Dopo diciassette anni di assenza discografica, torna finalmente il trio Fieldwork con un nuovo capitolo della loro straordinaria avventura musicale. Descritto da NPR come un "power trio per il nuovo secolo", questo collettivo rappresenta una delle formazioni più innovative e influenti della scena musicale creativa contemporanea, capace di ridefinire costantemente le possibilità della musica d'insieme.
Il gruppo riunisce tre figure di spicco della musica contemporanea internazionale: Steve Lehman al sassofono contralto, Vijay Iyer al pianoforte e Tyshawn Sorey alla batteria. Ciascuno di loro non è solo un virtuoso del proprio strumento, ma anche un compositore visionario che ha contribuito in modo significativo a rimodellare il linguaggio della musica creativa moderna.
La peculiarità dei Fieldwork risiede proprio in questa alchimia: come sottolineato nel testo, "il totale è persino maggiore della somma delle sue parti". Questi tre musicisti, pur avendo raggiunto individualmente l'apice delle loro carriere, trovano nel lavoro collettivo una dimensione espressiva che supera i loro già straordinari risultati personali.
Le credenziali individuali dei tre membri sono davvero impressionanti e testimoniano la loro rilevanza nel panorama musicale contemporaneo. Steve Lehman, Guggenheim Fellow e Doris Duke Performing Artist, dimostra una versatilità artistica straordinaria: dalle sperimentazioni avant-rap del gruppo internazionale Selebeyone alla composizione orchestrale "Ex Machina", commissionata dall'IRCAM e dall'Orchestre National de Jazz francese, fino alle interpretazioni della musica di Anthony Braxton con il suo trio storico.
Vijay Iyer porta nel gruppo il prestigio di un MacArthur Fellow, candidato tre volte ai GRAMMY e United States Artist Fellow. Le sue collaborazioni spaziano dai duetti con Wadada Leo Smith in "Defiant Life" al celebrato trio con Sorey e Linda May Han Oh per l'album "Compassion", dimostrando una capacità di dialogo musicale che attraversa generi e tradizioni.
Tyshawn Sorey completa questo trittico di eccellenze con il Premio Pulitzer per la Musica 2024 per "Adagio (for Wadada Leo Smith)", dopo essere stato finalista l'anno precedente. MacArthur Fellow dal 2017 e United States Artists Fellow dal 2018, Sorey rappresenta una delle voci più innovative della composizione contemporanea, con opere commissionate ed eseguite dai più prestigiosi ensemble e solisti mondiali.
Ciò che rende i Fieldwork davvero speciali è la loro capacità di attingere a un ventaglio incredibilmente ampio di tradizioni musicali. Il loro lavoro abbraccia il jazz moderno, la musica classica contemporanea, l'hip-hop underground, l'elettronica e le musiche non occidentali, creando un linguaggio sonoro che sfugge alle categorie tradizionali.
Il legame con la tradizione sperimentale dell'AACM (Association for the Advancement of Creative Musicians) è evidente e dichiarato: tutti e tre i membri vantano collaborazioni significative con figure leggendarie come Muhal Richard Abrams, Anthony Braxton, Henry Threadgill, Roscoe Mitchell, Wadada Leo Smith e George Lewis. Questa eredità si manifesta in un approccio che, come spiega Iyer, "valorizza la creatività di ogni musicista", permettendo all'immaginazione musicale collettiva di spaziare senza limiti.
La formazione attuale dei Fieldwork si è consolidata nel 2005, dopo alcuni cambi di personale che avevano incluso il batterista Elliot Humberto Kavee e il sassofonista Aaron Stewart. Da allora, il trio ha sviluppato una sintonia musicale che Lehman descrive come fonte di "gioia travolgente": un linguaggio condiviso che non ha bisogno di spiegazioni o contestualizzazioni, permettendo ai musicisti di costruire immediatamente sulla loro storia comune.
Il loro processo creativo è particolarmente interessante: utilizzano lunghe sessioni di improvvisazione collettiva per sviluppare e trasformare composizioni complesse in elaborate performance d'insieme. Questo metodo permette loro di mantenere la spontaneità dell'improvvisazione pur costruendo architetture sonore sofisticate e rigorosamente strutturate.
Il nuovo album "Thereupon" presenta composizioni di Iyer e Lehman, tutte arrangiate collettivamente dalla band, e cattura perfettamente l'ineguagliabile interazione del gruppo. La musica che ne emerge è descritta come "densa, viscerale, strettamente unita e di grande impatto", caratterizzata da una "misteriosa logica interna" che rende ogni brano immediatamente riconoscibile come frutto del lavoro dei Fieldwork.
Le performance rivelano musicisti che operano come un'unica entità senza gerarchie, dove l'ascolto profondo e la risposta reciproca creano momenti di rara concentrazione, intensità e creatività. Lehman esplora i registri estremi del sassofono contralto con tecniche estese e diteggiature microtonali, mentre Iyer al pianoforte e al Rhodes sviluppa un approccio "elementare, ritmicamente propulsivo e caleidoscopico". Sorey, dal canto suo, fornisce una spinta inventiva costante, orchestrando la musica con sottigliezza e sfumature virtuosistiche.
Brani come "Propaganda" ed "Embracing Difference" mostrano la tensione ritmica del gruppo, dove ogni strumento sembra prendere direzioni diverse mantenendo però una coesione miracolosa. I ritmi e le forme possono essere complessi, ma il groove rimane sempre irrefrenabile. Il brano che dà il titolo all'album trae ispirazione dal Vimalakirti Sutra, utilizzando una "forma telescopica che rivela maggiori dettagli man mano che si ingrandisce", mentre pezzi come "Astral" e "The Night Before" offrono momenti più gestuali e contemplativi.
Con questo ritorno discografico, i Fieldwork riaffermano il loro status di una delle unità sperimentali più trasformative e influenti dell'epoca contemporanea. La loro musica rappresenta una sintesi audace di tradizioni diverse, una sfida costante ai confini dei generi musicali e una dimostrazione di come la creatività collettiva possa superare anche i più alti risultati individuali.
Il suono della band, sapientemente catturato dal rinomato fonico Scotty Hard, brilla di colore e sprigiona un'energia che testimonia la vitalità di un progetto artistico maturo ma sempre capace di rinnovarsi. In un panorama musicale spesso frammentato e categorizzato, i Fieldwork continuano a rappresentare un esempio di come la musica possa essere al contempo profondamente radicata nelle tradizioni e coraggiosamente proiettata verso il futuro.
La loro è una musica provocatoria, espansiva e vitale, che conferma come dopo diciassette anni di pausa, il "power trio per il nuovo secolo" abbia ancora molto da dire e da esplorare.

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