La formazione presentata a Montreux è di quelle leggendarie. Joe Zawinul, con il suo arsenale di tastiere elettriche e sintetizzatori, guida il gruppo con la sua visione cosmopolita, mescolando melodie folk, groove urbani e atmosfere futuristiche. Wayne Shorter, con il suo sax lirico e al tempo stesso enigmatico, aggiunge profondità e mistero, costruendo linee melodiche che sanno essere ora dolci e cantabili, ora spigolose e visionarie.
Ma la vera novità di quel 1976 è la presenza di Jaco Pastorius: il giovane bassista, da poco entrato nella band, esplode letteralmente sul palco con la sua tecnica rivoluzionaria, fatta di armonici cristallini, velocità mozzafiato e un approccio al basso elettrico che lo rende uno strumento solista a tutti gli effetti.
Accanto a loro, il batterista Alex Acuña e il percussionista Manolo Badrena portano colori latini e un senso di movimento perenne, creando una base ritmica che fa da trampolino agli interventi solistici. È proprio questa miscela di energie e culture diverse a fare dei Weather Report un laboratorio musicale unico: jazz, rock, funk, musica etnica e improvvisazione convivono in un equilibrio sorprendente.
Il concerto di Montreux si snoda come un racconto in più capitoli. Brani come Elegant People e Scarlet Woman mostrano la scrittura visionaria di Zawinul, fatta di atmosfere sospese e sonorità innovative. In pezzi come Barbary Coast emerge la verve di Pastorius, che porta il pubblico a scoprire quanto il basso possa essere narrativo e trascinante. E poi c’è Black Market, manifesto della stagione che i Weather Report stavano inaugurando: un brano che sintetizza groove irresistibile, melodie memorabili e improvvisazione collettiva.
Guardando oggi questo video, si rimane colpiti dalla freschezza della musica: nulla sembra datato, tutto appare ancora contemporaneo. È il segno della grandezza dei Weather Report, capaci di costruire un linguaggio che non appartiene solo agli anni Settanta, ma continua a parlare alle nuove generazioni di musicisti e ascoltatori.
Live at Montreux 1976 non è solo un concerto, ma una testimonianza storica di un momento in cui la musica sapeva osare, rompere schemi e guardare avanti. È un’occasione preziosa per rivivere l’energia di una band al massimo della sua forza creativa, e per capire perché i Weather Report siano ancora oggi considerati una delle esperienze più rivoluzionarie della storia del jazz moderno.

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