Sonny Rollins - The Prestige Albums 1953–1957

Ci sono momenti nella storia del jazz che, a distanza di decenni, restano impressi come vere e proprie epifanie. Gli anni che vanno dal 1953 al 1957 per Sonny Rollins appartengono senza dubbio a questa categoria. 

Il cofanetto The Prestige Albums 1953–1957 racchiude proprio quel periodo in cui il sassofonista tenore, ancora giovanissimo, si stava trasformando da promessa in figura centrale della scena jazz.

Si tratta di incisioni che catturano l’energia di un musicista in continuo movimento, capace di trasformare ogni sessione in un laboratorio creativo. 

Rollins, nato a New York nel 1930, aveva già avuto modo di suonare con giganti come Thelonious Monk e Miles Davis. Con la Prestige firma dischi che, a riascoltarli oggi, suonano come pagine di un diario di formazione, ma con la potenza di opere definitive.

Tra i titoli compresi nel cofanetto, spicca inevitabilmente Saxophone Colossus (1956), l’album che ha reso immortale il nome di Rollins. Brani come St. Thomas o Blue 7 sono entrati nella leggenda: il primo, con il suo ritmo caraibico, mostra il lato più luminoso e gioioso del sassofonista; il secondo, invece, con un’improvvisazione lunga e visionaria, è una vera lezione di costruzione tematica.

Ma non è tutto. In Tenor Madness, registrato sempre nel 1956, troviamo l’unica incisione in studio con John Coltrane: un incontro tra titani che, anche solo per questo, rende il disco indispensabile. E ancora, con Rollins Plays for Bird rende omaggio a Charlie Parker con un medley di oltre venti minuti, tra ammirazione e desiderio di emancipazione da quell’ingombrante eredità.

Non bisogna dimenticare le collaborazioni con Miles Davis, che lo volle al suo fianco in un EP del 1954. In quelle registrazioni Rollins non è più soltanto un giovane talento, ma un compositore con idee precise: Oleo, Doxy e Airegin diventano subito standard, a dimostrazione della sua capacità di scrivere musica che vive ben oltre l’occasione discografica.

Questi anni sono un crocevia non solo per Rollins, ma per l’intero jazz. È l’epoca dell’hard bop, che nasce come evoluzione del bebop e che trova nei sassofonisti la voce più potente. Rollins, con il suo suono pieno e al tempo stesso elastico, porta nel sax tenore una nuova libertà: i suoi soli non sono soltanto virtuosismi, ma veri e propri racconti.

È interessante notare come, nelle sessioni per Prestige, Rollins sembri muoversi su due binari: da un lato la ricerca di un linguaggio personale, dall’altro la collaborazione con colleghi che, a loro volta, stavano cambiando la storia del jazz. L’ascolto di questi dischi è dunque anche un viaggio dentro la New York musicale degli anni Cinquanta, fatta di piccoli club, jam session infuocate e registrazioni spesso rapide ma memorabili.

Il cofanetto The Prestige Albums 1953–1957 non è solo una raccolta per collezionisti. È una porta d’ingresso ideale nel mondo di Sonny Rollins e, più in generale, nel cuore pulsante del jazz moderno. Ascoltandolo oggi, si percepisce ancora quella freschezza e quella capacità di sorprendere che fanno di Rollins uno dei più grandi improvvisatori di sempre.

Che lo si avvicini per la prima volta o lo si conosca già bene, il fascino di queste registrazioni resta intatto: ogni nota è un frammento di un’epoca, ogni solo una dimostrazione di come la musica possa essere allo stesso tempo disciplina e libertà assoluta.

Nessun commento:

Posta un commento