Attila Zoller at 98!

Il 13 giugno 2025 segna un anniversario ideale: Attila Cornelius Zoller, nato nel 1927 a Visegrád, avrebbe compiuto 98 anni. 

Anche se ci ha lasciati nel 1998, a Townshend, Vermont, la sua eredità continua a vibrare attraverso la comunità jazz, le innovazioni strumentali, l’insegnamento e – soprattutto – la musica che ha cambiato.

Cresciuto in un ambiente familiare fertile per la musica (suo padre era violinista e insegnante), Zoller intraprese un percorso eclettico: dal violino al flugelhorn, dal contrabbasso alla chitarra, fino a diventare un autentico forgiatore di stile. Negli anni del dopoguerra, quando la vita ai confini dell’Europa centrale diventava oppressiva, si spinse con determinazione oltre le montagne ungheresi, giungendo infine in Austria nel 1948, con in spalla solo la sua chitarra come compagna fidata.

Diventato cittadino austriaco, Zoller costruì persino un vibrafono per la sua band, rispecchiando la sua inesauribile inventiva. Trasferitosi in Germania nella metà anni Cinquanta, riscosse lodi come miglior chitarrista jazz in Europa e sotto la sua sensibilità maturarono collaborazioni con nomi prestigiosi quali Oscar Pettiford e Lee Konitz, aprendo la strada a un trasferimento decisivo negli Stati Uniti nel 1959, grazie a una borsa di studio presso la Lenox School of Jazz 

A New York e in tutto il mondo, Zoller incarnò un ponte tra tradizione e avanguardia: collaborò con Benny Goodman, Stan Getz, Herbie Mann, Chico Hamilton, e approdò al free jazz con influenze di Ornette Coleman. Fu un costante innovatore: brevettò tecnologie per pickup e produsse chitarre personalizzate con marchi come Framus e Höfner 

Nel 1974 fondò, nel Vermont, la “Attila Zoller Jazz Clinics”, che nel 1985 diventò il Vermont Jazz Center, una scuola laboratorio dove si miscelavano eccellenza didattica e creatività, da cui sono usciti innumerevoli musicisti 

Il talento di Zoller fu riconosciuto dalle critiche internazionali: premi in Europa, due riconoscimenti DownBeat nel 1964 e 1973 come «talento da far conoscere», il German Oscar per una colonna sonora nel 1962, e nel 1995 il “Lifetime Achievement” dal New England Foundation for the Arts 
Nonostante i traguardi, resta vivo il ricordo della sua umanità: un artista generoso, privo di ego, sempre disposto a suonare con chiunque, come racconta un allievo dei suoi workshop: «he would play with anyone at any time» .

A 98 anni dalla nascita, la figura di Attila Zoller assume i contorni di un monumento vivente al jazz: un musicista dalla tecnica raffinata, un esploratore sonoro libero da pregiudizi, un educatore che ha compreso quanto la trasmissione fosse fondamentale quanto l’ispirazione. Ogni volta che le sue registrazioni riaffiorano o al Vermont Jazz Center si insegna secondo i suoi principi, il suo spirito resiste: tra innovazione, eleganza e coraggio.

Celebriamo quindi questo compleanno postumo non solo guardando al passato ma ascoltando con impegno ciò che ancora può insegnarci: il jazz come laboratorio, l’arte come dialogo tra generazioni.
Curiosi di approfondire? Nelle sue incisioni più celebri, come Gypsy Cry (1970) e Dream Bells (1976), risuona un linguaggio unico. Il Vermont Jazz Center, da lui fondato, continua a essere un faro per la formazione jazzistica statunitense. A 98 anni dalla nascita, ricordiamo un artista che rimane tra i grandi, non perché scolpito nella pietra, ma perché vive nella musica che ancora oggi ispira e accompagna.

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