Gerry Mulligan Meets Johnny Hodges (Verve Vinyl Series)

Ci sono incontri musicali che sembrano scritti nel destino, momenti in cui due artisti di calibro differente trovano un terreno comune che trascende le loro singole poetiche per creare qualcosa di unico e irripetibile. 

È esattamente quello che accadde il 17 novembre 1959 negli studi di Hollywood, quando Gerry Mulligan e Johnny Hodges si incontrarono per registrare quello che sarebbe diventato uno degli album di collaborazione più celebrati della storia del jazz.

Ora, a distanza di oltre sessant'anni, la Verve Records ha deciso di rimettere in circolazione questo gioiello con una ristampa di lusso all'interno della serie Acoustic Sounds, masterizzata dai nastri analogici originali e stampata su vinile da 180 grammi in una confezione gatefold deluxe. Una scelta che testimonia l'importanza perdurante di questo lavoro nel panorama jazzistico internazionale.

L'album rappresenta una delle migliori collaborazioni di Mulligan con altri strumentisti, un incontro tra due visioni stilistiche apparentemente distanti ma sorprendentemente complementari. Da una parte Johnny Hodges, il raffinato sassofonista alto cresciuto nell'orchestra di Duke Ellington, con il suo suono caldo e la sua fraseggiatura elegante; dall'altra Gerry Mulligan, il sassofonista baritono californiano, pioniere del cool jazz e dell'approccio contrappuntistico al jazz moderno.

La formazione che accompagnò i due giganti era solida quanto discreta: Claude Williamson al piano, Buddy Clark al contrabbasso e Mel Lewis alla batteria, una sezione ritmica che seppe fornire il supporto ideale senza mai sovrastare il dialogo principale tra i due sassofoni. La scaletta dell'album riflette la parità artistica dei due protagonisti, con tre composizioni originali ciascuno, a dimostrazione di come questa non fosse una semplice session di accompagnamento ma un vero incontro tra pari.

Particolarmente interessante è il brano "What's the Rush" di Mulligan, dove il sassofonista baritono si ritira completamente per lasciare tutto lo spazio al sassofono alto di Hodges. Un gesto di generosità artistica che racconta molto dello spirito con cui fu concepito l'intero progetto: non una competizione tra ego, ma una celebrazione delle differenze stilistiche e della ricchezza che può nascere dal loro incontro.

La ristampa si inserisce nel più ampio progetto della serie Acoustic Sounds, lanciata nel 2020 con l'obiettivo dichiarato di produrre "le ristampe di più alta qualità di alcuni dei più grandi album jazz del mondo". Il CEO di Acoustic Sounds, Chad Kassem, ha sottolineato come ogni fase del processo produttivo sia "progettata per soddisfare i più alti standard", dalla selezione dei titoli alla masterizzazione, dalla stampa al confezionamento.

Per Hodges, questo album rappresenta una delle ultime testimonianze del suo genio in formazione ridotta, dopo aver lasciato nel 1951 la grande orchestra di Ellington per dedicarsi proprio a progetti più intimi. Il suo successivo ritorno nell'orchestra del Duca avverrà di lì a poco, ma questo disco rimane come una finestra preziosa su quello che avrebbe potuto essere un percorso alternativo della sua carriera artistica.

Per Mulligan, invece, l'album si colloca nel periodo aureo delle sue collaborazioni per la Verve, un'etichetta che seppe valorizzare la sua capacità di creare alchimie musicali con i più diversi partner. La sua abilità nel trovare il giusto equilibrio tra la propria personalità artistica e quella degli ospiti trova qui una delle sue espressioni più mature.

La ristampa di "Gerry Mulligan Meets Johnny Hodges" non è quindi solo un regalo per i collezionisti di vinili o per gli appassionati di jazz storico, ma rappresenta l'occasione per riscoprire un album che continua a suonare fresco e attuale. In un'epoca in cui le collaborazioni musicali sono spesso dettate da logiche commerciali, questo disco ricorda cosa può accadere quando due maestri si incontrano con il solo desiderio di fare musica insieme, senza altri scopi se non quello di esplorare le infinite possibilità del linguaggio jazzistico.

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