Bill Evans: ricordando un gigante nel giorno del suo compleanno

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Oggi ricorre il 96° anniversario della nascita di William John "Bill" Evans, uno dei pianisti più influenti e rivoluzionari nella storia del jazz. 

Nato a Plainfield nel New Jersey nel 1929, Evans ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama musicale mondiale, trasformando per sempre il modo di concepire l'armonia e l'interpretazione nel jazz moderno.

Bill Evans non era solo un pianista: era un poeta delle tastiere, capace di trasformare ogni performance in un'esperienza emotiva profonda e intima. La sua tecnica raffinata, influenzata dai grandi impressionisti francesi come Debussy e Ravel, ha portato una nuova dimensione liristica al jazz, creando un linguaggio musicale unico che ancora oggi ispira generazioni di musicisti.

La sua capacità di reinventare gli standard jazz era leggendaria. Brani come "Someday My Prince Will Come" e "My Favorite Things" diventavano nelle sue mani audaci esperimenti ritmici e cromatici, trasformazioni che rivelavam sempre nuove sfaccettature di composizioni già note.

Nel 1959, Evans entrò nella storia del jazz come membro del sestetto di Miles Davis, contribuendo alla realizzazione di "Kind of Blue", unanimemente considerato uno dei capolavori assoluti del genere. Il suo tocco delicato e la sua sensibilità armonica furono elementi cruciali nel definire quel suono modale che avrebbe influenzato il corso del jazz per i decenni successivi.

La collaborazione con Davis dimostrò la versatilità di Evans e la sua capacità di adattarsi a diversi contesti musicali, mantenendo sempre la propria identità artistica distintiva.

Il vero laboratorio creativo di Evans fu però il suo trio, formato con il bassista Scott LaFaro e il batterista Paul Motian. Le registrazioni dal vivo al Village Vanguard del giugno 1961, che produssero gli album "Sunday at the Village Vanguard" e "Waltz for Debby", rappresentano alcune delle vette più alte mai raggiunte nella musica jazz.

La tragica morte di LaFaro, appena dieci giorni dopo quelle storiche registrazioni, segnò profondamente Evans, che si ritirò temporaneamente dalle scene. Quel trio aveva creato un nuovo paradigma nell'interplay jazzistico, dove ogni strumento aveva pari dignità espressiva in un dialogo musicale di rara intensità.

Evans fu anche un pioniere nell'uso delle nuove tecnologie musicali. Il suo album "Conversations with Myself" del 1963 sfruttò la registrazione multitraccia per permettere al pianista di suonare con se stesso su tre canali diversi, creando un effetto di conversazione musicale che gli valse un Grammy Award. Questa innovazione tecnica aprì nuove possibilità espressive che molti artisti avrebbero poi esplorato.

Oltre alla sua attività di interprete, Evans lasciò al mondo composizioni destinate a diventare standard eterni. "Waltz for Debby", scritta per sua nipote, è forse la più celebre, ma brani come "Very Early" e "Re: Person I Knew" dimostrano la sua capacità compositiva e la sua sensibilità melodica unica.

Queste composizioni sono state registrate da innumerevoli artisti, testimoniando la loro bellezza universale e la loro capacità di attraversare generi e generazioni musicali.

Evans vinse sette Grammy Awards su trentuno nomination, un riconoscimento che però rappresenta solo una piccola parte del suo vero impatto sulla musica. La sua influenza si estende ben oltre i confini del jazz, toccando musicisti di ogni genere che hanno trovato nella sua poetica musicale una fonte di ispirazione inesauribile.

Scomparso prematuramente nel 1980 all'età di 51 anni, Bill Evans aveva già rivoluzionato il linguaggio pianistico jazzistico, introducendo un approccio introspettivo e lirico che continua a influenzare musicisti in tutto il mondo.

Nel giorno del suo compleanno, ricordiamo Bill Evans non solo come un virtuoso delle tastiere, ma come un artista che ha saputo toccare l'anima di chiunque abbia avuto la fortuna di ascoltare la sua musica. La sua capacità di trasformare l'intimità in universalità, di rendere accessibile la complessità armonica attraverso la bellezza melodica, rimane un esempio luminoso di cosa possa significare essere un vero artista.

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