Dino Betti van der Noot - Brahm Dreams Still

Nel panorama del jazz orchestrale contemporaneo, pochi nomi possiedono la statura artistica e la costanza creativa di Dino Betti van der Noot. 

Compositore e direttore d'orchestra nato a Rapallo nel 1936, pubblica ora il suo diciassettesimo album, "Brahm Dreams Still", per l'etichetta Audissea, confermandosi ancora una volta uno dei più raffinati architetti sonori del jazz italiano.

È una compagine pressoché fissa l'orchestra di ventidue elementi che da anni presta suono, corpo, concretezza angelica alle "directions in music" di Dino Betti van der Noot. 

Questo ensemble, che rappresenta l'unico elemento stabile in una musica altrimenti caratterizzata da continuo movimento e flusso, costituisce il cuore pulsante della visione artistica del compositore ligure.

La stabilità della formazione permette a Betti van der Noot di sviluppare un linguaggio orchestrale sempre più sofisticato e personale. I suoi musicisti, gli stessi che lo accompagnano da anni e con cui c'è un rapporto ormai quasi simbiotico, sembrano tessere una tela leggera, quasi eterea, che al momento giusto arricchiscono con una fantasia, un ricamo.

Il maestro dimostra una comprensione profonda delle potenzialità individuali dei suoi musicisti. Dino Betti van der Noot sa come utilizzare i solisti e ne rivendica l'importanza all'interno del suo stile di scrittura, non tanto nel senso di indirizzarne a priori l'apporto ("Non sono interessato a che i solisti improvvisino sul tema", riportano le note di copertina curate dal critico Thomas Conrad), ma piuttosto con l'idea di utilizzare in un punto specifico le qualità strumentali dell'uno o dell'altro.

Miles Davis, ma anche Ellington (ma anche Gil Evans, Stan Kenton, George Russell, Carla Bley) rappresentano i riferimenti stilistici che hanno influenzato la formazione artistica di Betti van der Noot. L'espressione "directions in music" utilizzata per descrivere il suo approccio rimanda direttamente alla lezione davisiana, suggerendo un jazz in costante evoluzione e ricerca.

"Brahm Dreams Still" si compone di cinque tracce che, secondo l'autore, devono essere ascoltate nell'ordine di comparizione, poiché sono state composte in questa sequenza. Le prime due sono le più lunghe, durano entrambe intorno ai 14 minuti e tratteggiano i consueti raffinati paesaggi sonori, in un clima di rilassata ma concentrata creatività.

L'album mette in evidenza diversi solisti di eccezionale calibro. Gli interventi al trombone di Stefano Calcagno e di Luca Begonia sono magistrali per personalità e straniamento creativo. Particolarmente significativo è il contributo di alcuni ensemble interni: sarebbe difficile farsi un'idea davvero esaustiva di questo disco prescindendo dal terzetto formato da Emanuele Parrini (violino), Danilo Mazzone (tastiere) e Vincenzo Zitello (arpa), o dall'arsenale di percussioni schierato da Stefano Bertoli, Tiziano Tononi e Federico Sanesi.

Brahm Dreams Still conferma la sua devozione per la scrittura orchestrale e le caratteristiche del suo stile, molto poetico e sottilmente evocativo ma non privo di impennate di energia, passaggi pieni di potenza orchestrale e tracce di percorsi eccentrici e inaspettati. Questa descrizione coglie perfettamente l'equilibrio che caratterizza il lavoro del compositore ligure, capace di coniugare lirismo e forza espressiva.

Il maestro si conferma ancora una volta perfetto nella gestione dei suoi 22 musicisti, che indirizza e lascia liberi con grande intelligenza ed equilibrio. Questa abilità direttoriale rappresenta forse l'aspetto più impressionante del lavoro di Betti van der Noot: la capacità di coordinare un ensemble così numeroso mantenendo al contempo spazio per l'espressione individuale.

"Brahm Dreams Still" si inserisce in una discografia che testimonia una ricerca artistica costante e mai ripetitiva. Come compositore/arrangiatore con un ampio e distinto corpo di lavori, Betti van der Noot continua a esplorare le infinite possibilità del jazz orchestrale, creando opere che dialogano con la tradizione della grande orchestra jazz pur mantenendo una voce assolutamente personale.

L'album rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di un artista che, a quasi novant'anni, continua a dimostrare una creatività e una visione musicale sorprendenti, confermandosi come uno dei più importanti compositori e direttori del jazz europeo contemporaneo.

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