Craig Taborn, Nels Cline, Marcus Gilmore - Trio of Bloom

Nel panorama del jazz contemporaneo esistono combinazioni che sembrano inevitabili, quasi predestinate dalla logica musicale stessa. 

L'unione di Craig Taborn, Nels Cline e Marcus Gilmore nel progetto "Trio of Bloom" rappresenta esattamente questo tipo di convergenza naturale, dove tre visioni artistiche complementari si fondono per creare qualcosa di completamente nuovo e al tempo stesso profondamente radicato nella tradizione dell'improvvisazione avanzata.

Il loro album omonimo, in uscita il 26 settembre 2025 per Pyroclastic Records, segna il primo incontro ufficiale tra questi tre giganti della musica contemporanea, convergendo in una creazione che sboccia, come i fiori che adornano l'artwork dell'album, in una cosa vivente di radiante bellezza, vibrante vitalità e intensità sensuale.

"Queen King" emerge come il primo singolo dell'album, presentato in esclusiva attraverso un video in studio, e rappresenta perfettamente l'estetica del gruppo. Il brano si configura come un'esperienza spirituale afrobeat, con le tastiere aeree e psichedeliche di Taborn in primo piano, culminando dopo sei minuti con la caratteristica "skronk" chitarristica di Cline.

Craig Taborn porta nel progetto la sua esperienza ventennale come uno dei tastieristi più innovativi del jazz contemporaneo. La sua capacità di muoversi fluidamente tra il pianoforte acustico e i sintetizzatori, combinata con una comprensione profonda sia dell'armonia tradizionale che delle possibilità soniche più avanguardistiche, conferisce al trio una palette timbrica ricchissima.

Nels Cline arriva forte della sua doppia identità di leggenda del rock contemporaneo, grazie ai suoi due decenni con i Wilco, e di esploratore instancabile delle possibilità chitarristiche nel jazz e nella musica improvvisata. Nel contesto del trio, Cline utilizza chitarre a 6 e 12 corde, lap steel guitar e persino il basso sui brani "Queen King" e "Bend It", dimostrando ancora una volta la sua versatilità strumentale.

Marcus Gilmore completa il trio con la sua eredità ritmica che affonda le radici nella grande tradizione del jazz ma si estende verso territori più sperimentali. Nipote del leggendario batterista Roy Haynes, Gilmore ha sviluppato un linguaggio personale che combina precisione tecnica e libertà espressiva, qualità essenziali per sostenere le esplorazioni soniche dei suoi partner.

L'album è stato registrato dal vivo dal 24 al 26 novembre 2024 presso The Bunker di Brooklyn, mixato da aprile al maggio 2025 presso il Circular Ruin Studio sempre a Brooklyn e masterizzato da Scott Hull presso Masterdisk. La scelta di registrare dal vivo in studio riflette l'approccio del trio all'improvvisazione collettiva, dove l'energia del momento e l'interazione spontanea tra i musicisti diventano elementi compositivi fondamentali.

David Breskin ha curato la produzione, guidando il processo di cattura di questa alchimia musicale complessa. La sua esperienza nel documentare sessioni di improvvisazione avanzata si rivela cruciale per preservare la spontaneità del trio senza sacrificare la chiarezza sonora necessaria per apprezzare le sottili interazioni tra gli strumenti.

L'album presenta undici composizioni che spaziano attraverso territori musicali diversi, mantenendo sempre una coerenza estetica che deriva dall'approccio condiviso all'improvvisazione. 

La scelta di pubblicare l'album con Pyroclastic Records, l'etichetta indipendente guidata dalla pianista Kris Davis, non è casuale. L'etichetta si è distinta per la sua attenzione alla musica improvvisata di qualità e per la capacità di documentare progetti che sfidano le categorizzazioni tradizionali del jazz contemporaneo.

Questa collocazione discografica sottolinea l'intenzione del trio di posizionarsi all'interno di una comunità artistica che privilegia la ricerca espressiva rispetto alle considerazioni commerciali, permettendo ai tre musicisti di esplorare territori sonori che potrebbero risultare troppo avanzati per etichette più mainstream.

"Trio of Bloom" arriva in un momento particolare per il jazz contemporaneo, quando i confini tra generi musicali si fanno sempre più labili e quando musicisti di estrazione diversa collaborano con naturalezza crescente. Il progetto rappresenta un esempio perfetto di come la musica improvvisata possa evolversi mantenendo le sue radici nella tradizione jazzistica ma aprendosi a influenze e sonorità provenienti da ambiti musicali diversi.

Il successo di "Trio of Bloom" potrebbe aprire la strada a ulteriori collaborazioni tra questi tre musicisti, che hanno dimostrato una compatibilità artistica notevole. La loro capacità di creare musica che suona sia familiare che completamente nuova suggerisce un potenziale creativo che questo primo album probabilmente esplora solo parzialmente.

"Trio of Bloom" offre un esempio di unità artistica che nasce dalla diversità delle esperienze individuali, promettendo di influenzare e ispirare la prossima generazione di musicisti improvvisatori. L'album si presenta come un documento essenziale per comprendere le direzioni attuali del jazz contemporaneo e le possibilità future di questa musica in continua evoluzione.

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