Earl “Fatha” Hines (documentario)

Nel 1975 il canale televisivo britannico ATV realizzò un documentario straordinario su Earl Hines, girato all’interno del celebre club Blues Alley di Washington D.C. 

Lontano dai grandi palchi e dalle produzioni più spettacolari, la scelta di ambientare il film in un contesto intimo consente di cogliere l’essenza di un musicista che per decenni è stato considerato tra i più grandi pianisti jazz di sempre. Non a caso Count Basie lo definì “il pianista più grande del mondo”, riconoscendo la sua influenza profonda sul linguaggio jazzistico moderno.

Il documentario alterna momenti di performance a riflessioni personali, in cui Hines racconta con semplicità e chiarezza il suo approccio alla musica. In una delle dichiarazioni più celebri, afferma: “The way I like to play is that … I’m an explorer … I’m looking for something all the time … almost like I’m trying to talk”. Una frase che riassume perfettamente la sua arte: suonare per Hines significava esplorare, cercare continuamente nuove possibilità espressive, trasformando il pianoforte in una voce capace di dialogare.

La regia riesce a catturare questo spirito di ricerca, alternando primi piani sul volto e sulle mani del pianista a inquadrature che restituiscono l’atmosfera calorosa del club. Il pubblico diventa parte integrante della scena, reagendo all’energia, alle invenzioni improvvisate, persino ai caratteristici vocalizzi con cui Hines accompagnava talvolta i suoi assoli. 

Non è un caso che l’International Herald Tribune lo abbia definito “il più grande film jazz mai realizzato”: non solo un ritratto, ma un’esperienza capace di trasmettere l’essenza di un’arte viva.

A quell’altezza della sua carriera, Hines aveva già attraversato oltre mezzo secolo di storia del jazz. Nato nel 1903 a Duquesne, vicino Pittsburgh, aveva sviluppato da giovanissimo un linguaggio pianistico unico, capace di fondere la solidità della formazione classica con l’inventiva improvvisativa. 

Dopo aver segnato un’epoca negli anni Venti e Trenta, negli anni Sessanta e Settanta riuscì a ritrovare una nuova stagione di notorietà, portando la sua musica in giro per il mondo con freschezza e vitalità sorprendenti.

Rivedere oggi il documentario significa non solo ascoltare un grande maestro in un momento di forma straordinaria, ma anche assistere a una vera e propria lezione di storia del jazz. In un’ora di immagini e suoni prende vita l’universo creativo di un artista che ha saputo innovare senza mai perdere il contatto con la tradizione, trasformando ogni concerto in un dialogo aperto, vibrante e irripetibile.

Nessun commento:

Posta un commento