La scelta di rivisitare una delle più poetiche composizioni di Wayne Shorter non è casuale: con questo brano, il collettivo celebra il patrimonio del jazz e allo stesso tempo lo proietta verso nuove prospettive sonore.
Gli Out Of/Into nascono come eredi ideali del “Blue Note Quintet” e si presentano oggi come un supergruppo a tutti gli effetti.
La formazione è composta da cinque figure di spicco del jazz internazionale: Gerald Clayton al pianoforte e alla direzione musicale, Immanuel Wilkins al sassofono alto, Joel Ross al vibrafono, Matt Brewer al contrabbasso e Kendrick Scott alla batteria. Insieme incarnano perfettamente lo spirito del nome scelto: “Out of” come omaggio a una tradizione che resta viva, “Into” come spinta verso il futuro e l’innovazione.
La loro versione di Infant Eyes è un atto di amore e di rinnovamento. Rispetto all’originale, questa lettura aggiunge nuove sfumature timbriche e un equilibrio perfetto tra lirismo e modernità, trasformando la ballata di Shorter in un terreno di incontro tra generazioni. Il risultato è una musica che commuove e sorprende, capace di mantenere intatta l’anima del brano ma con un respiro contemporaneo che lo riporta al centro dell’attenzione.
Con questo singolo, gli Out Of/Into confermano la loro identità: un gruppo nato sotto l’egida di Blue Note per celebrare l’ottantacinquesimo anniversario dell’etichetta, ma pronto a camminare con passo autonomo, portando avanti il dialogo tra storia e attualità.
Infant Eyes diventa così non solo un omaggio a Wayne Shorter, ma anche una dichiarazione d’intenti: la tradizione del jazz non è un archivio da custodire, bensì un linguaggio vivo, che continua a rigenerarsi attraverso le voci delle nuove generazioni.

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