Il suo nuovo album Journey to the New: Live at the Village Vanguard è la sintesi più matura e ispirata del suo percorso fino a oggi, un progetto che non si limita a riaffermare il suo ruolo di batterista d’eccellenza, ma lo consacra definitivamente come bandleader e compositore visionario.
Registrato in uno dei templi sacri del jazz, il Village Vanguard di New York, l’album non si accontenta di omaggiare la tradizione: ne assorbe l’energia per riformularla, proiettarla in avanti, in una dimensione pienamente contemporanea.
Il titolo non è casuale: Journey to the New è dichiarazione d’intenti, promessa e manifesto. Gilmore esplora nuove possibilità ritmiche e timbriche, spingendo il suo ensemble — composto da musicisti capaci di dialogare con la sua visione in modo libero ma coeso — in una direzione che unisce complessità strutturale, groove urbano, spiritualità e introspezione.
La musica si sviluppa come un flusso narrativo denso e stratificato, con il drumming di Gilmore che non è mai un semplice accompagnamento, ma un vero e proprio motore dinamico. Il suo modo di suonare è intellettualmente articolato ma visceralmente diretto, pieno di sfumature, capace di spingere e contenere, di suggerire strade melodiche e di cambiare rotta con naturalezza. C’è una raffinatezza ritmica che dialoga tanto con la lezione dei grandi maestri del passato quanto con linguaggi contemporanei come l’elettronica, l’hip hop più colto e la musica minimalista.
Nel corso del live si percepisce chiaramente il legame tra improvvisazione e struttura, tra libertà e disciplina. Gilmore non lascia mai che la musica si disperda: ogni deviazione trova senso all’interno di un quadro più ampio, ogni momento di rottura si ricompone in una forma più ampia e coerente. L’ascoltatore viene invitato a un ascolto attivo, a partecipare a un processo creativo che si evolve minuto dopo minuto, respiro dopo respiro.
Le composizioni — firmate per lo più dallo stesso Gilmore — sono costruite con attenzione ai dettagli, ma mantengono un’anima aperta, porosa, che consente ai musicisti di muoversi liberamente. Gli assoli si fondono con i temi, la voce collettiva della band emerge forte e presente. Il live è una testimonianza non solo della qualità tecnica dei musicisti coinvolti, ma soprattutto di una visione condivisa, di un’urgenza espressiva che unisce tutti in un’unica direzione.
Marcus Gilmore si circonda di un ensemble dalla personalità intensa e dall’energia innovativa. Morgan Guerin porta la sua voce unica su EWI (strumento a fiato elettronico), conferendo ai brani un tocco futuristico e suggestioni quasi sinfoniche Al piano, David Virelles, già apprezzato per l’equilibrio fra tradizione afro-cubana e improvvisazione moderna, arricchisce il suono con una presenza armonica profonda. Emmanuel Michael all’improvviso emerge con chitarre sospese tra il sognante e il graffiante, imprimendo colore e tensione ai passaggi melodici, due bassisti, Rashaan Carter al contrabbasso e Burniss Travis al basso elettrico, danno solidità e contrappunto timbrico: Carter sostiene l’architettura ritmica mentre Travis, con un approccio ibrido che include anche sound design, aggiunge texture e profondità.
Journey to the New non è semplicemente un altro disco dal Village Vanguard. È un documento di una nuova generazione che guarda avanti senza dimenticare le radici. Gilmore si conferma artista pienamente consapevole del suo tempo, capace di ascoltare il passato per trasformarlo, senza nostalgie, in un linguaggio nuovo. La sua musica vibra di tensione, di possibilità, di un desiderio continuo di esplorazione. Ed è proprio questa apertura, questa urgenza di andare oltre, che rende il suo viaggio qualcosa di più di un esercizio stilistico: è un’esperienza da vivere con attenzione, un invito a immaginare un futuro in cui il jazz continua a mutare pelle, senza mai perdere il cuore.

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