Nel suo percorso musicale ha saputo abbattere ogni confine tra jazz, musica contemporanea, sperimentazione radicale e avanguardia colta.
Il suo drumming è potente, ipnotico, dinamico, ma anche capace di un controllo del silenzio e del tempo che lo rendono unico. A volte suona come un percussionista rituale, altre come un’orchestra intera racchiusa in un solo corpo.
Ma ciò che colpisce in Sorey è soprattutto la visione, la capacità di concepire la musica come atto politico, filosofico, emotivo. Dai suoi lavori con Vijay Iyer, Anthony Braxton e Myra Melford, fino alle sue composizioni sinfoniche e ai progetti solisti, ogni suo gesto artistico è un invito ad ascoltare in modo nuovo.
Con dischi come "Verisimilitude", "The Inner Spectrum of Variables" e "Pillars", ha ridefinito i parametri del jazz contemporaneo, dimostrando che si può essere rigorosi e liberi, sperimentali e intensamente lirici.
Nel giorno del suo compleanno, lo celebriamo così: riconoscendo in lui una delle menti più originali e influenti del nostro tempo, un musicista che non smette mai di farci domande — con le mani, con i suoni, con il silenzio.

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