Carter, nota per il suo fraseggio imprevedibile, per il controllo totale della voce e per la capacità di stravolgere qualsiasi standard, trovò nei suoi compagni di viaggio dei veri partner creativi. Non semplici accompagnatori, ma interlocutori in grado di sostenerla, incalzarla, sorprenderla. Geri Allen, in particolare, con il suo stile armonicamente sofisticato e ritmicamente libero, era l’anello di congiunzione ideale tra la vocalità elastica di Carter e il tappeto ritmico modellato da Holland e DeJohnette.
La scaletta alternava brani originali della cantante e standard rivisitati con spirito radicale. “Fake”, “Drummer’s Song”, “Feed The Fire” erano momenti di puro interplay, in cui la voce di Betty sembrava danzare attorno ai fraseggi di pianoforte e alle pulsazioni del contrabbasso. In “All or Nothing at All” o “Stardust”, invece, emergeva il suo talento nel distendere e deformare la melodia, in un gioco continuo di tensione e rilascio.
Uno dei momenti più sorprendenti fu senza dubbio la rilettura di “Giant Steps” di John Coltrane. Laddove molti avrebbero affrontato il brano con slancio virtuosistico, Carter optò per una versione lenta, densa, carica di mistero. Un brano veloce per antonomasia trasformato in un campo aperto di esplorazione emotiva e metrica, con gli altri tre musicisti pronti a seguirla nel suo viaggio.
Questo concerto non fu un episodio isolato. Faceva parte di una tournée europea culminata nella registrazione dell’album Feed The Fire, inciso pochi giorni dopo a Londra. Ma la tappa di Amburgo conserva un’aura particolare: forse per l’intimità della venue, forse per la libertà assoluta con cui i musicisti si mossero all’interno del repertorio.
Ascoltare oggi quel live, anche solo in frammenti reperibili in rete, è come spiare un laboratorio in piena attività. Tutto è vivo, in movimento. Il jazz qui è davvero quel linguaggio che si reinventa ogni sera, capace di stupire e commuovere. Betty Carter non cantava canzoni: le trasformava in organismi viventi, instabili, spesso disarmanti. E con un trio del genere alle spalle, ogni nota diventava un atto di scoperta.

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