L’unione tra Alice e John Coltrane: amore, spiritualità e musica

Il matrimonio tra Alice e John Coltrane non è soltanto un evento biografico, ma un capitolo straordinario nella storia del jazz e della musica spirituale del Novecento. 

In quella relazione si intrecciano percorsi artistici, ricerche interiori e una profonda dedizione alla musica come mezzo di elevazione. L’unione tra i due ha lasciato un’impronta indelebile non solo nelle loro rispettive carriere, ma anche in un’eredità musicale e spirituale che ancora oggi continua a ispirare generazioni.

Alice McLeod, pianista di Detroit formata tra gospel e classica, entrò nella vita di John Coltrane nel 1963. Lui, all’epoca, era già una leggenda vivente: reduce dalle esperienze con Miles Davis e Thelonious Monk, leader del proprio celebre quartetto, pioniere di un jazz spirituale e modale che stava portando il linguaggio della musica afroamericana verso orizzonti mistici. Lei, più giovane di lui di sette anni, era un’artista piena di grazia e introspezione, in cerca di una voce propria in un mondo musicale ancora dominato da figure maschili.

Il loro incontro avvenne grazie a un interesse condiviso per la spiritualità e per la musica come strumento di elevazione dell’anima. Coltrane, già impegnato in un profondo percorso di risveglio spirituale (iniziato dopo la crisi del 1957 che lo aveva portato a liberarsi dalla dipendenza da droghe), trovò in Alice non solo una compagna affettuosa, ma una partner capace di condividere e rafforzare la sua ricerca mistica.

John e Alice si sposarono nel 1965, poco dopo la separazione definitiva del sassofonista dalla prima moglie, Naima. Con Alice costruì un ambiente familiare sereno e profondamente devoto alla spiritualità, spesso influenzata da elementi dell’induismo, dello yoga, del buddismo e di altre tradizioni orientali. Il loro amore, più che manifestarsi pubblicamente, si irradiava nelle pratiche quotidiane: nella meditazione, nella musica, nella cura dei figli, nell’esplorazione del sacro attraverso le note.

Il matrimonio tra i due coincise con una svolta radicale nella musica di John Coltrane. Il suo linguaggio si fece sempre più libero, aperto all’improvvisazione totale e alla rottura delle strutture tradizionali. In album come Ascension (1965) e Meditations (1966), si percepisce l’influsso di Alice, sia per la nuova presenza del pianoforte (che lei avrebbe poi assunto stabilmente nel gruppo) sia per la direzione spirituale sempre più evidente del repertorio.

Alice entrò ufficialmente nel gruppo di John nel 1966, sostituendo McCoy Tyner al piano. Era una scelta audace e controversa: Tyner era un gigante dello strumento e l’arrivo di una figura meno nota, e per di più donna, non fu ben accolto da tutti. Ma Coltrane era determinato. Aveva visto in Alice un’artista in grado di comprendere il nuovo suono che stava cercando — non più solamente musica, ma un veicolo di connessione cosmica.

Gli ultimi due anni della vita di John Coltrane furono intensi e visionari. Il sassofonista, sostenuto dalla moglie, si immerse in una musica sempre più astratta e trascendentale. La loro casa in Long Island si trasformò in un santuario musicale, dove la spiritualità permeava ogni angolo, tra incensi, preghiere, strumenti orientali e jam session notturne.

Alice fu più di una semplice pianista: fu la custode del suo spirito creativo, la confidente delle sue inquietudini, la madre dei suoi figli, tra cui il futuro sassofonista Ravi Coltrane. Quando John morì prematuramente nel 1967, a soli 40 anni, fu proprio lei a raccogliere il testimone spirituale e musicale.

Dopo la morte del marito, Alice intraprese un percorso musicale solista di rara profondità. Pubblicò una serie di album straordinari — tra cui A Monastic Trio, Journey in Satchidananda e Universal Consciousness — che esploravano territori sonori inediti, fondendo jazz, musica indiana, arpa, strumenti elettronici e mantra. Fondò un ashram in California, divenne una guida spirituale con il nome di Swamini Turiyasangitananda, e continuò a produrre musica per meditazione e devozione.

Il matrimonio con John fu il punto di partenza di questa trasformazione. La loro unione non fu solo una storia d’amore, ma un atto di fede nella possibilità che la musica potesse essere preghiera, cura, rivoluzione interiore.

Oggi, il legame tra Alice e John Coltrane è visto da molti come un’unione sacra nel mondo della musica. Due spiriti affini che si sono trovati nel momento giusto, per accompagnarsi verso la trascendenza attraverso le note. Non è un caso che i loro dischi, spesso considerati "difficili" o "misteriosi", siano tra i più studiati e venerati del jazz spirituale.

Il loro matrimonio è stato la fusione di due anime che, attraverso il jazz, hanno aperto porte verso l’infinito. E se ancora oggi, ascoltando Interstellar Space o Journey in Satchidananda, sentiamo vibrare qualcosa dentro di noi, forse è proprio la testimonianza vivente di quel legame: un amore fatto di suono, silenzio e ricerca dell’eterno.


Nessun commento:

Posta un commento