Un progetto di piano solo ispirato ai grandi maestri del jazz come Jarrett, Evans, Mehldau dove brani originali convivono accanto a brani noti della tradizione jazz, classica o anche bossa nova nella direzione della ricerca di un suono comune ed omogeneo.
Considerato uno dei nuovi talenti della scena musicale italiana degli ultimi anni, Federico Bonifazi ha all’attivo diverse esperienze e tour che lo hanno portato a suonare in Europa e negli Stati Uniti con grandi nomi del panorama jazz nazionale ed internazionale tra cui Philip Harper, John Webber, Jimmy Cobb, Billy Kaye, Joel Frahm, Eric Alexander, Peter Giron, Paul Jeffrey, Antoine Banville, Emanuele Cisi, Aldo Zunino, Furio di Castri e molti altri ancora.
La musica di Bonifazi racchiude in sé il giusto mix tra tradizione jazzistica internazionale e creatività armonica di stampo moderno; la sua facilità compositiva gli permette il giusto equilibrio tra melodie cantabili e una fervida creatività armonica di stile moderno, a volte anche complessa.
Nella sua più recente produzione discografica troviamo 4 produzioni della etichetta danese Steeplechase: “You’ll See” (2016) con Jimmy Cobb (dr), John Webber (cb) ed Eric Alexander (sax t); “74th Street” (2017) registrato a New York in quartetto con Philip Harper (tr), John Webber (cb), Billy Kaye (dr); “Autumn Colors” (2019), con Gianluca Petrella, Giampaolo Casati, Emanuele Cisi, Gabriele Evangelista, Alfred Kramer; “Last Minute” (2021) con Tolga Bilgin, Furio di Castri, Roberto Gatto.
“Black Bird” nasce dalle esperienze personali raccolte nell’arco degli anni, grazie ad una scelta ponderata dei brani che, se pur provenienti da diversi repertori stilistici, testimoniano la ricerca di un sound comune, definito ed omogeneo che trae ispirazione dai grandi maestri come Jarrett, Evans, Mehldau. Il disco prende il titolo dal celebre brano firmato da Lennon – McCartney, ma contiene, oltre ad alcuni miei originali, anche alcuni brani tra i più noti dei repertori del jazz, della bossa nova, della musica classica. Sono brani in cui ho voluto mantenere intatta la struttura melodica, perchè iconica ed indimenticabile, modificandone a volte solo la parte armonica e ritmica ed innescando improvvisazioni che spaziano dal simil “stride piano” al blues, fino ai classici romantici europei. (Federico Bonifazi)

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