Redman/Mehldau/McBride/Blade - Live at The Falcon 2020

C'è qualcosa di profondamente emozionante quando grandi musicisti si ritrovano dopo anni, magari decenni, per suonare ancora insieme. 

E non per nostalgia, ma per il puro desiderio di dialogare, di esplorare, di far rivivere un’intesa che, se autentica, non si spegne mai davvero. È questo lo spirito che anima il live registrato al Falcon nella Hudson Valley, un concerto intimo e intenso che vede sul palco Joshua Redman, Brad Mehldau, Christian McBride e Brian Blade.

Quattro nomi che non hanno bisogno di presentazioni. Redman, sassofonista tra i più lirici e avventurosi della sua generazione, guida questo quartetto d’élite con quella sicurezza rilassata che solo i grandi hanno. Al suo fianco Brad Mehldau, il pianista che ha riscritto il linguaggio jazz moderno contaminandolo con la musica classica, il rock, il pensiero filosofico. Al contrabbasso Christian McBride, virtuoso tecnico e narratore instancabile, anima pulsante di ogni ensemble che tocca. E infine Brian Blade, poeta della batteria, capace di cesellare il tempo con una leggerezza quasi spirituale.

Il concerto, disponibile sul canale YouTube di NPR Music, è molto più di una semplice esibizione live. È un incontro tra vecchi amici che, dopo aver intrapreso strade diverse, si ritrovano e riscoprono l’energia di un tempo. Non a caso, il gruppo aveva inciso nel 2020 l’album RoundAgain, progetto che segnava il ritorno di questa formazione storica, originariamente nata negli anni Novanta come Joshua Redman Quartet.

Al Falcon, i quattro rileggono quel repertorio con grande libertà, lasciando che l’improvvisazione guidi il flusso della musica. Brani come “Right Back Round Again” o la delicata “Father” di Mehldau diventano occasioni per scavare nel suono, per raccontare qualcosa che va oltre la semplice partitura. Non c’è un solista che domina: la bellezza sta nel gioco collettivo, nella capacità di ascoltarsi e rispondersi, nel creare tensioni e risolverle con eleganza.

Il risultato è un live che emoziona e stimola, che affascina per raffinatezza e profondità. Un jazz fatto di dinamiche sottili, di piccoli gesti, ma anche di improvvisi lampi di energia. Si respira la gioia di suonare insieme, la fiducia reciproca, l’affinità che solo anni di condivisione possono generare. Ed è proprio questa alchimia che rende il concerto speciale.

In un’epoca in cui spesso si punta sull’effetto, sull’apparenza, questo quartetto ci ricorda che il jazz, quello vero, vive nella relazione umana, nell’ascolto profondo, nell’incontro tra sensibilità diverse. E che certi incontri – come questo al Falcon – restano impressi nella memoria proprio perché sanno coniugare il passato con il presente, la tecnica con il cuore, il virtuosismo con l’umiltà del dialogo. 

Nessun commento:

Posta un commento