Ornette Coleman – The Shape of Jazz to Come

Quando nel maggio del 1959 Ornette Coleman entrò negli studi della Atlantic Records per registrare The Shape of Jazz to Come, il jazz stava per vivere una delle sue trasformazioni più radicali. 

Questo album non rappresentò semplicemente un nuovo capitolo nella storia del genere, ma un vero e proprio manifesto rivoluzionario che avrebbe ridefinito i confini della musica improvvisata per sempre.

Ornette Coleman, sassofonista contralto nato in Texas nel 1930, aveva già scandalizzato e affascinato il mondo del jazz con le sue prime apparizioni nei club di New York. 

La sua visione musicale era tanto semplice quanto rivoluzionaria: liberare il jazz dalle catene degli accordi predeterminati e delle strutture armoniche convenzionali. The Shape of Jazz to Come fu il manifesto di questa filosofia, un disco che annunciava audacemente quale direzione avrebbe preso il jazz del futuro.

L'album presenta Coleman alla guida di un quartetto essenziale ma potente: Don Cherry alla tromba tascabile, Charlie Haden al contrabbasso e Billy Higgins alla batteria. Questa formazione, apparentemente tradizionale, nascondeva un approccio completamente nuovo alla musica d'insieme. Senza pianoforte a fornire le armonie di supporto, i musicisti erano liberi di esplorare territori sonori inesplorati, creando un dialogo musicale basato più sull'ascolto reciproco che su schemi prestabiliti.

Il cuore pulsante dell'innovazione di Coleman risiedeva nel suo concetto di "armolodica" - un termine che avrebbe coniato più tardi per descrivere la sua filosofia musicale. Nei brani di The Shape of Jazz to Come, l'armonia tradizionale viene abbandonata in favore di un approccio melodico-ritmico dove ogni nota ha lo stesso valore e importanza. Pezzi come "Lonely Woman", con la sua melodia struggente e la sua struttura non convenzionale, o l'energico "Congeniality" dimostrano come Coleman riuscisse a creare coerenza musicale senza ricorrere agli schemi armonici del bebop.

La reazione della critica e del pubblico fu immediata e polarizzata. Mentre alcuni salutarono Coleman come il nuovo profeta del jazz, altri lo accusarono di non saper suonare e di distruggere la tradizione. Il critico musicale Martin Williams fu tra i primi a riconoscere la portata storica dell'album, mentre musicisti affermati come Miles Davis e Charles Mingus si divisero sul valore della proposta colemaniana.

L'album arrivò in un momento cruciale della storia americana. Il 1959 fu l'anno di Kind of Blue di Miles Davis e Time Out di Dave Brubeck, ma anche un periodo di fermentazione sociale che avrebbe portato ai movimenti per i diritti civili degli anni Sessanta. La musica di Coleman, con la sua ricerca di libertà espressiva assoluta, risuonava con lo spirito di cambiamento dell'epoca.

The Shape of Jazz to Come non fu solo profeta del futuro, ma architetto attivo di quel futuro. L'album aprì la strada al free jazz degli anni Sessanta, influenzò generazioni di musicisti d'avanguardia e dimostrò che il jazz poteva reinventarsi radicalmente mantenendo la sua essenza. La libertà espressiva che Coleman predicava e praticava sarebbe diventata uno dei pilastri del jazz contemporaneo.

Brani come "Peace" e "Focus on Sanity" mostrano come Coleman riuscisse a bilanciare sperimentazione e accessibilità, creando musica che era tanto intellettualmente stimolante quanto emotivamente coinvolgente. La sua capacità di trovare bellezza nella dissonanza e ordine nel caos avrebbe ispirato non solo jazzisti, ma anche musicisti rock, punk e di musica contemporanea.

A distanza di oltre sessant'anni dalla sua pubblicazione, The Shape of Jazz to Come mantiene intatta la sua forza rivoluzionaria. L'album non rappresenta solo un momento di rottura nella storia del jazz, ma una dichiarazione di indipendenza artistica che risuona ancora oggi. Coleman dimostrò che l'innovazione non richiede la distruzione del passato, ma la sua reinterpretazione coraggiosa e visionaria.

Il titolo dell'album si rivelò profetico: Coleman non stava semplicemente immaginando il futuro del jazz, lo stava attivamente creando. 

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