L’album è nato in modo quasi fortuito, nei momenti liberi rimasti alla fine delle registrazioni di un altro lavoro, Fervency. In quelle pause, anziché lasciare passare il tempo, Grasso ha deciso di mettersi semplicemente a suonare, lasciando che la musica scorresse libera e spontanea.
Il risultato è un disco intimo e virtuosistico, un viaggio nel cuore del bebop che omaggia i grandi maestri del genere, in particolare i pianisti che hanno influenzato la sua formazione. Con la sola chitarra, Grasso riesce a evocare la complessità armonica, la vivacità ritmica e la profondità emotiva tipiche di quella stagione musicale.
Scorrendo la scaletta, emergono alcune perle davvero affascinanti. “Chasin’ the Bird” — brano di Charlie Parker — qui diventa quasi uno studio tecnico, pensato da Grasso per spingere all’estremo l’indipendenza delle dita, un esercizio impegnativo ma gratificante, “Salt Peanuts”, brano che spesso esegue con il trio, risplende di energia anche in assenza di accompagnamento ritmico.
Non mancano momenti di dolce nostalgia: “Stella by Starlight” evoca ricordi dello studio con Barry Harris, mentre “Pannonica” è un omaggio delicato alla madre e al suo pezzo preferito di Monk. “Sid’s Delight” (Tadd Dameron) rivive nella sua forma originale—una scelta poco comune che dimostra la sua curiosità stilistica. .
“Time Waits” trasmette tutta la malinconia del distacco, con un’intensa dedizione alla famiglia lontana. Un altro esempio della sua creatività: “Stars Over Marrakech”, ispirato dalla musica di Elmo Hope, brilla grazie a una sapiente alternanza tra linee di basso e melodia, suonate da un solo uomo. E non dimentichiamoci di “Monopoly” (Bud Powell): Grasso gioca con gli “rhythm changes”, modificandone l’andamento per imprimere la propria firma al pezzo
Tra una traccia e l’altra si percepisce la volontà di Grasso di raccontare il bebop non come un esercizio di stile, ma come un linguaggio vivo, capace di esprimere emozioni personali. Il suono è cristallino, il fraseggio ricco di sfumature, e ogni pezzo sembra essere una piccola conversazione tra lui e la tradizione, filtrata attraverso la sua sensibilità contemporanea.
Solo Be-Bop! è così un album che unisce rispetto per la storia e voglia di sperimentare, offrendo un ascolto che alterna energia e introspezione. È un lavoro che mostra tutta la maturità artistica di Pasquale Grasso e la sua capacità di far parlare la chitarra come fosse un’orchestra intera.

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