Eric McPherson - Double Bass Quartet

Quasi vent'anni dopo il suo debutto come leader, il batterista Eric McPherson torna con un progetto ambizioso che ridefinisce le possibilità sonore del quartetto jazz. 

"Double Bass Quartet", pubblicato il 25 luglio 2025 su Giant Step Arts, è molto più di un esperimento: è una dichiarazione artistica matura che esplora le infinite possibilità del suono moltiplicato.

"Il batterista Eric McPherson ha avuto un'idea semplice: aggiungere un altro bassista. Non perché sia insolito—Duke Ellington, Ornette Coleman e Andrew Hill l'hanno tutti fatto—ma perché apre un suono che lui desidera". 

L'album, registrato dal vivo all'Hunter College, cattura l'energia e la spontaneità di una formazione che suona "rilassata e reattiva, anche mentre lascia spazio per reagire in tempo reale".

La formazione vede John Hébert e Ben Street ai contrabbassi e il pianista cubano David Virelles, creando un ensemble che rappresenta l'eccellenza del jazz contemporaneo. "Due bassi è semplicemente una texture che mi piace," dice McPherson, "specialmente quando i musicisti suonano insieme".

La storia di Eric McPherson è intrinsecamente legata ai giganti del jazz. Il leggendario bassista Richard Davis era il padrino di McPherson, l'uomo che disse che questo futuro batterista doveva essere chiamato come Eric Dolphy. Questa connessione familiare con la storia del jazz si riflette nella sua musica: la sua audacia potrebbe derivare dal suo tempo con sassofonisti altrettanto coraggiosi come Pharoah Sanders, Greg Osby e Abraham Burton, o pianisti percussivi come Andrew Hill e Jason Moran.

McPherson è stato "amato per aver creato il tuono dietro il fulmine di Jackie McLean per quasi 20 anni fino alla scomparsa della leggenda dell'alto nel 2006", stabilendo la sua reputazione come uno dei batteristi più ricercati della scena jazz contemporanea.

L'uso di due bassi nel jazz ha una storia illustre. L'uso di due bassi nel jazz risale fino a Duke Ellington negli anni '40 e continuò nel corso dei decenni con Don Shirley, Ornette Coleman, John Coltrane, Albert Ayler, Archie Shepp, Pharoah Sanders e Andrew Hill. McPherson si inserisce in questa tradizione con una visione personale che esplora le possibilità timbriche e ritmiche uniche offerte da questa strumentazione.

Il pianista cubano David Virelles porta al quartetto la sua sensibilità afro-cubana e il suo approccio melodico distintivo. Le "linee melodiche e liriche di Virelles spingono la musica in avanti, aggiungendo movimento alla fondazione profonda e intrecciata di basso e batteria". La sua presenza nell'album non è casuale: Virelles ha già collaborato con Street e McPherson in "Carta" (2023), dimostrando l'intesa consolidata tra questi musicisti.

L'album presenta nove tracce che mostrano la versatilità del quartetto: "Ode to Von; Blind Pig; Illusion Suite; Solo Drum; Darn the Dream; Transmission; Ashes; Skippy; Cinco Y Quatro". Ogni brano esplora diverse dimensioni dell'esperienza del doppio basso, dalla delicatezza introspettiva all'energia travolgente.

"Blind Pig" mette in evidenza McPherson nella sua veste più curiosa—la sua batteria è delicata ma esplorativa, muovendosi attraverso tutto il kit, da piatti a rullante a grancassa o tom. La tracklist include anche "Solo Drum", che offre a McPherson lo spazio per mostrare la sua maestria come solista.

La decisione di registrare l'album dal vivo all'Hunter College aggiunge un elemento di autenticità e immediatezza che caratterizza il progetto. È jazz straight-ahead suonato con la chiarezza, l'equilibrio e l'audacia quieta che contraddistinguono una band che vorresti sentire ogni sera della settimana.

Questa scelta produttiva permette di catturare l'interazione spontanea tra i musicisti, elemento essenziale quando si lavora con una formazione non convenzionale come il doppio basso. L'energia del pubblico e l'adrenalina della performance dal vivo si percepiscono in ogni traccia.

"Nelle mani di McPherson, l'inortodosso diventa logico e l'audace diventa inevitabile, una testimonianza dello spirito duraturo di reinvenzione del jazz". Questa osservazione cattura perfettamente l'essenza del progetto: la capacità di trasformare un'idea sperimentale in musica organica e convincente.

Il contrasto e la complementarità tra i due bassisti, John Hébert e Ben Street, creano una texture sonora ricca e stratificata che serve da fondazione ideale per le esplorazioni melodiche di Virelles e i colori ritmici di McPherson.

"Se sei pronto a lasciarti sedurre da musica che è semplicemente bella, eseguita da artisti con una profonda riverenza per il lignaggio storico del loro mestiere, questo album merita la tua piena attenzione". Questa recensione coglie l'essenza di "Double Bass Quartet": un lavoro che combina innovazione e tradizione con risultati straordinari.

L'album rappresenta una maturità artistica raggiunta dopo anni di collaborazioni con i migliori musicisti della scena jazz internazionale. Quasi 20 anni dopo il suo primo album e il suo lavoro estensivo con pari e maestri, il grande batterista Eric McPherson torna come leader con un nuovo e ambizioso progetto.

"Double Bass Quartet" di Eric McPherson è un album che dimostra come l'innovazione nel jazz possa nascere da idee apparentemente semplici eseguite con maestria eccezionale. La combinazione di due contrabbassi non è solo un espediente sonoro, ma diventa il cuore di un'estetica musicale che valorizza l'interplay, l'equilibrio timbrico e la spontaneità creativa.

Per gli amanti del jazz contemporaneo, questo è un appuntamento imperdibile con uno dei batteristi più creativi e rispettati della scena attuale, affiancato da musicisti di calibro internazionale in un progetto che onora la tradizione mentre esplora nuove possibilità espressive.

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