Linda May Han Oh - Strange Heavens

Nel panorama del jazz contemporaneo, dove spesso si cerca conforto nelle formule consolidate del passato, Linda May Han Oh ci propone una riflessione profonda sulla natura umana e sulla nostra tendenza a preferire "un inferno familiare a un paradiso sconosciuto". 

Il suo nuovo album, Strange Heavens, non è solo un'opera musicale, ma un manifesto artistico che sfida le convenzioni e abbraccia l'ignoto.

La bassista e compositrice malese-australiana, già nota per le sue collaborazioni con giganti del calibro di Pat Metheny, Dave Douglas e Joe Lovano, torna al formato del trio senza strumenti armonici per la prima volta dal 2009. La scelta non è casuale: questo è il suo primo album in formazione chordless trio dal 2009, una decisione che riflette la volontà di esplorare territori sonori più liberi e vulnerabili.

Il trio che accompagna Linda May Han Oh in questa avventura non poteva essere più azzeccato. Ambrose Akinmusire alla tromba e Tyshawn Sorey alla batteria rappresentano due delle voci più innovative e autentiche del jazz contemporaneo. L'album è descritto come "un viaggio sonico grezzo e non filtrato spinto dalla forza elementale" del trio, una formazione che rifiuta la categorizzazione e passa "senza sforzo dal lirismo tenero all'intensità elettrizzante".

Strange Heavens si distingue per la sua capacità di coniugare tecnica e vulnerabilità, creando un'esperienza musicale che va oltre la semplice dimostrazione strumentale. L'album è "emotivo, coinvolgente e sfrenato, canalizzando urgenza e vulnerabilità in egual misura", dove ogni traccia si sviluppa come un viaggio catartico in cui l'improvvisazione trascende la tecnica per diventare una forma di verità.

La forza di questo lavoro risiede nella sua capacità di resistere alle facili categorizzazioni. Non è nostalgia per il passato, né ricerca dell'innovazione fine a se stessa. È piuttosto un'esplorazione autentica di quello che significa essere artisti nel mondo contemporaneo, dove la creazione diventa un atto di resistenza contro la tendenza umana a rifugiarsi nel conosciuto.

Linda May Han Oh non è nuova a progetti ambiziosi. La sua carriera, che spazia dalla collaborazione con ensemble di grandi dimensioni alla composizione per il cinema, testimonia una visione artistica che non conosce confini. Born in Malaysia and raised in Perth, ha costruito un percorso che la porta oggi a essere una delle voci più rispettate del jazz contemporaneo.

Il titolo Strange Heavens racchiude in sé l'essenza di questo progetto: l'invito ad abbandonare le sicurezze del "inferno familiare" per esplorare territori sonori ed emotivi inesplorati. In un momento storico in cui la musica spesso cerca rifugio in formule consolidate, Linda May Han Oh ci propone un'alternativa coraggiosa: l'arte come forma di resistenza, come strumento per interrogare il presente e immaginare futuri possibili.

Per questi tre maestri musicisti, "la nostalgia fine a se stessa è anatema", e questo si riflette in ogni nota dell'album. Il risultato è un'opera che parla al nostro tempo, che interroga le nostre paure e le nostre speranze, che ci invita a considerare la possibilità di abbracciare l'ignoto invece di rifugiarci nel conosciuto.

Strange Heavens non è solo un album di jazz contemporaneo, ma una riflessione sulla condizione umana tradotta in musica. È un invito a considerare che forse, a volte, vale la pena rischiare il salto verso quei paradisi sconosciuti che la nostra natura ci porta a evitare. In un mondo che sembra sempre più rifugiarsi in certezze illusorie, Linda May Han Oh ci ricorda che l'arte vera nasce proprio dall'abbracciare l'incertezza, dalla volontà di esplorare quegli "strange heavens" che potrebbero rivelarsi più luminosi di quanto immaginiamo.

Con Strange Heavens, Linda May Han Oh conferma la sua posizione di avanguardia nel jazz contemporaneo, proponendo un'opera che è insieme intima e universale, tecnica e emotiva, tradizionale e rivoluzionaria. Un album che non si limita a essere ascoltato, ma che va vissuto, respirato, e che ci ricorda perché il jazz, nella sua forma più autentica, rimane uno dei linguaggi più potenti per esprimere la complessità dell'esperienza umana.


Nessun commento:

Posta un commento