Mark Turner - Reflections on: The Autobiography of an Ex-Colored Man

Nel panorama contemporaneo del jazz, pochi artisti riescono a fondere con tanta eleganza e profondità la tradizione musicale con la riflessione intellettuale. 

Mark Turner, uno dei sassofonisti tenori più rispettati e influenti della sua generazione, compie proprio questo miracolo artistico con "Reflections on: The Autobiography of an Ex-Colored Man", un album che rappresenta molto più di una semplice registrazione musicale: è un dialogo tra jazz e letteratura, tra storia e contemporaneità, tra identità e arte.

Il titolo dell'album fa riferimento al romanzo seminale "The Autobiography of an Ex-Colored Man" di James Weldon Johnson, pubblicato anonimamente nel 1912 e poi ripubblicato con il nome dell'autore nel 1927. 

Quest'opera, considerata uno dei pilastri della letteratura afroamericana, narra la storia di un uomo di sangue misto che può "passare" per bianco nella società americana segregazionista, esplorando temi di identità razziale, appartenenza culturale e il prezzo dell'assimilazione.

L’album, in uscita il 10 ottobre 2025, è pubblicato in formato digitale e nasce con il sostegno di Giant Step Arts, la realtà fondata da Jimmy Katz per promuovere progetti innovativi di musicisti jazz contemporanei. Registrato e mixato con cura per restituire ogni sfumatura timbrica, il disco conserva la dimensione narrativa originaria, alternando la voce recitante di Turner al flusso musicale dell’ensemble.

La formazione è di altissimo livello e riflette la sensibilità collettiva necessaria a un progetto di tale portata. Accanto a Turner al sassofono tenore, e impegnato anche nella narrazione, troviamo Jason Palmer alla tromba, David Virelles tra pianoforte, organo e Prophet, Matt Brewer al contrabbasso acustico ed elettrico e Nasheet Waits alla batteria. Insieme, danno corpo a un tessuto sonoro che sa muoversi tra lirismo, energia e introspezione, sostenendo e dialogando con i testi tratti dal romanzo.

La struttura dell’opera accompagna l’ascoltatore in un viaggio che attraversa atmosfere contrastanti: dall’anonimato iniziale alla riflessione sull’identità, dai paesaggi europei evocati dal protagonista fino alle tensioni politiche e personali che il romanzo mette in scena. Ogni movimento diventa un frammento di racconto musicale, un riflesso sonoro di stati d’animo e situazioni, fino a condurre a una chiusura sospesa tra meditazione e destino.

Turner aveva già presentato questo concept in forma performativa, ad esempio al Kennedy Center, ma con questa incisione l’idea trova la sua espressione più compiuta. L’album si pone così come una delle prove più ambiziose della sua carriera recente: un lavoro che va oltre la dimensione puramente musicale, e che usa il linguaggio del jazz come strumento per interrogare la memoria storica e la coscienza individuale.

La scelta di Turner di basare un intero progetto musicale su questo romanzo non è casuale. Johnson stesso era un musicista oltre che scrittore, e il jazz permea le pagine del suo libro come colonna sonora di un'America in trasformazione. Turner, con la sua sensibilità artistica raffinata, coglie questa connessione intrinseca e la trasforma in musica pura.

Nato nel 1965, Mark Turner si è affermato negli anni '90 come uno degli innovatori del linguaggio jazzistico contemporaneo. Il suo suono distintivo - caratterizzato da un tono caldo ma penetrante, una tecnica impeccabile e un approccio armonico sofisticato - lo ha reso uno dei musicisti più ricercati della scena newyorkese e mondiale.

Collaboratore di leggende viventi come Brad Mehldau, Kurt Rosenwinkel, e Fly (il trio con Larry Grenadier e Jeff Ballard), Turner ha sempre dimostrato una predilezione per progetti concettuali che vanno oltre la mera esecuzione musicale. 

Quest'album rappresenta l'evoluzione naturale del suo percorso artistico: un musicista maturo che usa la sua arte per esplorare questioni sociali, culturali e storiche di rilevanza universale.

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