Ornette Coleman Quartet - North Sea Jazz 2010

Venerdì 9 luglio 2010, il palco Amazon del North Sea Jazz Festival di Rotterdam ha ospitato un evento raro e profondamente significativo: Ornette Coleman, uno dei grandi rivoluzionari del jazz, si è esibito con il suo quartetto insieme a due ospiti speciali d’eccezione, il contrabbassista Charlie Haden e il sassofonista Joshua Redman

Il concerto, dal titolo simbolico “This Is Our Music Now”, è stato molto più di una semplice performance: è stato un momento di dialogo intergenerazionale, un atto di continuità e rinnovamento nella lunga e tormentata storia del free jazz.

Sul palco, al fianco di Ornette (sax alto, ma anche occasionalmente violino e tromba), c’erano il figlio Denardo Coleman alla batteria, Tony Falanga al contrabbasso e Al MacDowell al basso elettrico, formazione abituale negli ultimi anni del musicista. A rendere ancora più speciale l’occasione, l’arrivo di Charlie Haden – partner musicale di Coleman fin dai tempi rivoluzionari degli anni Sessanta – e di Joshua Redman, portatore di un’eredità spirituale (è figlio di Dewey Redman, storico sassofonista del gruppo di Ornette) ma anche voce forte della scena jazz contemporanea.

Il concerto ha attraversato diversi territori sonori: brani classici come “Lonely Woman” e “Turnaround” si sono intrecciati con composizioni più recenti, guidate dal lirismo errante di Coleman. Il sound era libero ma comunicativo, abrasivo ma profondamente umano. Charlie Haden ha aggiunto una nota dolce e riflessiva al groove, mentre Redman – rispettoso ma non timido – ha offerto dialoghi intensi con Ornette, tra incastri e dissonanze, raccontando con il suo sax una visione moderna del linguaggio harmolodico.

Il titolo “This Is Our Music Now”, evidente richiamo al celebre album di Coleman del 1961, è diventato dichiarazione di poetica: non si trattava di un’operazione nostalgica, ma di un’affermazione viva, presente, urgente. Coleman non riproponeva la sua musica come oggetto da museo, ma come linguaggio ancora valido, ancora capace di parlare al presente e persino al futuro.

L’atmosfera nella sala era intensa, quasi religiosa. Gli spettatori – molti dei quali musicisti, appassionati, cultori – sapevano di assistere a un momento irripetibile. A pochi anni dalla scomparsa di Charlie Haden (2014) e poi di Ornette Coleman stesso (2015), questo concerto resta come una testimonianza rara del loro ultimo incontro sul palco, una sorta di commiato sonoro tra due fratelli di visione musicale.

Più che un semplice set jazz, fu un rito di passaggio. Un’occasione per ascoltare una musica che, pur nata nella frattura, ha saputo tessere legami profondi, trasmettere idee e sensibilità da una generazione all’altra. Quel 9 luglio 2010, a Rotterdam, il jazz ha ricordato cosa significa davvero essere liberi: non rompere con il passato, ma trasformarlo in qualcosa di ancora vivo, e condiviso.


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