Stefano Ottogalli - Colors

Il chitarrista Stefano Ottogalli ha finalmente coronato il suo amore per il jazz con questo primo album da leader, dopo aver lavorato per molti anni in diversi contesti musicali, dal soul al samba, dal jazz, naturalmente, al songwriting di Gerardo Balestrieri o alla musica popolare dei Lagunaria di Giovanni Dell'Olivo. 

Proprio perché a lungo meditato, "Colors" non lascia nulla al caso, ed è uno specchio fedele della visione musicale del chitarrista veneziano, perfettamente calata nella contemporaneità e al tempo stesso profondamente radicata nella tradizione afroamericana. 

A supportarlo al meglio tre musicisti di comprovata esperienza e talento come il veneziano Alberto Vianello al sax tenore, Daniele Vianello al contrabbasso, e il giovane batterista toscano Sergio Bolognesi. 

"Colors" raccoglie otto composizioni originali del leader, scritte nel corso degli anni e frutto di diverse influenze, non solo musicali. Stefano Ottogalli ci tiene infatti a precisare che il raffinato valzer jazz di Barlumi trae ispirazione da una poesia di Pier Paolo Pasolini, mentre il destabilizzante groove di tre battute di Sereno trae ispirazione da un testo di Giuseppe Ungaretti. 

Era facile immaginare che la delicata ballata Shakespeare fosse in qualche modo collegata al celebre poeta e drammaturgo inglese, è lo stesso leader a indicare il Sonetto n. 8 come fonte d'ispirazione e a rivelare che nella composizione di My Shadow, contraffazione in stile bebop di What Is This Thing Called Love di Cole Porter, si è ispirato a una poesia di Robert Louis Stevenson. 

L'apertura dell'album è affidata alla title track, costruita sul ritmo del flamenco, mentre l'otto pari di Viaggio è l'unico brano eseguito in trio senza sassofono.

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