Kneebody - Reach

Dopo sei anni di attesa — l’ultimo album di studio risale al 2019 — Reach segna il ritorno dei Kneebody, uscito il 18 aprile 2025 su GroundUP Music 

Una svolta cruciale, che ridefinisce il loro sound e raggruppa il gruppo in una formazione molto più snella rispetto al passato.

La prima novità è che non c’è più un bassista vero e proprio. Nate Wood, già noto per la sua poliedricità, suona contemporaneamente batteria e basso elettrico. Una scelta rischiosa? Forse. Ma il risultato è sorprendente: groove solidi, dinamici, con un equilibrio perfetto tra potenza e fluidità. Al suo fianco, i fidati compagni di sempre: Ben Wendel al sassofono, Shane Endsley alla tromba e Adam Benjamin alle tastiere. Nessun ospite, nessuna produzione patinata: solo loro, in presa diretta

Fin dagli esordi tra Los Angeles e New York, Kneebody si è distinto per la sua capacità di fondere jazz, rock, elettronica e sperimentazione, grazie a un sistema di “cueing” interattivo che consente ai musicisti di cambiare improvvisamente tempo, tonalità e atmosfera in fase live 

Secondo Shane Endsley, “c’è una leggerezza che non avevamo mai sperimentato prima… è più snello e concentrato” 

Nate Wood, trasformando la sua performance — munendosi di pedali e azione alta delle corde — ha creato una presenza ritmica “mystifyingly enough”, cioè stupefacente e originale, pur mantenendo l’anima groove del quartetto. Registrato in cinque giorni a Brooklyn, l’album segna un momento di reinvenzione: meno orchestrale, più aperto all’improvvisazione e all’interazione naturale tra i musicisti.
Ben Wendel si dice “orgoglioso di come i brani si sono sviluppati… c’è un senso di scoperta in essi” . La scrittura in studio, più collettiva rispetto al passato, si riverbera in groove ricchi e mutanti, pensati per stupire sul palco.

Dal punto di vista stilistico, Reach è un mosaico di generi: si muove dal rock al jazz più spinto, dall’elettronica sofisticata a sfumature R&B e minimalismo classico Tra le nove tracce, compaiono il singolo d'apertura Repeat After Me, definito “cheeky” da Wendel, e pezzi come Top Hat, Natural Bridge, Lo Hi — con il magico contributo del pianoforte Una Corda — Glimmer e Long Walk 

Non si tratta solo di una ripartenza, ma di un momento «legacy», un punto di svolta per una band che, dopo quasi 25 anni, ha ancora voglia di esplorare e superare se stessa . La decisione di non sostituire il bassista Kaveh Rastegar, e di affidarsi alla solida trama ritmica di Wood, ha impreziosito Reach di una verve inedita e un suggestivo senso di libertà stilistica 

In conclusione, Reach rappresenta una rinascita creativa: un album che riflette la maturità musicale dei Kneebody, capace di fondere energia, inventiva e sperimentazione, offrendo un’esperienza sonora contemporanea e imprevedibile. Chi ha amato i loro precedenti lavori — da Chapters a Anti Hero — troverà in questo disco un nuovo capitolo, ma anche qualcosa di completamente diverso. Un plauso va all’audacia del nuovo quartetto, capace di riscrivere le regole del jazz contemporaneo.

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