Ron Blake - SCRATCH Band

C’è qualcosa di profondamente autentico in SCRATCH Band, il nuovo album di Ron Blake in uscita l’8 agosto. 

Non solo per il suono caldo e diretto del trio, ma per lo spirito con cui è stato concepito: un ritorno alla semplicità, alla verità del suonare insieme, senza sovrastrutture.

Blake, sassofonista portoricano ormai di casa nel panorama jazz statunitense, è noto per la sua versatilità. Lo abbiamo ascoltato al fianco di Roy Hargrove, Christian McBride, Art Farmer. Ma in questo nuovo progetto sceglie una strada più personale, asciutta, quasi intimista. 

Con lui, solo due musicisti: Reuben Rogers al contrabbasso e John Hadfield alla batteria. Una formazione “ridotta”, ma capace di aprire spazi enormi.

Registrato a New York in un clima di incertezza pandemica, SCRATCH Band nasce in un contesto di limitazioni, ma ne fa una forza. Nessun bisogno di virtuosismi e arrangiamenti ridondanti: bastano pochi elementi – groove, melodia, interplay – per costruire un universo musicale completo.

Il suono è asciutto ma pieno, carico di ritmo e comunicazione. L’uso frequente del sassofono baritono dà profondità e calore al timbro di Blake, mentre il contrabbasso di Rogers pulsa con eleganza e la batteria di Hadfield intreccia ritmi caraibici, funk e jazz in modo fluido, mai prevedibile.

Una delle anime del disco è il richiamo alle radici caraibiche di Blake. Lo si avverte nei brani come “Bassman”, un omaggio al calypso di Harry Belafonte, o in “La Conga de Juana”, che riecheggia le sonorità cubane. Ma non si tratta di semplici citazioni: questi riferimenti diventano carne viva del trio, che li reinventa con creatività e rispetto.

In mezzo a questi colori ritmici, Blake inserisce anche momenti di grande introspezione. La rilettura di “Lift Every Voice and Sing” – spesso considerato l’inno afroamericano – è un gesto tanto musicale quanto politico, una dichiarazione di appartenenza e di orgoglio. Allo stesso modo, la scelta di suonare “Body and Soul” in trio, senza armonico, restituisce al brano una nudità emozionante.

Lo stesso Blake ha dichiarato: “Non c’è bisogno di complicare quando le melodie sono belle e i ritmi fanno muovere”. Ed è forse questo il vero manifesto di SCRATCH Band: lasciar parlare le fondamenta del jazz, affidarsi alla forza della relazione tra i musicisti, all’energia sincera del momento.

L’impressione è quella di assistere a una conversazione tra tre amici che si conoscono a fondo. Nessuno cerca di primeggiare: ognuno si prende il suo spazio con naturalezza, sapendo che il vero protagonista è il suono collettivo. Ed è proprio questa coralità a rendere l’album vivo, vibrante, necessario.

In un’epoca in cui il jazz spesso rincorre produzioni ipertecnologiche o ambizioni orchestrali, SCRATCH Band è un piccolo atto di resistenza. Un album che guarda indietro solo per prendere slancio e andare dritto al cuore. Ron Blake non urla, non cerca effetti speciali. Ma ascoltandolo suonare con questo trio, si ha la sensazione che tutto ciò che serve sia già lì: groove, ascolto, radici, libertà.

SCRATCH Band esce l’8 agosto 2025 per 7t?n33 Productions. Un disco da ascoltare a volume generoso, con le finestre aperte e il corpo pronto a lasciarsi trasportare.

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