Sarah Vaughan – Classic Early Albums 1955-59

Negli anni compresi tra il 1955 e il 1959 Sarah Vaughan attraversa uno dei momenti più luminosi della sua carriera discografica. 

È il periodo in cui la sua voce, già conosciuta e amata, raggiunge una maturità tale da renderla uno degli strumenti più potenti e duttili del jazz moderno. 

La raccolta Classic Early Albums 1955–59 permette di rivivere quella stagione straordinaria, restituendo l’atmosfera di un’epoca in cui la cantante si muoveva con la stessa naturalezza tra piccoli ensemble jazzistici, big band e raffinate orchestrazioni.

In quegli anni Vaughan incide album che sarebbero entrati nella storia: Sarah Vaughan, con la partecipazione di Clifford Brown, rimane un incontro folgorante tra voce e tromba; In the Land of Hi-Fi, arricchito da musicisti come Cannonball Adderley e J.J. Johnson, segna il debutto in stereo e mette in mostra la sua capacità di affrontare standard come How High the Moon o Cherokee con un’energia quasi travolgente; Sassy restituisce invece l’eleganza della sua interpretazione in un contesto orchestrale curato da Hal Mooney, dove la cantante si muove tra swing e ballad con grazia ineguagliabile.

Non meno significativo è No Count Sarah, registrato con l’orchestra di Count Basie, ma senza la presenza del pianista. Qui la voce di Vaughan dialoga con la sezione fiati in una serie di interpretazioni brillanti, capaci di alternare romanticismo e ironia, con episodi di vocalese che mostrano tutta la sua inventiva. 

Nello stesso periodo nascono altri progetti che testimoniano la sua versatilità: dai brani di Broadway reinterpretati con intensità teatrale, fino a Vaughan and Violins, pubblicato nel 1959, in cui l’arrangiamento lirico e sofisticato di Quincy Jones avvolge il canto in un abbraccio di archi e armonie delicate.

Questa fase creativa, oggi raccolta in cofanetti che racchiudono decine di brani, offre non solo la possibilità di ascoltare un repertorio pressoché perfetto, ma anche di seguire da vicino l’evoluzione di un’artista che trasformava ogni canzone in un racconto personale. Che fosse un classico del Great American Songbook o una ballata meno conosciuta, Sarah Vaughan sapeva piegare la melodia alla sua voce inconfondibile, costruendo atmosfere che restano ancora oggi un punto di riferimento per chiunque ami il jazz vocale.

Riascoltare questi album significa dunque riscoprire la magia di un decennio irripetibile, in cui la “Divine One” non era soltanto una cantante, ma una vera e propria narratrice musicale, capace di dare corpo e anima a ogni nota.

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