Richard Davis, il virtuoso del contrabbasso, si è spento a 93 anni

Brianmcmillen
CC BY-SA 4.0

Il mondo della musica piange la scomparsa di Richard Davis, straordinario contrabbassista celebre per l’abilità tecnica, la versatilità e l’eclettismo, spentosi a 93 anni il 6 settembre a Madison, Wisconsin. 

La dolorosa notizia è stata confermata dalla figlia Persia, che ha anche aperto una pagina commemorativa in suo onore

Nato a Chicago nel 1930, Richard Davis ha attraversato quasi un secolo di musica con il contrabbasso tra le braccia, trasformandolo da semplice strumento ritmico in un linguaggio poetico, capace di parlare a più mondi contemporaneamente. 

La sua avventura musicale iniziò presto, tra le orchestre scolastiche della celebre DuSable High School, fucina di talenti del jazz di Chicago. Dopo gli studi classici, Davis si immerse rapidamente nella scena jazzistica degli anni Cinquanta, diventando un sideman richiesto per la sua capacità di unire solidità ritmica e immaginazione melodica.

Il suo percorso lo portò ad accompagnare Sarah Vaughan per molti anni, affiancandola con una sensibilità unica. Con Eric Dolphy incise album storici come Out to Lunch! e Iron Man, contribuendo a spingere il contrabbasso dentro territori sperimentali e avanguardistici. Suonò al fianco di Booker Ervin, Andrew Hill e Jaki Byard, figure chiave del jazz moderno, lasciando il segno in dischi che ancora oggi sono considerati pietre miliari. Con Elvin Jones e Roland Kirk trovò terreno fertile per esplorazioni ritmiche e timbriche che esaltavano la sua energia creativa.

Negli anni Sessanta e Settanta, Davis divenne uno dei contrabbassisti più registrati della sua epoca: collaborò con Miles Davis (pur non essendo parente), con Dexter Gordon, con Archie Shepp e con Thad Jones/Mel Lewis Orchestra, dimostrando una versatilità rara. Si muoveva con disinvoltura tra mainstream e avanguardia, senza mai smarrire la sua voce personale.

Accanto al jazz, la sua carriera fu segnata da incursioni nella musica classica e pop, ma il cuore della sua attività rimase sempre il jazz. In più di tremila registrazioni, Richard Davis ha saputo essere tanto il pilastro di un ensemble quanto un innovatore capace di spingere il contrabbasso verso nuove dimensioni espressive.

Il suo timbro era distinto, percussivo e avvolgente allo stesso tempo. Ogni nota portava con sé una precisione millimetrica e una forza emotiva che lo resero una voce indispensabile per generazioni di musicisti. Non era un semplice sideman, ma un architetto sonoro, capace di elevare qualsiasi musica gli passasse tra le mani.

Accanto alla carriera artistica, Davis dedicò la vita all’insegnamento. Per oltre quarant’anni fu docente all’Università del Wisconsin–Madison, dove trasmise tecnica, passione e disciplina a generazioni di giovani musicisti. Ma il suo impegno andava oltre: fondò una fondazione per giovani contrabbassisti e, più avanti, creò progetti per combattere il razzismo e promuovere il dialogo culturale, convinto che la musica dovesse essere un ponte tra le persone.

Richard Davis non è stato soltanto un virtuoso del contrabbasso, ma un esempio di artista totale, libero e curioso, capace di incarnare l’idea stessa di apertura. La sua eredità vive nelle incisioni, nelle orchestre che lo hanno accolto e negli studenti che lo hanno seguito. Ma soprattutto, resta viva nell’idea che la musica possa essere un luogo dove ogni confine si dissolve e ogni voce trova spazio.

Con la sua scomparsa, il jazz perde uno dei suoi interpreti più profondi e generosi, ma la sua eco continuerà a vibrare in ogni nota che ancora oggi risuona dalle corde del suo contrabbasso.

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