John Clayton – Talk To Me About Mulgrew

Ci sono dischi che nascono come semplici progetti musicali, e altri che sono gesti d’amore, atti di memoria, piccoli monumenti personali. 

Talk To Me About Mulgrew di John Clayton appartiene senza dubbio a questa seconda categoria: un album toccante, raffinato e ispirato, che si rivolge al cuore prima ancora che all’intelletto.

Il titolo stesso è già una dichiarazione: Parlami di Mulgrew. È un invito, una richiesta, un bisogno quasi spirituale di tenere vivo il ricordo del grande pianista Mulgrew Miller, scomparso prematuramente nel 2013, e con cui Clayton aveva condiviso anni di musica, palchi e profonda amicizia.

Il contrabbassista John Clayton, figura chiave del jazz moderno e noto per la sua eleganza tanto nella scrittura orchestrale quanto nel fraseggio strumentale, sceglie una formazione classica e intima: trio con pianoforte e batteria. Ad affiancarlo in questo viaggio emozionale sono due musicisti che condividono con lui sensibilità e visione: Billy Childs al pianoforte e Clayton Cameron alla batteria.

Non si tratta di un semplice omaggio nostalgico. Talk To Me About Mulgrew è piuttosto una conversazione continua con l’assenza, un tentativo di ricostruire la presenza di Miller attraverso la musica che lo ha ispirato, quella che lui stesso ha amato e quella che, forse, avrebbe potuto ancora suonare.

L’album alterna composizioni originali a riletture di brani associati a Miller. Ogni traccia è pensata come un episodio di una narrazione più ampia, in cui le qualità musicali del pianista – lirismo, swing, profondità armonica – vengono evocate e, in un certo senso, fatte rivivere.

L’intensità emotiva del disco è palpabile, ma mai retorica. John Clayton non cerca il pathos facile, ma lascia parlare il suono, il respiro tra le note, il dialogo tra gli strumenti. È un tributo pieno di grazia, nel quale il rispetto per l’amico scomparso si fonde con la bellezza del gesto musicale.

Talk To Me About Mulgrew è anche una riflessione su cosa significhi ricordare nel linguaggio del jazz. Non c’è passato che non sia anche presente, non c’è omaggio che non sia anche creazione. Clayton, con la sua consueta raffinatezza, ce lo ricorda in ogni battuta.

In un momento in cui la memoria musicale rischia spesso di essere archiviata in scaffali virtuali o playlist impersonali, questo album restituisce il senso profondo del ricordo vivo, della commemorazione attiva, del “parlare di Mulgrew” non solo con le parole, ma con la musica che continua a vibrare.

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