Abdullah Ibrahim & Ekaya con Terence Blanchard al Heineken Jazzaldia 2017 (video)

La sera del 25 luglio 2017 la Plaza de la Trinidad, cuore pulsante del Heineken Jazzaldia di San Sebastián, si trasformò in un luogo sospeso tra memoria e attualità. 

Sul palco arrivò Abdullah Ibrahim, figura leggendaria del jazz sudafricano, alla guida del suo ensemble Ekaya, accompagnato per l’occasione dalla tromba elegante e incisiva di Terence Blanchard. Fu un incontro di mondi musicali diversi, un abbraccio tra Africa e America, tra radici profonde e modernità sonora.

L’ensemble di Ibrahim, compatto e raffinato, costruiva intorno al pianoforte un tessuto di suoni stratificati che si muoveva tra momenti meditativi e improvvise aperture corali. Il dialogo tra i fiati, sostenuti da una sezione ritmica attenta e flessibile, creava un impasto timbrico di grande ricchezza. In questo contesto la tromba di Blanchard emergeva come una voce contemporanea capace di legarsi alla tradizione senza rinunciare a un linguaggio personale, donando nuova luce a melodie che affondano le loro radici nel Cape Jazz di Ibrahim.

Il concerto si caricava inevitabilmente di una dimensione storica. Ibrahim, nato a Città del Capo nel 1934 e definito a più riprese “Mozart sudafricano”, porta con sé un bagaglio di esperienze segnato dall’esilio e dalla rinascita. La sua musica è un ponte tra culture, un intreccio di gospel, melodie africane e improvvisazione jazzistica che negli anni lo ha reso un simbolo non solo musicale ma anche politico. Di fronte a lui, Blanchard incarnava un’altra storia: quella di New Orleans, dei Jazz Messengers e del jazz che dialoga con il cinema, un percorso che lo ha reso una delle trombe più riconoscibili della sua generazione.

La 52ª edizione del Jazzaldia, che già aveva raccolto decine di migliaia di spettatori tra palchi all’aperto e spazi più raccolti, trovò in quella serata uno dei momenti più intensi. La plaza gremita respirava in silenzio durante i passaggi più intimi e si accendeva all’unisono quando l’ensemble liberava energia collettiva. Fu uno spettacolo che non viveva solo di tecnica, ma soprattutto di memoria condivisa: la memoria di un jazz che ha attraversato i continenti, unendo esperienze lontane in un’unica narrazione sonora.

In quella notte di luglio San Sebastián divenne teatro di un incontro raro. Abdullah Ibrahim, con la sua musica che porta dentro il peso e la bellezza della storia sudafricana, trovò un alleato ideale nella tromba di Blanchard, che aggiunse al concerto una prospettiva moderna e cinematografica. Ne nacque una performance che rimane scolpita tra le pagine memorabili del festival: un dialogo senza tempo tra generazioni, geografie e linguaggi, capace di lasciare nel pubblico la sensazione di aver assistito a qualcosa di unico e irripetibile.

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