prolex è una sorta di concept album che mira a esprimere musicalmente una dimensione esistenziale particolare, quella che nasce dall’esperienza della generazione degli anni Duemila.
«prolex – dichiara il trio – è figlio di un mondo iperconnesso che segue la velocità delle macchine e dove l’errore non viene ammesso. Parla del senso di solitudine frutto della società individualista moderna e di un allontanamento progressivo dalla natura e dai suoi ritmi più umani. Soprattutto incorpora il senso di inadeguatezza e di impotenza di un’intera generazione. Quest’esperienza rimane impressa nella nostra musica e diventa parte costituente dell’estetica e delle tematiche dei brani».
Peculiarità sostanziale del progetto non è evidenziare le capacità strumentali dei singoli membri, quanto piuttosto delineare uno spazio comune, dare forma a un progetto collettivo in cui il contributo di ciascuno sia fondamentale e di pari importanza, senza porsi limiti di genere e sfruttando l'improvvisazione come strumento narrativo.
«Per questo motivo – confidano i tre – lo spazio solistico è ridotto all’osso ed è stato inserito in un secondo momento nel processo di creazione, per essere a servizio del sound complessivo. Il suono del gruppo è sicuramente l’aspetto che privilegiamo, una caratteristica che sia allo stesso tempo decisamente riconoscibile ed estremamente malleabile. Il metodo compositivo – proseguono – è perciò molto vario, a volte qualcuno propone un brano piuttosto completo, altre volte partiamo da bozze da elaborare insieme o da vere e proprie jam».
“prolex”, pubblicato da Auand Records, consta di quattro singoli già disponibili su tutte le piattaforme digitali, compreso Bandcamp.
Da segnalare è inoltre il contributo di Francesco Ponticelli, del Cicaleto Studio Recording, rivelatosi fondamentale nel processo di definizione del sound della band.
Come tengono a sottolineare gli stessi Prolex «Trovare una persona con una profonda comprensione emotiva e di conseguenza sonora, con una grande sensibilità musicale che non snaturi mai la visione del gruppo è stato determinante per l’esito finale. Grazie a lui e a Marco Valente, della stessa Auand Records, non solo abbiamo realizzato questo primo lavoro discografico ma abbiamo anche potuto comprendere meglio la natura del nostro progetto e quelli che ne saranno i prossimi sviluppi».

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