Una svolta cruciale, che ridefinisce il loro sound e raggruppa il gruppo in una formazione molto più snella rispetto al passato.
La prima novità è che non c’è più un bassista vero e proprio. Nate Wood, già noto per la sua poliedricità, suona contemporaneamente batteria e basso elettrico. Una scelta rischiosa? Forse. Ma il risultato è sorprendente: groove solidi, dinamici, con un equilibrio perfetto tra potenza e fluidità. Al suo fianco, i fidati compagni di sempre: Ben Wendel al sassofono, Shane Endsley alla tromba e Adam Benjamin alle tastiere. Nessun ospite, nessuna produzione patinata: solo loro, in presa diretta
Fin dagli esordi tra Los Angeles e New York, Kneebody si è distinto per la sua capacità di fondere jazz, rock, elettronica e sperimentazione, grazie a un sistema di “cueing” interattivo che consente ai musicisti di cambiare improvvisamente tempo, tonalità e atmosfera in fase live
Secondo Shane Endsley, “c’è una leggerezza che non avevamo mai sperimentato prima… è più snello e concentrato”
Dal punto di vista stilistico, Reach è un mosaico di generi: si muove dal rock al jazz più spinto, dall’elettronica sofisticata a sfumature R&B e minimalismo classico Tra le nove tracce, compaiono il singolo d'apertura Repeat After Me, definito “cheeky” da Wendel, e pezzi come Top Hat, Natural Bridge, Lo Hi — con il magico contributo del pianoforte Una Corda — Glimmer e Long Walk
Non si tratta solo di una ripartenza, ma di un momento «legacy», un punto di svolta per una band che, dopo quasi 25 anni, ha ancora voglia di esplorare e superare se stessa . La decisione di non sostituire il bassista Kaveh Rastegar, e di affidarsi alla solida trama ritmica di Wood, ha impreziosito Reach di una verve inedita e un suggestivo senso di libertà stilistica

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