Questo album rappresenta un'affascinante esplorazione musicale della ricca storia e cultura del popolo Gullah Geechee, tracciando connessioni inaspettate con le proprie radici caraibiche.
La cultura Gullah - nota anche come Gullah Geechee - risiede in una stretta striscia della regione Lowcountry, principalmente tra South Carolina e Georgia, e rappresenta uno dei più affascinanti esempi di preservazione culturale afroamericana. Charles, con la sua sensibilità artistica affinata tra Trinidad e Juilliard, ha intrapreso un viaggio musicale che rivela le connessioni profonde tra l'Africa, il Lowcountry americano e i Caraibi.
Il progetto esplora "la ricca storia e cultura del popolo Gullah Geechee, tracciando paralleli con la sua eredità caraibica", dimostrando come le tradizioni diasporiche si intreccino attraverso oceani e generazioni.
Etienne Charles non è nuovo all'esplorazione di culture radicate nella tradizione africana. Cresciuto in una casa dove suo padre Francis, virtuoso del steelpan e collezionista di dischi, riempiva l'ambiente con suoni che andavano dal calypso al jazz, Charles ha sviluppato fin da giovane una sensibilità unica per le connessioni culturali globali.
La sua formazione - da Phase II Pan Groove a Trinidad fino alla Florida State University sotto la guida del pianista Marcus Roberts, per poi arrivare a Juilliard - ha creato un artista capace di tessere seamlessly il vernacolo caraibico nel linguaggio improvvisativo del jazz.
"Gullah Roots" non è semplicemente un album, ma un'esperienza culturale completa. Charles utilizza "musica, film e parole per creare performance immersive che sono tanto educative quanto elettrizzanti". Il progetto, descritto come una suite che racconta "le storie non raccontate dell'affascinante cultura Gullah [Geechee] del South Carolina e Georgia Low Country, attraverso la musica jazz", rappresenta un ponte tra ricerca etnomusicologica e creatività artistica.
Il progetto vede la partecipazione di musicisti eccezionali, tra cui Quentin Baxter, noto per la sua "maestria percussiva" e originario di Charleston. L'album si chiude con una "straordinaria rivisitazione di un brano familiare", dove Charles ha creato un arrangiamento che inizialmente prevedeva un coro maschile, per poi integrare le voci femminili di Olanna Goodeau e Chenee Campbell.
Charles dimostra attraverso questo lavoro che "la diaspora è ampia. L'Africa incontra il low country, che incontra i Caraibi". "Gullah Roots" non è solo un omaggio a una cultura specifica, ma una riflessione più ampia sulle connessioni che uniscono le comunità della diaspora africana attraverso musica, tradizione e memoria collettiva.
Il lavoro di Charles ha ricevuto riconoscimenti significativi: è stato definito "un auteur" dal New York Times e "un improvvisatore audace che dona con lirismo straziante" da Jazz Times. Le sue performance sono state presentate alla Carnegie Hall, al Jazz at Lincoln Center e nei festival internazionali di tutto il mondo.
"Gullah Roots" rappresenta un momento di maturità artistica per Etienne Charles, che conferma la sua capacità di essere al tempo stesso ricercatore culturale, compositore innovativo e narratore coinvolgente. In un'epoca in cui le identità culturali rischiano di essere omologate, progetti come questo ricordano l'importanza di preservare e celebrare le tradizioni che definiscono la nostra umanità comune.

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