La sua carriera monumentale, durata oltre sei decenni, ha lasciato un'impronta incancellabile nella storia della musica, non solo per la sua tecnica sbalorditiva e il suo swing inarrestabile, ma anche per la sua instancabile dedizione all’evoluzione del jazz e al dialogo interculturale.
In questo anniversario, il mondo ricorda non solo il musicista, ma l’uomo che ha saputo dare dignità, modernità e accessibilità al pianoforte jazz.
Oscar Peterson nacque il 15 agosto 1925 nel quartiere Saint-Henri di Montreal, in una famiglia di origine caraibica. Cresciuto in un contesto multiculturale e vivace, iniziò a studiare il pianoforte da bambino, prima con il padre e poi con Daisy Peterson Sweeney, sorella del futuro attivista Trevor Sweeney. Fin dalla tenera età, il giovane Oscar mostrò una padronanza fuori dal comune, ispirato da Art Tatum, il pianista che avrebbe definito la sua carriera: "Quando ho sentito Tatum la prima volta, volevo quasi smettere di suonare", avrebbe detto anni dopo.
A soli 14 anni vinse un concorso nazionale, e negli anni '40 divenne una star della radio canadese. Ma fu il produttore Norman Granz, fondatore di Jazz at the Philharmonic, a introdurlo sulla scena internazionale nel 1949, dopo averlo ascoltato suonare dal vivo a Montreal.
Peterson sviluppò uno stile che fondeva la fluidità del bebop con il lirismo del blues, la raffinatezza armonica del jazz europeo e la potenza percussiva dei grandi stride pianist americani. Era capace di frasi fulminee, improvvisazioni estese e accompagnamenti ricchi di groove e dinamica. Il suo tocco – pesante ma mai rigido, chiaro ma mai freddo – diventò un marchio riconoscibile.
Il suo trio con Ray Brown al contrabbasso e Ed Thigpen alla batteria (poi sostituito da altri grandi come Sam Jones, Joe Pass, Niels-Henning Ørsted Pedersen) è considerato una delle formazioni più affiatate della storia del jazz. Con loro registrò album epocali come Night Train (1963), We Get Requests (1964) e The Canadiana Suite (1964), quest'ultima un omaggio musicale al suo paese natale.
Peterson fu anche un pioniere nella lotta contro la discriminazione razziale. Lavorando con Granz, rifiutò costantemente di esibirsi in locali segregati e fu tra i primi artisti neri ad avere un proprio show televisivo in Canada. La sua posizione era chiara: "la musica unisce, il razzismo divide".
Nel 1984 fondò la Oscar Peterson School of Music e si dedicò all’insegnamento e alla promozione dei giovani talenti, specialmente nelle comunità nere. Fu anche uno dei primi a esplorare il connubio tra jazz e musica classica, componendo suite orchestrali e lavori sinfonici, portando il pianoforte jazz oltre i confini del club.
Negli anni '90, Peterson fu colpito da un ictus che ne compromesse la mobilità della mano sinistra, ma con grande forza di volontà tornò a esibirsi, adattando il suo stile e dando un’ulteriore lezione di umiltà e resilienza. Morì nel 2007, ma la sua eredità è oggi più viva che mai.
Nel 2025, a cento anni dalla nascita, il mondo celebra Oscar Peterson con ristampe, tributi, documentari, concerti e, soprattutto, riascoltando la sua musica, che continua a parlare a ogni generazione.
Oscar Peterson è stato molto più di un virtuoso. È stato un ambasciatore del jazz, un artigiano del suono, un poeta del ritmo. In un'epoca in cui l'eccellenza spesso viene confusa con l'ostentazione, la sua figura ci ricorda che la vera grandezza risiede nella generosità del gesto musicale. Le sue dita danzavano sulla tastiera come ali leggere, ma il suo suono aveva il peso delle emozioni umane più autentiche.
Un secolo dopo la sua nascita, Oscar Peterson resta il simbolo di ciò che il jazz può essere: universale, profondo, inesauribile.
Ecco un video tratto dalla serie Jazz Icons che contiene tre concerti registrati tra il 1963 e il 1965 per la televisione pubblica di Svezia, Danimarca e Finlandia:. Questa raccolta documenta tre performance dal vivo di Oscar Peterson in anni cruciali del suo percorso artistico, offrendo un ritratto vivissimo del suo trio classico e del suo virtuosismo in stato di grazia. La formazione Oscar Peterson – piano, Ray Brown – contrabbasso, Ed Thigpen – batteria

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