SF Jazz Collective - Collective Imagery

Il jazz, da sempre linguaggio dell'innovazione e della contaminazione artistica, trova una nuova dimensione espressiva nel progetto più ambizioso del SF Jazz Collective

Il prossimo 17 ottobre 2025 uscirà "Collective Imagery", un album che rappresenta una svolta nella ventennale storia dell'ensemble californiano: per la prima volta, il gruppo abbandona il tradizionale approccio degli arrangiamenti per presentare un repertorio di composizioni completamente originali, ispirate dall'arte visiva contemporanea della Bay Area.

L'idea nasce da una collaborazione inedita con il prestigioso de Young Museum di San Francisco. Nel maggio 2024, i sette musicisti del collettivo – Chris Potter e David Sánchez ai sassofoni, Mike Rodriguez alla tromba, Warren Wolf al vibrafono, Edward Simon al piano, Matt Brewer al contrabbasso e Kendrick Scott alla batteria – sono stati invitati a immergersi nella collezione di opere d'arte visiva contemporanea del museo. L'obiettivo era audace quanto affascinante: scegliere un'opera d'arte come punto di partenza per una nuova composizione musicale.

Questo approccio interdisciplinare non è casuale. Come sottolineava già nel 2004 Joshua Redman, primo direttore musicale dell'ensemble, il SF Jazz Collective rappresenta "un vero collettivo di compositori". L'album "Collective Imagery" porta questa filosofia alle sue estreme conseguenze, dimostrando come la musica possa fungere da ponte tra diverse forme espressive artistiche.

Ogni compositore ha sviluppato una personale interpretazione dell'opera scelta, creando un caleidoscopio di visioni sonore che riflette la ricchezza culturale e artistica della California del Nord.

Edward Simon, membro storico del gruppo dal 2010, ha trovato ispirazione nel trittico "New Normal" dell'artista di origine indiana Rupy C. Tut. Le sue due composizioni, "Guardian of the Oceans" e "Guardian of the Forest", traducono in musica la rappresentazione pittorica delle nonne dell'artista come guardiane di fronte a un cerchio di fuoco. L'immagine evoca tanto gli incendi che devastano ciclicamente la California quanto, in senso più ampio, la crescente divisione e alterità nella società contemporanea. Simon costruisce architetture sonore che dal solo pianistico si espandono in fanfare orchestrali, lasciando spazio a ogni membro del gruppo per contribuire con brevi ma intensi assoli.

Warren Wolf ha scelto di confrontarsi con "FBI Drawings: Legal Ritual" di Sadie Barnette, un collage che sovrappone immagini ingrandite del dossier FBI sul padre dell'artista, ex membro delle Pantere Nere, con grafite in polvere e matite colorate. La sua composizione "The Files" integra interviste registrate in una narrativa musicale dove circa l'80% del contenuto viene veicolato attraverso la parola parlata, mentre la seconda parte del brano si tinge di un'estetica retro anni '70 che richiama lo stile di Curtis Mayfield.

Chris Potter, attuale direttore musicale del gruppo, ha interpretato l'opera astratta e colorata di Chris Johanson in "Unknow Know with What is 12", un brano che apre l'album con tonalità maggiori che cambiano frequentemente in modo vorticoso, sostenute da un ritmo asimmetrico di 11/8 che stimola il suo assolo di sassofono tenore e le eleganti variazioni al vibrafono di Wolf.

Il progetto "Collective Imagery" va oltre la semplice trasposizione artistica. Come osserva Potter, "noi musicisti jazz stiamo pensando a molti degli stessi temi degli artisti visivi". L'arte, secondo il sassofonista, deve necessariamente riflettere empatia e compassione, reagire alle ingiustizie e testimoniare la verità. Questi valori emergono chiaramente tanto nelle opere pittoriche scelte quanto nelle composizioni musicali che ne derivano.

La formazione settettistica del SF Jazz Collective offre il perfetto equilibrio tra intimità e possibilità orchestrali. "È abbastanza piccola per permettere di sentire la personalità di ciascuno, ma offre più possibilità di arrangiamento rispetto a un tipico piccolo gruppo jazz", spiega Potter. "C'è spazio perché accadano cose inaspettate."

L'etica democratica che caratterizza il SF Jazz Collective – dove ogni membro serve il compositore del momento – ha mantenuto vivo lo spirito comunitario del gruppo attraverso le sue varie configurazioni negli ultimi ventuno anni. "Tutti sono leader di band conosciute, il che cambia le dinamiche del gruppo e lo mantiene in evoluzione", osserva Simon.

La presenza di musicisti di diverse generazioni – dai veterani della scena newyorkese degli anni '80 e '90 come Potter, Sánchez e Simon, ai più giovani membri – garantisce un continuo dialogo tra tradizione e innovazione. Questa diversità generazionale e stilistica si riflette nella capacità del gruppo di affrontare tematiche contemporanee mantenendo radici profonde nella tradizione jazzistica.

"Collective Imagery" rappresenta più di un semplice album: è un manifesto artistico che dimostra come il jazz contemporaneo possa dialogare con altre forme d'arte senza perdere la propria identità. L'esperimento del SF Jazz Collective suggerisce nuove possibilità espressive per la musica improvvisata, aprendo la strada a collaborazioni interdisciplinari sempre più innovative.

L'uscita dell'album il 17 ottobre 2025 segnerà un momento significativo non solo per la storia del SF Jazz Collective, ma per l'evoluzione stessa del linguaggio jazzistico contemporaneo. In un'epoca in cui l'arte è chiamata a riflettere sulla complessità del mondo moderno, "Collective Imagery" offre una risposta sofisticata e profondamente umana, dimostrando che la creatività può ancora essere un ponte tra diverse comunità artistiche e culturali.

Il risultato è un'opera che, nelle parole del critico Ben Ratliff, rappresenta "un super-cervello per quello che suona il jazz serio di oggi", un'affermazione che acquista nuove dimensioni quando la musica si fa specchio dell'arte visiva e, attraverso di essa, della società contemporanea.

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