Ken McIntyre/Eric Dolphy - Looking Ahead (Original Jazz Classics)

Negli anni '60, pochi incontri musicali hanno il potenziale di essere tanto affascinanti quanto quello tra due maestri dei fiati multipli: Eric Dolphy e Ken McIntyre

La recente ristampa di "Looking Ahead" (Original Jazz Classics, 2025), originariamente registrato nel 1960 e pubblicato nel 1961, ci offre l'opportunità di riscoprire questa collaborazione unica, seppur non completamente realizzata nelle sue potenzialità.

Per ogni appassionato di Eric Dolphy, ogni registrazione della sua carriera tragicamente breve riveste un'importanza fondamentale. Dolphy, scomparso prematuramente nel 1964 a causa di un attacco cardiaco provocato da diabete non diagnosticato, riuscì fortunatamente a registrare in modo prolifico tra il 1960 e il 1964. 

Tra le sue numerose registrazioni per la Prestige, "Looking Ahead" rappresenta un caso particolare: un album dove Dolphy non è il leader, ma co-protagonista insieme a Ken McIntyre, che ottiene il credito principale e firma le composizioni originali eseguite.

L'incontro tra questi due polistrumentisti presenta un potenziale straordinario. Entrambi maestri del sassofono alto e del flauto, con Dolphy che aggiunge anche il clarinetto basso al suo arsenale. Tuttavia, le molte possibilità offerte da questa varietà strumentale vengono sfruttate solo parzialmente nell'album. La maggior parte dei brani vede entrambi i musicisti concentrarsi sul sassofono alto, con alcuni passaggi al flauto, mentre il clarinetto basso di Dolphy - uno dei suoi strumenti più caratteristici e rivoluzionari - viene utilizzato solamente nel brano conclusivo. 

A sostenere questo dialogo tra fiati troviamo una sezione ritmica di altissimo livello: il pianista Walter Bishop Jr., il bassista Sam Jones e il batterista Art Taylor. Questi musicisti suonano ancora nella tradizione hard bop, uno stile dal quale sia Dolphy che McIntyre si sarebbero progressivamente allontanati negli anni successivi, abbracciando linguaggi più sperimentali e d'avanguardia.

Nonostante Ken McIntyre ottenga il credito principale e sia l'autore delle composizioni, è indiscutibilmente Eric Dolphy a emergere come la voce più potente dell'album. Il suo fraseggio e il suo timbro risultano molto più audaci e stilisticamente maturi rispetto al collega, più giovane di tre anni. È un classico caso in cui il co-protagonista finisce per "rubare la scena" al leader nominale.

Questa supremazia artistica di Dolphy, tuttavia, non deve sorprendere. Nel 1960, il sassofonista stava attraversando un periodo di straordinaria creatività e maturazione stilistica. Per chi volesse apprezzare appieno il genio di Dolphy, vale la pena ricordare che i suoi lavori da leader dello stesso periodo mostrano una qualità artistica ancora superiore.

Ken McIntyre, pur risultando in secondo piano in questa particolare registrazione, avrebbe continuato la sua evoluzione artistica negli anni successivi. Nel 1966 avrebbe partecipato al leggendario "Unit Structures" di Cecil Taylor, dove avrebbe dimostrato le sue capacità anche su oboe e clarinetto basso. Successivamente avrebbe collaborato con la Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, confermando la sua apertura verso linguaggi più sperimentali.

McIntyre è rimasto attivo sia come performer che come educatore fino alla sua morte nel 2001, contribuendo significativamente allo sviluppo del jazz d'avanguardia e alla formazione di nuove generazioni di musicisti.

"Looking Ahead" rappresenta quindi un documento di importanza storica fondamentale: cattura un momento di transizione nel jazz, quando musicisti visionari stavano esplorando nuove possibilità espressive pur rimanendo ancora legati alle strutture del hard bop. La recente ristampa permette a una nuova generazione di ascoltatori di scoprire questo incontro tra due personalità uniche del jazz.

Sebbene l'album non realizzi completamente le potenzialità insite nell'incontro tra questi due maestri dei fiati multipli, resta un ascolto essenziale per comprendere l'evoluzione del linguaggio jazzistico all'alba degli anni '60 e per apprezzare il genio precoce di Eric Dolphy nel pieno della sua maturazione artistica.

Nessun commento:

Posta un commento