Non si tratta soltanto di una performance impeccabile, ma di un vero documento storico che cattura uno dei momenti più intensi nella carriera di Evans, già allora riconosciuto come uno dei pianisti più lirici e innovativi della sua generazione.
Il trio schierava al fianco di Evans due musicisti di grande valore: Chuck Israels al contrabbasso e Larry Bunker alla batteria. Israels aveva raccolto l’eredità lasciata da Scott LaFaro, tragicamente scomparso nel 1961, portando con sé un approccio solido e al tempo stesso sensibile, perfettamente in linea con l’estetica del leader. Bunker, versatile e raffinato, completava il gruppo con un drumming che non invadeva mai lo spazio, ma sapeva sottolineare con discrezione e creatività ogni inflessione del pianoforte.
Il programma Jazz 625, trasmesso su BBC Two, era noto per la qualità delle sue riprese: immagini nitide, luci curate e un’attenzione particolare al suono. A differenza di molte registrazioni coeve, spesso segnate da limiti tecnici, questo concerto ci restituisce non solo l’intensità musicale del trio, ma anche la dimensione visiva di Evans al pianoforte, assorto e concentrato, quasi a voler scolpire ogni nota nel silenzio.
Il repertorio proposto abbraccia standard e composizioni originali, mescolando la freschezza improvvisativa a momenti di lirismo struggente. Da brani come Summertime, Come Rain or Come Shine e My Foolish Heart, che mostrano la sua capacità di trasformare la tradizione in pura poesia, fino a pagine ormai classiche del suo repertorio come Re: Person I Knew, Nardis e la celeberrima Waltz for Debby. Ogni esecuzione diventa una conversazione intima tra i tre musicisti, esempio perfetto di quel concetto di “interplay” che Evans aveva elevato a cifra stilistica del suo trio.
A distanza di sessant’anni, questa registrazione rimane una delle testimonianze più vive e accessibili dell’arte di Bill Evans. Non solo per il valore storico di un documento ben conservato, ma perché restituisce ancora oggi, con la stessa freschezza, la magia di un trio che ha saputo ridefinire il linguaggio del jazz moderno attraverso la delicatezza, l’equilibrio e una profondità emotiva senza tempo.

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