Michel Petrucciani Trio – Live in Stoccarda 1998

Registrato a Stoccarda l’8 febbraio di quell’anno, questo video restituisce tutta l’intensità di una serata che è rimasta nella memoria di chi l’ha vissuta e che ancora oggi emoziona chi la riscopre. 

Sul palco tre giganti del jazz: Michel Petrucciani al pianoforte, Anthony Jackson al basso e Steve Gadd alla batteria. Insieme danno vita a un dialogo sonoro che unisce virtuosismo, libertà espressiva e una straordinaria capacità di comunicazione con il pubblico.

Per Petrucciani quel concerto rappresentava un momento di piena maturità artistica. Nato nel 1962 ad Orange, nel sud della Francia, il pianista aveva affrontato sin dall’infanzia le sfide poste da una rara malattia genetica, l’osteogenesi imperfetta, che ne aveva limitato la crescita e la mobilità. 

Nonostante ciò, fin da giovanissimo aveva sviluppato un talento straordinario che lo portò a farsi conoscere oltre i confini europei, fino ad approdare sulla scena jazz americana, dove conquistò collaborazioni prestigiose e il riconoscimento internazionale. Con la sua energia inesauribile e il suo tocco inconfondibile, era riuscito a trasformare la fragilità fisica in una forza creativa inesauribile.

Nella registrazione di Stoccarda, ogni nota conferma il suo approccio viscerale e appassionato. Petrucciani non si limita a eseguire, ma racconta: le sue improvvisazioni sembrano veri e propri discorsi musicali, costruiti con un’intensità che trascina con sé gli altri musicisti. 

Anthony Jackson, con il suo basso profondo e fluido, crea un contrappunto elegante che sostiene e arricchisce il discorso pianistico, mentre Steve Gadd, con la sua batteria sempre inventiva e dinamica, aggiunge un respiro ritmico che amplifica l’energia collettiva.

L’intesa tra i tre è palpabile, fatta di sguardi, silenzi e improvvisi slanci che si trasformano in momenti di pura magia. Non è solo un concerto, ma una testimonianza di come il jazz sappia farsi linguaggio universale, capace di superare i limiti individuali e trasformarli in forza condivisa. 

Petrucciani, che sarebbe scomparso appena un anno dopo, lascia in questa esibizione un’eredità vibrante e luminosa: il ritratto di un artista che, nonostante tutto, non ha mai smesso di credere nella bellezza della musica e nella sua capacità di dare senso alla vita.

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