free jazz, liberando l’improvvisazione dalle griglie armoniche tradizionali.
Attraverso filmati d’epoca, interviste a musicisti e critici, e analisi puntuali, il documentario restituisce l’atmosfera febbrile di quell’anno: il jazz non era più soltanto intrattenimento, ma linguaggio d’arte, specchio delle trasformazioni culturali e sociali che attraversavano l’America. Il 1959 era infatti anche l’anno in cui prendevano forma i movimenti per i diritti civili, le nuove avanguardie artistiche e un crescente fermento intellettuale che trovava nella musica una potente forma di espressione.
La forza del film sta proprio nella sua capacità di mostrare come queste quattro opere, pur diversissime tra loro, condividessero la stessa tensione innovativa. Kind of Blue apriva un mondo di contemplazione sonora, Time Out metteva in discussione i tempi regolari, Mingus Ah Um restituiva la voce di una comunità, mentre The Shape of Jazz to Come rompeva definitivamente le catene della tradizione.
Chi guarda oggi 1959: The Year that Changed Jazz si trova davanti non solo a un documentario musicale, ma a un vero e proprio affresco culturale. È un viaggio in un anno irripetibile, in cui il jazz smise di essere soltanto una musica di nicchia per trasformarsi in linguaggio universale, capace di parlare al presente e di anticipare il futuro.

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