Non si tratta infatti di una semplice riedizione, ma di una registrazione dal vivo risalente al 1994 a Monaco, un documento che testimonia uno dei momenti più intensi e significativi della carriera del pianista canadese.
Il concerto da cui nasce questo brano arrivò poco dopo l’ictus che, nel 1993, colpì Peterson compromettendo seriamente l’uso della mano sinistra. Molti pensarono che quella tragedia avrebbe posto fine alla sua carriera.
Invece, con una forza e una determinazione straordinarie, Peterson tornò sul palco mostrando come la sua creatività e il suo virtuosismo fossero ancora intatti. City Lights diventa così non solo un brano da ascoltare, ma un simbolo di rinascita artistica, la prova che l’energia vitale della musica può superare ogni limite fisico.
Al suo fianco, in quel concerto, un quartetto d’eccezione: Niels-Henning Ørsted Pedersen al contrabbasso, Lorne Lofsky alla chitarra e Martin Drew alla batteria. Una formazione che, con il prezioso apporto della chitarra, contribuiva a sostenere l’architettura sonora e a bilanciare il ruolo del pianoforte, rendendo la performance compatta e vibrante.
La pubblicazione odierna non è soltanto un’operazione di recupero, ma un lavoro accurato che restituisce a questo brano una qualità sonora modernizzata e sorprendentemente fresca. Critici come quelli di Glide Magazine hanno definito la performance “trionfale”, mentre da Paris-Move arriva la conferma di un ascolto che emoziona non solo come documento storico, ma come esperienza musicale pienamente viva e attuale.
Un ulteriore valore aggiunto è dato dalle testimonianze contenute nel libretto dell’edizione: la figlia Céline e la moglie Kelly Peterson raccontano con affetto e commozione le difficoltà, la resilienza e il ritorno sul palco del pianista, offrendo uno sguardo intimo che arricchisce l’ascolto con una dimensione profondamente umana.
City Lights è dunque molto più di un singolo postumo: è un ponte tra passato e presente, un ricordo vivo che illumina la straordinaria eredità di Oscar Peterson, ribadendo ancora una volta perché Duke Ellington lo definì il “Maharaja of the Keyboard”.
Un brano che, nel 2025, continua a parlare al cuore degli ascoltatori con la stessa forza con cui lo fece oltre trent’anni fa.

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