In un evento dominato dal rock – con artisti come Jimi Hendrix, The Who, The Doors, Joni Mitchell e molti altri – Davis decise di portare il linguaggio del jazz elettrico al centro della scena, in un contesto che raramente, fino ad allora, aveva dato spazio a questo universo musicale.
Il concerto, passato alla storia con il titolo Call It Anything (così venne presentato al pubblico dall’annunciatore), rappresenta un punto di svolta nella parabola artistica del trombettista.
Dopo l’uscita di Bitches Brew (1970), Miles stava esplorando nuovi territori sonori: un jazz contaminato dal rock, dal funk e dalle sonorità psichedeliche, in cui l’improvvisazione si mescolava con l’energia elettrica e la ripetitività dei groove. L’Isle of Wight divenne così il palcoscenico perfetto per mostrare al mondo questa trasformazione radicale.
La formazione che lo accompagnava era di prim’ordine: Chick Corea e Keith Jarrett alle tastiere elettriche, Gary Bartz al sax, Dave Holland al basso, Jack DeJohnette alla batteria e Airto Moreira alle percussioni. Un ensemble che incarnava la nuova frontiera del jazz fusion, capace di creare un muro sonoro travolgente, pulsante e ipnotico.
La performance, lunga poco meno di 40 minuti, fu un flusso ininterrotto di energia, senza interruzioni né presentazioni. Davis, con la tromba rivolta verso il pubblico e il corpo quasi sempre girato verso i musicisti, guidava il gruppo più con gesti e segnali che con parole, costruendo un dialogo costante e febbrile. Il risultato fu un magma sonoro che lasciò spiazzati molti spettatori: una parte del pubblico rimase perplessa, abituata a strutture rock più immediate, ma per altri fu una rivelazione.
Con quella esibizione Miles Davis non si limitò a presentare il suo nuovo corso musicale, ma si impose come ponte tra due mondi: quello del jazz e quello del rock. L’energia del suo set dimostrò che l’improvvisazione e la sperimentazione potevano trovare spazio anche nei festival di massa, segnando un precedente importante per le generazioni successive.
Oggi quella performance è considerata un documento storico imprescindibile. Pubblicata integralmente molti anni dopo in registrazioni ufficiali come Miles Davis: Bitches Brew Live e Miles Electric: A Different Kind of Blue, continua a testimoniare un momento in cui il jazz, reinventato e amplificato, seppe conquistare un pubblico che fino ad allora sembrava distante.
All’Isle of Wight del 1970, Miles Davis non portò soltanto la sua musica: portò una dichiarazione artistica, la prova che il jazz poteva essere rivoluzionario, radicale e moderno anche nel cuore della cultura rock. Un concerto che, a oltre cinquant’anni di distanza, continua a brillare come una delle vette della sua inarrestabile ricerca sonora.

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