Franco D’Andrea, una laurea per una vita in jazz

Il 7 luglio a Castelfranco Veneto il Conservatorio Steffani omaggia il Maestro con il suo più alto riconoscimento accademico

C’è qualcosa di profondamente giusto e simbolico nel vedere Franco D’Andrea ricevere una laurea ad honorem proprio a Castelfranco Veneto, città che da anni coltiva un rapporto vivo con il jazz attraverso l’attività del Conservatorio “Agostino Steffani” e importanti rassegne concertistiche. 

Il conferimento, previsto per il 7 luglio, non è solo un gesto formale: è un atto di gratitudine nei confronti di un musicista che ha attraversato decenni di musica italiana – e non solo – con uno spirito sempre lucido, curioso, instancabilmente creativo.

Nato a Merano nel 1941, D’Andrea è da tempo un punto fermo nel panorama del jazz europeo. Pianista dal linguaggio personale e inconfondibile, ha collaborato con artisti fondamentali come Gato Barbieri, Johnny Griffin, Phil Woods, e con le colonne del jazz italiano, da Enrico Rava a Paolo Fresu. Ma accanto alla carriera da performer – che lo ha visto protagonista su palchi internazionali e in decine di registrazioni memorabili – c’è anche una vita dedicata all’insegnamento, alla trasmissione di un sapere che non è solo tecnico, ma profondamente umano.

La cerimonia del 7 luglio non sarà soltanto un momento celebrativo: si annuncia anche come un incontro vivo tra generazioni, tra passato e futuro del jazz. Il Conservatorio ha voluto onorare D’Andrea non solo per la sua straordinaria carriera, ma per il ruolo culturale che ha svolto e continua a svolgere: una figura che ha saputo mantenere uno sguardo aperto, capace di coniugare la tradizione afroamericana con le radici europee, il rigore con la libertà, l’improvvisazione con la riflessione.

Durante l’evento, non mancherà sicuramente anche un momento musicale – pochi accordi, forse, ma carichi di quella densità espressiva che è la sua cifra distintiva. E ci sarà spazio per riflessioni, per racconti, per la voce pacata e profonda del Maestro, che da sempre parla più con le note che con le parole.

Quella consegnata a Franco D’Andrea non è solo una laurea simbolica: è un segno del riconoscimento che il jazz – da sempre visto come arte “al margine” – sta finalmente ricevendo anche nei luoghi della formazione accademica. Ed è bello che questo avvenga nel nome di un artista che ha fatto della ricerca e dell’ascolto una filosofia di vita. Franco D’Andrea non ha mai avuto bisogno di titoli per essere maestro. Ma ora, con questa laurea ad honorem in Discipline musicali, anche le istituzioni parlano chiaro: il suo contributo è patrimonio collettivo, da custodire e da onorare. 

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