C’è un filo invisibile che lega tutte le incarnazioni dei Shakti, dalle prime jam acustiche negli anni ’70 alla recente e intensissima tournée per il cinquantesimo anniversario.
Quel filo è la connessione tra mondi diversi: l’improvvisazione jazz e la tradizione classica indiana, l’estro e la disciplina, la spiritualità e il virtuosismo.
E proprio questa connessione prende forma definitiva in Mind Explosion: 50th Anniversary Tour Live, l’album dal vivo che uscirà il 1° agosto 2025 per Abstract Logix, e che sarà l’ultimo capitolo ufficiale della band.
Un titolo che non è una semplice metafora: l’“esplosione della mente” è ciò che il gruppo ha sempre cercato di suscitare in chi ascolta. Un’apertura, un salto nel vuoto, un’estasi musicale.
Ma questa uscita assume un significato ancora più profondo: è un tributo postumo a Zakir Hussain, maestro indiscusso della tabla e co-fondatore del gruppo insieme a John McLaughlin, scomparso nel dicembre 2024. La sua energia, la sua precisione ritmica quasi soprannaturale, e la sua capacità di dialogare musicalmente con chiunque resteranno per sempre impressi in queste registrazioni.
Registrato dal vivo durante le date del tour 2023, il disco presenta una selezione di sei brani che coprono l’intera parabola creativa di Shakti. Si va dallo storico “Lotus Feet”, una delle prime composizioni del gruppo, a “Shrini’s Dream”, vincitore del GRAMMY nel 2024. Ogni pezzo è un microcosmo: le voci evocative di Shankar Mahadevan, il violino trascendente di Ganesh Rajagopalan, le percussioni imprevedibili di Selvaganesh Vinayakram. E, ovviamente, la chitarra fluida e incandescente di McLaughlin, sempre in bilico tra tecnica assoluta e puro sentimento.
L’album sarà disponibile in diversi formati, tra cui una lussuosa Collector’s Edition con vinile colorato, libro fotografico, stampe e altri contenuti esclusivi – un vero oggetto da collezione per chi ha seguito il percorso della band sin dall’inizio.
In un’intervista recente, John McLaughlin ha definito questo progetto “il nostro massimo risultato”, e non è difficile capire perché. È la sintesi di cinquant’anni di dialogo musicale interculturale. Non solo un addio, ma una celebrazione definitiva di ciò che Shakti è stato e continuerà ad essere nella memoria di chi li ha ascoltati dal vivo o su disco.
Perché, come in ogni forma di arte sacra, la fine è solo un nuovo inizio.

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